Covid e sesso: tra gli adolescenti cresce il numero di chi si dichiara “fluido”, gli adulti soli i più penalizzati

Sesso e Covid: tra gli adolescenti cresce il numero di chi si dichiara “fluido”, gli adulti soli i più penalizzati
Sesso e Covid: tra gli adolescenti cresce il numero di chi si dichiara “fluido”, gli adulti soli i più penalizzati
di Maria Lombardi
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Giovedì 10 Giugno 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 14:29

«Ti amo». «Sei vaccinato?». Il sesso al tempo del Pfizer. Nella chimica del desiderio gli anticorpi contano quanto gli ormoni. Ritornano baci e carezze, ancora in libertà condizionata. Riecco i primi abbracci al di fuori della famiglia. Ricordate? Erano “vietati” dal marzo 2020. Usciamo da 15 mesi di freezing, di emozioni a distanza, di labbra irraggiungibili, di mani disinfettate e rassegnate a stringere l’aria. Ricominciamo a toccarci, «io Astrazeneca, e tu?», l’affinità non è solo questione di segni zodiacali. Chissà quanti no-vax convertiti per amore. Nel frattempo siamo cambiati, scopriremo come. L’anno di isolamento ci ha congelati? La generazione Dad quanto pagherà la lunga astinenza dal sesso “in presenza”? E i single sono rimasti segnati dall’interminabile lockdown sentimentale? Disorientati, incerti, più fluidi, in molti casi cybersex dipendenti. Così sono gli adolescenti cresciuti con la pandemia, secondo uno studio della Fondazione Foresta Onlus di Padova, su più di 5.000 giovani. Etero, omo o bi? Aumenta la schiera di chi ammette di non sentirsi eterosessuale (l’8% nel 2018-19 e il 15% nel 2020-21), la solitudine forzata amplifica i dubbi. La percentuale tra le ragazze sale al 29%.

I PIÙ GIOVANI

In assenza di incontri, il sesso si è spostato su internet (il 30% delle adolescenti frequenta abitualmente siti porno, erano la metà). Sempre di più su chat e social per il sexting. «Condividere la propria intimità sul web è però rischioso, come dimostrato dall’altissima percentuale di atti di cyberbullismo», avverte il professor Carlo Foresta, endocrinologo e presidente della Fondazione. «Il web è stato in questo periodo l’unica finestra sul mondo e l’unica fonte di informazione sulla sessualità», Elena Mozzo, pediatra ed educatrice sessuale di Padova, affronta questi temi sulle pagine Instagram e Facebook “esessolosapessi”. «Ma i siti porno offrono un’idea stereotipata del sesso, un modello di riferimento irreale in cui è assente il tema del consenso e della comunicazione». Le conseguenze di questa overdose di sesso virtuale? «Tra i giovani l’aumento dell’ansia da prestazione e di disfunzioni sessuali perché quel modello richiede di essere super performanti. I ragazzi vorrebbero più informazioni sulla parte affettiva e relazionale del sesso, sentono la mancanza di strumenti per gestire relazioni sane basate sul rispetto. Adesso hanno bisogno più che mai di adulti che offrano loro punti di vista diversi rispetto al web, di una comunità educante in cui ognuno faccia la sua parte, la famiglia come la scuola». L’isolamento ha creato disagi soprattutto ai più fragili e timidi, «quelli che già si sentivano in difficoltà a gestire un rapporto reale. Loro dovranno fare un lavoro relazionale e fisico di riscoperta del proprio corpo». L’altro, nei mesi dell’emergenza, è stato visto come fonte di contagio. E forse ci vorrà tempo per liberarsi da queste paure. «Il disorientamento che ragazzi e adulti stanno vivendo nasce dal conflitto tra il desiderio di rientrare in contatto fisico e l’abitudine acquisita a considerare la vicinanza pericolosa», Elisabetta Todaro è psicoterapeuta e sessuologa, dell’Istituto di Sessuologia Clinica a Roma. «Il riavvicinamento può essere accompagnato da reazioni di tipo ansioso e ossessivo». Per i ragazzi l’uscita da questa vita sospesa dipenderà «dalle risorse che avevano nello zaino. Internet è diventata la via principale per i contatti di tipo sessuale: chi aveva sviluppato una maggiore maturità nelle relazioni, ha avuto modo di intrattenere sul web rapporti e flirting in modo sano.

Ma chi non aveva alle spalle questi percorsi o famiglie disponibili al dialogo, sul web è incappato in esperienze sgradevoli e negative». E la tendenza alla fluidità? «Non è un fenomeno particolarmente nuovo, forse con la pandemia c’è stata una maggiore curiosità e possibilità di informarsi: questo ha aperto frontiere di esplorazione, i ragazzi si sono fatti più domande su di sé». Non si prevede un’estate di fuoco per tutti, «per gli adolescenti sarà più interessante la socializzazione che le esperienze sessuali, ritrovarsi con gli amici. Chi ha superato i 20 anni avvertirà di più il bisogno di incontri sessuali».

I SINGLE

Negata la libertà di incontri, non resta che la solitudine. «I single adulti sono stati molto penalizzati», aggiunge la sessuologa. Meno rapporti per il 98% di loro. In aumento i download di app di appuntamenti e i post erotici sui social. Calo del desiderio sessuale, durante il lockdown, per l’83% delle persone (conviventi e non) come ha rivelato una ricerca svolta da Durex in occasione della campagna “Safe is the new normal”. Peggiorata la qualità della vita sessuale, lamenta il 43,5% degli interpellati in uno studio Usa (pubblicato su Leisure Sciences). «La pandemia ha cambiato il nostro Dna emotivo e i danni psicologici sono ingenti: esplose le sintomatologie da ansia e depressione», spiega Sonia De Balzo, psicologa e sessuologa clinica. «È diminuita la voglia di intimità, è venuta meno la sfera affettiva insieme agli abbracci e alle carezze, tutti hanno vissuto difficoltà di relazione». Come uscirne? «Partendo da se stessi, ritrovando l’equilibrio della propria vita, con la consapevolezza delle emozioni e dei sentimenti che si provano». Tuttavia questa esperienza qualcosa ci ha insegnato. «Il Covid può rappresentare una svolta positiva», spera la sessuologa. «Prima della pandemia gli italiani si sono preoccupati poco di difendersi dalle infezioni sessualmente trasmissibili. Ansia e paura del contagio hanno imposto una maggiore attenzione alle precauzioni. Mi auguro che si trovi un equilibrio tra l’ossessiva paura del contatto con l’altro e la troppa leggerezza». Cosa resterà di questo lungo periodo di lontananza? «Tenderemo a dimenticare, torneremo in fretta a sentirci tranquilli nell’entrare in contatto con gli altri», è convinta Elena Mozzo. «Solo le persone troppo impaurite e gli ipocondriaci avranno bisogno di più tempo». I segni andranno via, basta prendersene cura, «i ragazzi hanno capacità efficaci di recupero», sostiene Elisabetta Todaro. «Ma dobbiamo aiutarli a non perdere la memoria di quello che abbiamo vissuto, e a pensare cosa si può conservare di un periodo così straordinario». L’anno senza amore.

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