Una giornata per ricordare chi non ricorda più.
Chi ha perso la memoria, chi non riesce ad avere relazioni come prima, chi non riconosce neppure i parenti, chi si disorienta con un nonnulla. Il malato di Alzheimer. Il 21 settembre sarà la Giornata mondiale dedicata alla malattia. Monumenti illuminati di viola come il fiore “Non ti scordar di me”, incontri e eventi (alcuni si svolgeranno durante tutto il mese) per far conoscere la patologia.
Parliamo di una malattia che, a oggi, non ha cura. È possibile solo rallentare il suo decorso. Che, comunque da persona a persona (in Italia si contano un milione di pazienti con demenza e circa 600 mila con Alzheimer) può avere manifestazioni differenti.
Quali i primi segnali? Per le persone che presentano alcuni di questi sintomi, è l’indicazione dell’Associazione Alzheimer Italia, è opportuno un consulto medico: 1) Perdita di memoria che compromette la capacità lavorativa o un’inspiegabile confusione mentale, 2) Difficoltà nelle attività quotidiane (il malato di Alzheimer potrebbe preparare un pasto e dimenticare di averlo fatto), 3) Problemi di linguaggio, il paziente può dimenticare parole semplici o sostituirle con parole improprie, 4) Disorientamento nel tempo e nello spazio, 5) Vestirsi in modo inappropriato (indossando un accappatoio per andare a fare la spesa o due giacche in una giornata calda), 6) Difficoltà nel riconoscere i numeri o compiere calcoli, 7) Mettere gli oggetti nei posti sbagliati come un ferro da stiro nel congelatore, 8) Cambiamenti di umore o di comportamento, 9) Cambiamenti di personalità, 10) Mancanza di iniziativa, 11) Difficoltà nel seguire una conversazione.
LA RICERCA
Sul fronte terapeutico una ricerca finanziata da Airalzh Grants for Young Researchers apre ora uno spiraglio: grazie ad una metodica di stimolazione cerebrale non invasiva è stato rilevato un miglioramento nelle capacità cognitive di pazienti con Alzheimer. È quanto emerge da uno studio della Clinica Neurologica degli “Spedali Civili” di Brescia guidata da Alberto Benussi. La “stimolazione elettrica a correnti alternate” permette di risincronizzare le onde cerebrali alla frequenza corretta. Nella malattia di Alzheimer vi è, appunto, un progressivo rallentamento delle onde cerebrali correlato alla gravità della malattia. Ottenendo significativi miglioramenti per quanto riguarda la memoria a lungo termine. Il macchinario può essere utilizzato a domicilio. «Il nostro studio – spiega Benussi – prevede la somministrazione di una debole corrente elettrica in modo tale da risincronizzare i ritmi cerebrali che, nella malattia di Alzheimer, tendono a rallentare. L’applicazione della stimolazione elettrica a correnti alternate, a frequenza gamma, in un gruppo di pazienti affetti ha indotto un miglioramento delle capacità cognitive rispetto alla stimolazione placebo». I pazienti coinvolti sono stati 60, divisi equamente tra donne e uomini con un’età media di 72 anni. I trattamenti sono iniziati nel gennaio 2021 e si sono conclusi nel maggio dello stesso anno. Il team, per ogni paziente, ne ha praticati due, uno reale ed uno con effetto placebo, a distanza di 7 giorni l’uno dall’altro. I risultati del lavoro sono stati pubblicati dalla rivista Annals of Neurology.
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