Covid, vaccini per i bambini: lotta ai dubbi per vincere a scuola. Pediatri e virologi: sono sicuri

GettyImages
GettyImages
di Graziella Melina
4 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Luglio 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 21:46

La vaccinazione anti-Covid per i bambini, assicurano virologi e pediatri, è efficace e sicura, protegge dagli effetti della malattia e impedisce di contagiare le persone più a rischio. Il che vuol dire, in sostanza, che i bambini non solo potranno abbracciare di nuovo i nonni senza paura di contagiarli, ma riusciranno a iniziare l’anno scolastico e a seguire le lezioni in tutta tranquillità. Senza il rischio di infettarsi e di dover stare in quarantena. A chiarire i benefici del vaccino senza tralasciare di spiegare i possibili effetti avversi, sono proprio gli scienziati che ogni giorno passano al setaccio i sintomi legati alla vaccinazione. I dati finora raccolti in tutti i Paesi confermano la sicurezza e i benefici. Sull’altro fronte, invece, i numeri dei contagi e dei decessi a causa del coronavirus mettono in allarme.

Da Nord a Sud le regioni, intanto, si organizzano per immunizzare gli studenti prima dell’inizio dell’anno scolastico. In Trentino, dal 29 giugno possono prenotarsi tutti i ragazzi dai 12 anni in su. E in concomitanza con il via libera per fissare la data della somministrazione, diventa operativo l’accordo con i medici pediatri di libera scelta. Anche in Emilia Romagna, la Regione fa sapere che le dosi dovrebbero essere sufficienti per poter garantire il richiamo agli adolescenti per settembre. Grazie agli open day delle scorse settimane, qualcuno è riuscito già a vaccinarsi. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, al 1 luglio nella fascia 12-19 anni, la seconda dose o quella unica l’hanno ricevuto il 2,43% (su una platea di 4.627.514), sono state somministrate cioè 112.510 dosi. Invece la prima dose è stata inoculata al 14,51% (671.373). In particolare, nel Lazio la prima dose tocca quota 53.917 (il 12,50%), la seconda 0,97% (431.221). In Lombardia si tocca il 15,54% per la prima (ossia 123.460), il 2,32% (18.447) per la seconda. Tra le regioni con meno inoculazioni la Calabria: prima dose 20% (29.481), la seconda 2,17% (3.203). A frenare la campagna vaccinale dei più piccoli però sono soprattutto le preoccupazioni dei genitori.

I FASTIDI

Per questo, i pediatri italiani sono scesi in campo. Obiettivo: rassicurare e chiarire i dubbi legati ai possibili effetti collaterali. «In linea di massima - assicura Alberto Villani, direttore di Pediatria generale e Malattie infettive dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma - si possono manifestare sintomi simili a quelli di un inizio di uno stato influenzale. Durano dalle 12 alle 36 ore. Talvolta, può essere avvertito anche un senso di spossatezza, o un po’ di mal di testa. Se il dolore è particolarmente importante, si può prendere un antidolorifico.

Se la febbre supera i 38,5 gradi si può assumere un antipiretico». Il vaccino, in sostanza, è sicuro. «Può essere somministrato a tutti serenamente - aggiunge Villani - In ogni caso, prima dell’inoculazione, come avviene anche per gli adulti, i ragazzi saranno sottoposti ad alcune domande sullo stato di salute. Se ci sono situazioni particolarissime verranno verificate dal medico vaccinatore». Niente paura, dunque, per i possibili effetti. Il vaccino anti-Covid è stato studiato e poi testato; la farmacovigilanza ha poi seguito il follow up sui vaccinati. Come ricorda Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri, «quando una vaccinazione arriva nella pratica quotidiana, come avviene per qualsiasi farmaco, vuol dire che il medicinale ha concluso la fase di sperimentazione sull’efficacia e su eventuali effetti collaterali. Solo se passa tutti questi controlli e verifiche, attraverso studi e ricerche, un medicinale può essere autorizzato e quindi somministrato. Non dimentichiamo che se ci fossero stati dei problemi, la Food and drug administration in America non ne avrebbe autorizzato l’uso».

LE CONSEGUENZE

Per i pediatri, invece, a preoccupare sono piuttosto gli effetti dell’infezione sui bambini. Anche se la fascia pediatrica dai 12 anni in su risulta essere tra quelle meno colpite dal virus, recenti evidenze scientifiche hanno dimostrato in questa fascia la presenza di gravi complicanze renali o multisistemiche, conseguenti ad un’infezione con pochi sintomi o asintomatica, come si osserva per l’adulto. «Se è vero che pochi bambini vanno in ospedale e in terapia intensiva - precisa Rocco Russo, coordinatore del Tavolo tecnico sulle vaccinazioni della Società italiana di pediatria - non dimentichiamo che noi non conosciamo gli effetti di questa infezione virale, seppure asintomatica, nei bambini. Ma se anche ci fosse un solo bambino che rischia di non farcela se viene contagiato, noi dobbiamo proteggerlo. Un pediatra non può portarsi questo scrupolo». Vaccinare i bambini, fanno notare i pediatri, permetterà di proteggere dal contagio anche le categorie più fragili. «In termini di sanità pubblica - sottolinea la Società italiana di pediatria - la fascia dei bambini e degli adolescenti può fungere da serbatoio per la diffusione del virus nell’intera popolazione. Per questo, l’opportunità di implementare un’offerta vaccinale universale aiuterà notevolmente a ridurre non solo la circolazione dello stesso virus, ma soprattutto il rischio di generare varianti potenzialmente più contagiose o capaci di ridurre l’efficacia degli stessi vaccini in uso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA