Sonno, allodole o gufi: tanto stress e riposo a singhiozzo. Come vincere l'insonnia

Sonno, allodole o gufi: tanto stress e riposo a singhiozzo. Come vincere l'insonnia
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 11 Febbraio 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 15:46

Difficoltà ad addormentarsi, risvegli continui, riposi notturni che non riescono a durare più di quattro ore. La maggior parte di questi disturbi è prevenibile e curabile. È il rassicurante messaggio che la Società mondiale del sonno ripete agli insonni. È una buona notizia, visto che prima o poi nella vita una persona su due fa i conti con un problema legato al riposo. Disegnare l’identikit del sonno cosiddetto normale non è semplice perché le varianti fisiologiche sono molte. La media delle persone dorme 7-8 ore a notte. Una buona porzione di uomini e donne non si sveglia prima di aver passato dieci ore a letto mentre per un’altra buona porzione ne bastano la metà. Un dato è certo e accomuna tutti: la privazione di sonno può indurre serie conseguenze all’organismo. Come una qualsiasi patologia. Mai sottovalutare la mancanza di riposo.

CARATTERISTICHE

Ecco il mondo di Morfeo. Ci sono quelli che la sera crollano subito dopo cena, per alzarsi freschi come rose la mattina presto (le cosiddette “allodole”) e i tira-tardi, quelli che arrivano regolarmente alle 2-3 di notte e dormirebbero tutta la mattina (i “gufi”). «Alla categoria delle allodole – spiega il professor Giuseppe Plazzi, presidente dell’Associazione italiana di medicina del sonno e ordinario di Neurologia all’Università di Bologna – appartengono, per esempio, i grandi atleti, sempre molto mattinieri, ma con importanti eccezioni come Ibrahimovic, noto per indulgere a letto fino a tardi la mattina». Ognuno, in ogni caso, può riconoscersi nelle “allodole” o nei “gufi”. Varianti a parte, la durata normale del sonno dovrebbe essere di 7-8 ore per notte negli adulti, di 7-7,5 nell’anziano e di 9-9,5 ore nell’adolescente. «Fare attenzione alla qualità del sonno – ammonisce Plazzi - è molto importante, passiamo un terzo della vita a dormire. E quando si parla di sonno ristoratore si intende quello notturno». I disturbi del sonno sono oltre novanta, divisi in 5 categorie principali: l’insonnia, le alterazioni respiratorie durante il sonno (sindrome della apnee), le alterazioni del movimento durante il riposo o parasonnie (il sonnambulismo), le ipersonnie e i problemi del ritmo circadiano del sonno. L’insonnia è di gran lunga il disturbo più diffuso: a soffrirne è il 12-20% degli italiani, in particolare le donne. «Per essere vera insonnia – spiega Plazzi – ad una ridotta qualità e quantità del sonno, devono associarsi anche disturbi diurni come stanchezza, irritabilità, “buchi” nella memoria».

DIFFERENZE

Per riuscire a risolvere il problema è fondamentale capire se si tratta di un disturbo o di una malattia.

Diversi strumenti come gli smartband con accelerometro (braccialetti che registrano i movimenti nel sonno), vengono utilizzati per una valutazione obiettiva della qualità del riposo.

 Le persone che dormono male si possono riconoscere perché tendono a essere stanche, irritabili svogliate. Il loro umore è basso. Tra i segnali di cattivo riposo troviamo anche la scarsa concentrazione: difficoltà di rendimento sia nel lavoro che nello studio. L’insonnia, inoltre, non permette il rallentamento della produzione di cortisolo prodotto dalle ghiandole surrenali. Una condizione che non permette, quindi, all’organismo di allentare lo stress. Passare la notte ad occhi aperti, inoltre, può far peggiorare la vista, aumentare l’appetito, affaticare il cuore. Se il sonno è scarso è frammentato il momento di rilassamento e benessere viene meno. Così che il muscolo cardiaco e tutto l’apparato circolatorio sono costretti ad un superlavoro.

REGOLE

 Poche regole possono aiutare ad equilibrare il sonno: cercare di andare a letto sempre alla stessa ora, eliminare tutte le fonti luminose (luce, telefonino, tv) che inibiscono la secrezione di melatonina (l’ormone che funge da motorino d’avviamento del sonno), regolare la temperatura della camera che deve essere sempre fresca, evitare più possibile di svolgere attività fisica dopo le 19. Molto importante è crearsi un rituale personale del sonno. Sul fronte dei trattamenti, alcuni pazienti rispondono bene alla terapia cognitivo-comportamentale con lo psicoterapeuta. I farmaci utilizzati finora (ipnotici e ansiolitici) favoriscono solo l’addormentamento, ma non evitano i risvegli notturni. «È atteso a breve – anticipa Plazzi - l’arrivo degli inibitori dell’orexina, farmaci che contrastano gli effetti di questo neuropeptide, che contribuisce al mantenimento della veglia. Questi medicinali negli Usa sono già disponibili. Oltre a indurre il sonno, sembrano molto efficaci nel mantenerlo per 7-8 ore». 

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