Il soccorso diventa hi-tech: il 118 arriva con il drone

Il soccorso diventa hi-tech: il 118 arriva con il drone
di Giovanni Del Giaccio
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Giovedì 14 Aprile 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 09:10

La salvezza? Arriva dal cielo.

Con un drone ambulanza che sarà capace di trasportare un defibrillatore, ad esempio, ma anche farmaci salva vita. Almeno per ora, perché le prospettive concrete sono anche altre e sempre legate alla salute umana. Non è qualcosa di futuribile, perché entro maggio ci saranno i primi esperimenti. È quanto emerso nel corso del congresso nazionale della Sis 118, la società scientifica del sistema 118, che si è svolto di recente a Sabaudia (Latina). «A settembre del 2021 abbiamo lanciato questo progetto - dice Mario Balzanelli, riconfermato presidente Sis 118 - ora siamo pronti per la sperimentazione. Non sappiamo ancora da dove partirà, ma abbiamo quattro comuni che hanno aderito: Taranto, Altomonte, Santa Lucia di Serino e Massa di Somma». Sono tutti al sud, come l’azienda che ha realizzato il prototipo ed è pronta alla produzione in serie, la Officine meccaniche irpine (Omi). Si chiama “Seuam” e l’acronico sta per Sanitary emergency urban air mobility. Un partenariato pubblico-privato al quale manca, è il caso di dirlo, solo il decollo. «È un progetto che nasce dall’esigenza di garantire soccorsi sanitari laddove non è possibile arrivare con altri mezzi - spiega l’ingegnere Michelangelo Giuliani, team leader dell’iniziativa - in zone difficilmente raggiungibili». Si tratta di oggetti che possono volare a 160 chilometri orari e che nelle intenzioni saranno affidati alle centrali operative del 118. «Saranno in grado di raggiungere lo scenario in un paio di minuti - aggiunge Balzanelli - pensiamo al defibrillatore, ma la prospettiva è quella di far trasportare sangue, plasma, farmaci, antidoti, apparecchiature e anche organi.

Immaginiamo l’utilizzo anche in contesti urbani, è una vera rivoluzione nella sanità tempo dipendente e poi consideriamo che l’utilizzo è possibile nelle maxi emergenze non convenzionali, come ad esempio un incidente chimico dove gli operatori inizialmente non sanno se possono entrare o meno, mentre il drone può descriverci lo scenario che si ha di fronte».

L’uso per casi del genere - secondo una recente ricerca del Politecnico di Milano - trova l’approvazione di 9 italiani su 10. Balzanelli aggiunge un particolare di non poco conto: «Pensiamo a Simon Gautier, il turista che è morto nel Cilento, in una scarpata dopo aver chiamato il 118. Non siamo riusciti a geolocalizzarlo, con il drone sarebbe stato possibile». «La nostra azienda lavora nel settore aerospaziale da oltre 40 anni - ha detto Aquilino Carlo Villano, amministratore delegato dell’Omi - facciamo molta attività di ricerca e siamo orgogliosi di partecipare a questo progetto per intervenire in scenari di emergenza». Nella letteratura scientifica internazionale l’uso di droni compare già dal 2015 ma finora non si è mai arrivati a una prova sul campo in Italia, cosa che invece è già stata realizzata in Svezia, per esempio, anche se solo all’inizio di quest’anno. «È stata la grande novità del congresso - ha detto la presidente dell’evento, Rossella Carucci - insieme al punto della situazione sulla necessità della riforma del sistema 118 ormai non più rinviabile».

Le richieste sono in Parlamento: valorizzazione delle figure professionali, tutte: medici, infermieri e autisti soccorritori con adeguati riconoscimenti contrattuali e la definizione di un modello organizzativo autonomo. Chiesta anche la modifica del numero unico 112, mediante un meccanismo di preselezione diretta, ossia facendo accedere con messaggio registrato chi chiami all’opzione 1: “emergenza sanitaria”. Infine investimenti: «Non c’è nemmeno un euro nel Pnrr - ha detto Balzanelli - e va rettificata questa programmazione. Il 118, dopo aver fatto la differenza in questi anni drammatici di pandemia, è stato completamente dimenticato». Investimenti che significano anche formazione e innovazione. Proprio a partire dai droni. 

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