Mentre nei Paesi europei i piani vaccinali si sono ritrovati da un momento all'altro ad arrancare per colpa dei ritardi delle case farmaceutiche nelle consegne delle dosi, si fa sempre più strada nel Vecchio Continente l'idea di affiancare a quella dei vaccini anche un'altra arma, finora rimasta in secondo piano, anche per i costi elevati: gli anticorpi monoclonali. Apripista sarà la Germania che si prepara a diventare il primo Paese dell'Unione europea che utilizzerà il trattamento sperimentale a base di anticorpi già approvato tra gli altri dagli Stati Uniti. Si tratta della cura che era stata somministrata all'ex presidente americano Donald Trump per tirarlo fuori in tempi da record dalla sua infezione di Covid-19, che l'aveva costretto al ricovero e a un breve stop della campagna elettorale per le presidenziali.
Il costo per il momento sembrerebbe tuttavia proibitivo per un uso su larga scala di questa terapia.
Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ribadito che l'Italia eserciterà «tutta la pressione che serve». Fuori dai confini dell'Unione europea sulle vaccinazioni c'è però chi sembra correre a vele spiegate. È il caso ad esempio di Israele che dopo avere già coperto un quarto della popolazione ha già iniziato a vaccinare pure gli adolescenti. Anche se pure lì i casi sono ancora troppi e la paura delle nuove varianti resta alta. Tanto da far scattare la chiusura dell'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv a tutti i voli in arrivo e partenza per una settimana. Negli Stati Uniti le persone che hanno ricevuto la prima dose sono salite invece a 17,4 milioni, il 5,2% della popolazione mentre il Paese registra oltre 25 milioni di casi da inizio pandemia.
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