Mix di vaccini, continuano le valutazioni. «Sono mesi che stiamo ragionando allo Spallanzani su questa ipotesi dell'uso di più un vaccino con uno studio. E abbiamo iniziato quando questo problema non si poneva ma c'era l'ipotesi di superare il fatto che le persone fossero titubanti. Siamo convinti che l'incrocio si possa fare e possa andar bene e ci sono due studi, uno inglesi e uno spagnolo, che ci dicono che funziona. E poi questi vaccini a mRna coprono le varianti». Lo ha ricordato Francesco Vaia, direttore dell'Inmi Spallanzani di Roma, ospite di 'Che giorno è' su Rai Radio 1. «Noi dobbiamo studiare le varianti, bisogna mettere in campo una task force seria e adeguare vaccini e anticorpi monoclonali. Si può fare, lo stiamo facendo, dobbiamo farlo».
Lopalco
La possibilità di un richiamo con un vaccino diverso «è una tecnica che abbiamo utilizzato anche in passato.
Israele è contrario
«Mixare i vaccini è una scelta che al momento andrebbe presa solo in condizioni disperate. Sarebbe ragionevole solo se ci fosse un'impennata di casi, non ci fossero abbastanza dosi per proteggere i cittadini e non ci fosse altra scelta. Non ci sono studi sufficienti sulla cosiddetta 'eterovaccinazione'. Per ora è meglio eseguire il richiamo con lo stesso siero». Lo afferma Arnon Shahar, responsabile della campagna vaccinale in Israele, in un'intervista a QN. «In Israele abbiamo avuto poche persone che sono arrivate dall'Inghilterra o anche dall'Italia e che avevano già ricevuto una prima dose di Moderna o AstraZeneca. Il richiamo è stato eseguito con Pfizer, l'unico siero che usiamo qui - aggiunge - non abbiamo visto effetti collaterali. Ci sono alcuni studi, secondo cui mixare i vaccini potrebbe causare una risposta immunitaria più efficace. Ma non sono definitivi. Finché la situazione non sarà chiara, è meglio continuare a iniettare sempre lo stesso siero». Infine sul fatto se sarà necessaria una terza dose di vaccino Arnon Shahar risponde che «è come per il mix di sieri. Dovrà essere la scienza a dircelo e la decisione andrà presa su numeri veri. Non è che se sono passati nove mesi dal richiamo, allora si deve tornare all'hub vaccinale. Procedere per tentativi non è mai la soluzione», conclude.
I dubbi della Fondazione Gimbe
«Le maggiori perplessità sono dovute al famoso mix di vaccini. Non abbiamo alcuno studio controllato e randomizzato. Ad oggi le uniche evidenze scientifiche che abbiamo, oltre a basi razionali sia immunologiche che biologiche, sono 4 studi piccoli che complessivamente hanno arruolato un migliaio di pazienti che dimostrano che la reazione dopo il mix di vaccini è buona e non ci sono effetti avversi rilevanti». A esprimere dubbi sul richiamo con un vaccino diverso, è stato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ai microfoni della trasmissione 'L'Italia s'è desta', su Radio Cusano Campus. Ad oggi, ha precisato, «i bugiardini dei vaccini approvati non sono stati finora modificati. Fino a quando l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) non modifica i bugiardini, il mix di vaccini è a tutti gli effetti off label», ovvero al di fuori delle condizioni autorizzate dagli enti predisposti. «Io mi chiedo - ha sottolineato - come avverrà il sistema di vaccino vigilanza in questa 'vaccinazione creativà. Alcune Regioni hanno detto che non faranno il mix di vaccini, perché vogliono una maggiore sicurezza. Ma le evidenze scientifiche su questo argomento sono ancora preliminari e mantengono un certo margine di incertezza».
Le origini del virus
«Penso proprio di no». Francesco Vaia, direttore sanitario dell'Istituto Spallanzani, ospite di 'E-ventì su Sky Tg24, boccia l'ipotesi che il virus del Covid possa essere nato nei laboratori di Wuhan, dopo i nuovi dubbi sollevati durante il G7 dal Presidente statunitense Joe Biden. «Sento sgradevolissime sensazioni di geopolitica, non mi piace. Anche scienziati che stimo moltissimo -ha aggiunto- hanno cambiato troppo spesso opinione in questo caso, opinioni troppo eterodirette politicamente. Questo non mi piace».