Coronavirus, in Italia il virus non ha travolto le zone dove si vive più a lungo

Coronavirus, in Italia il virus non ha travolto le zone dove si vive più a lungo
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Martedì 19 Maggio 2020, 14:15 - Ultimo aggiornamento: 15:27

Le zone con la popolazione più longeva d'Italia non sono state travolte dal Covid-19. E la carenza di posti letto negli ospedali è tra le concause del picco registrato in Spagna, Regno Unito e Italia. Sono alcuni dei dati analizzati e tradotti in mappe dall'Osservatorio socio-territoriale Covid-19, istituito da un gruppo di ricercatori di Base (Bicocca ambiente società economia) e dei dipartimenti di Sociologia e ricerca sociale e di Scienze dell'ambiente e della terra dell'Università di Milano-Bicocca. Una struttura che vuole proporre una lettura socio-territoriale della pandemia per riflettere sui diversi impatti del Covid-19 attraverso l'utilizzo di Gis (Sistemi informativi geografici) e open data.

«Incrociamo dati come la densità e la longevità della popolazione, la distribuzione dei redditi, dei servizi sanitari e i divari digitali, con i numeri di contagio, morbilità e mortalità, per descrivere l'evoluzione del virus. Sia su piccola che su larga scala, dagli ambiti provinciali italiani fino alle grandi aree regionali europee. Dati utili a misurare la capacità di risposta dei territori», spiega il responsabile del team, Matteo Colleoni, professore di Sociologia dell'ambiente e del territorio e delegato della rettrice per la sostenibilità all'Università di Milano-Bicocca. Tra gli strumenti anche una mappa dinamica della diffusione spazio-temporale sul contagio. «Da marzo a maggio - descrive Colleoni - si nota in Italia una diffusione a macchia d'olio: dopo un mese, il Covid-19 colpisce principalmente le zone limitrofe a quelle di primo contagio. Inoltre si evince che il lockdown ha funzionato impedendo la diffusione del contagio in altre regioni italiane».

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Longevità. Confrontandola con la mappa della longevità, ovvero il rapporto percentuale tra popolazione over 65 e popolazione residente totale, «se a livello europeo - afferma il responsabile dell'Osservatorio - tra le cause dell'alta morbilità italiana ha sicuramente giocato un ruolo importante l'anzianità della popolazione, scendendo nel dettaglio nazionale si scopre che i territori 'più longevì non sono quelli dove il contagio si è maggiormente diffuso: lungo gli Appennini, in Liguria, in Sardegna, nelle aree più interne e meno urbanizzate gli over 65 superano il 30% di presenza, ma il virus non si è diffuso ampiamente». Da un confronto tra le due mappe dei dati della morbilità (casi Covid-19 per centomila abitanti) a inizio aprile e a inizio maggio, accanto al fenomeno dell'espansione a macchia d'olio, si nota come tra le province più colpite (più di 600 casi di contagio su 100mila abitanti) sono entrate Pesaro-Urbino, Imperia, Trento o Aosta, inizialmente ai margini delle zone di più ampia diffusione del virus, ma ora, per numeri, sopra il Veneto, una delle due regioni dove si sono riscontrate le prime persone infette.

I redditi. E se la mappa sulla distribuzione dei redditi «tornerà utile più avanti per misurare la capacità dei territori di resistere alle conseguenze negative per l'economia e il lavoro di questa situazione di emergenza», anticipa Matteo Colleoni, quella sull'offerta di servizi sanitari in Europa e in Italia «ci dice che la carenza di posti letto, meno di 400 per 100mila abitanti, non è stata di aiuto, rispetto ad altre nazioni. In Germania sono più di 600 e, anche grazie all'elevato numero di tamponi effettuati, la risposta alla pandemia è stata più efficace. Non è un caso se i tre Paesi europei con il più alto tasso di morbilità e mortalità», Italia, Gran Bretagna e Spagna, siano in basso in questa classifica. Ancora tutto da valutare anche il peso del divario digitale (accessi a banda larga, a internet da casa, utilizzo del pc e acquisti online) sulla capacità di gestione e di reazione e di gestione nella condizione di lockdown.

 

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