Lady di ferro non si nasce, ma si può diventare: ecco come rafforzare i globuli rossi e battere l'anemia

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di Valentina Venturi
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Giovedì 8 Luglio 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 21:46

Quando si parla di ferro, l’immagine che si visualizza nella memoria è il mitico Braccio di Ferro che a suon di squilli di tromba e con la sola forza delle mani riesce ad aprire una scatoletta di metallo e a far esplodere direttamente in bocca il suo contenuto: spinaci a volontà. Per recuperare quell’energia e quel vigore che lo contraddistinguono. Questo accade nei fumetti. Nella realtà, sebbene il ferro sia un componente imprescindibile per la salute dell’essere umano, viene spesso trascurato: una persona su tre soffre di carenza di ferro, benché la sua presenza nel sangue sia facilmente identificabile con delle semplici analisi di laboratorio (issalute.it). A soffrire di più della carenza sono le donne. Il ferro è essenziale, è in grado di mantenere attive diverse funzioni vitali. Questo minerale, infatti, interviene nella produzione dei globuli rossi, assicura un efficace funzionamento di cuore e cervello ed è in grado di rafforzare il sistema immunitario, proteggendolo da infezioni e malattie. Senza una sufficiente quantità di ferro a disposizione nel sangue, il corpo umano non può funzionare correttamente e l’impatto negativo sulla salute e sulla qualità di vita diventa significativo.

SINTOMI

I sintomi più comuni e che possono manifestarsi a qualsiasi età sono affaticamento, mal di testa, fiato corto, pallore, fragilità di unghie e capelli, vulnerabilità alle infezioni, irritabilità e scarsa concentrazione. Se si considera l’ambito femminile, nella fase della vita fertile una donna su tre vive la scarsità di ferro in conseguenza alle mestruazioni abbondanti, per cattivo assorbimento o a causa di carenze alimentari. Stando alle raccomandazioni delle Società europee di nutrizione, gli uomini dovrebbero assumere 10 mg di ferro al giorno, le donne 15 mg per il ciclo mestruale e 25 mg se allattano. Durante la gestazione aumentano infatti la quantità e la dilazione del sangue in circolo nel corpo e si ha bisogno di più ferro; durante l’ultimo trimestre il feto ne immagazzina l’80% necessario per la crescita nei primi sei mesi di vita. «Almeno il 30% delle future mamme – spiega Antonio Ragusa, direttore di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma - inizia la gravidanza senza adeguate scorte di ferro, aumentando il rischio di parto prematuro e di basso peso del bambino alla nascita». Se si amplia il raggio di analisi, il deficit di ferro interessa fino al 50% dei pazienti con malattia renale cronica (stadio 2-5) e all’incirca il 70% di coloro che iniziano il trattamento di dialisi. «Poiché l’anemia e la carenza di ferro – fa sapere Pietro Manuel Ferraro, docente associato in Nefrologia dell’Università Cattolica di Roma – impattano in modo significativo sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza delle persone con nefropatia, è importante che tali condizioni vengano adeguatamente riconosciute e trattate». Tanto meno si può trascurare chi soffre di cuore che, come precisa Fabrizio Oliva, direttore di Cardiologia 1 del Cardio Center De Gasperis dell’Ospedale Niguarda di Milano «fino al 50% dei soggetti affetti da scompenso cardiaco è interessato da carenza di ferro, con o senza anemia, condizione che interferisce con la produzione di energia muscolare, peggiorando la qualità di vita».

A queste verifiche si deve affiancare una dieta equilibrata: l’eccessiva riduzione di carne, pesce o molluschi potrebbe far scendere l’apporto di ferro eme che, al contrario del non eme che si trova nei vegetali, è più facilmente assorbitile dalla mucosa intestinale. Per non trascurarlo esiste un memorandum: dal 12 dicembre 2015 è stato istituito l’Iron Deficiency Day, la Giornata Internazionale della carenza di ferro.

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