Vaccino, infortunio sul lavoro anche per infermieri e operatori no vax contagiati: le indicazioni dell'Inail

Chi rifiuta il vaccino ha diritto al risarcimento: la risposta dell'Inail
Chi rifiuta il vaccino ha diritto al risarcimento: la risposta dell'Inail
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Martedì 2 Marzo 2021, 11:58 - Ultimo aggiornamento: 12:01

Rifiutare di vaccinarsi non comporta conseguenze secondo l'Inail. Gli operatori sanitari che non vogliono il vaccino, e poi si contagiano con il Covid 19, hanno comunque diritto all'infortunio sul lavoro se il contagio risulta in occasione di lavoro. Questo emerge dalla lettera inviata dall'Inail alla direzione regionale della Liguria in riferimento al caso degli infermieri che avevano rifiutato di sottoporsi al vaccino e che poi si erano contagiati. «Sotto il profilo assicurativo - si legge - il comportamento colposo del lavoratore, tra cui rientra anche la violazione dell'obbligo di utilizzare i dispositivi di protezione individuale, non comporta di per sé, l'esclusione dell'operatività della tutela».

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Calano gli infortuni sul lavoro

Gli infortuni sul lavoro calano nel complesso nel 2020 del 13,6%.

Questo è dovuto principalmente al calo dell'attività per via della pandemia. Tuttavia, gli infortuni sono aumentati dell'1,7% per le donne, le più colpite dai contagi professionali. Gli incidenti complessivi nell'anno sono stati 554.340 rispetto ai 641.638 del 2019 (-13,6%) con circa un quarto delle denunce legate al contagio. A influenzare la flessione è stato, solo l'andamento registrato nei primi nove mesi del 2020 (-21,6% rispetto all'analogo periodo del 2019), mentre nell'ultimo trimestre si registra un incremento delle denunce del 9,1% rispetto all'analogo trimestre dell'anno precedente.

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Le donne sono le più colpite dal covid sul lavoro

In controtendenza rispetto al complesso degli infortuni sul lavoro, tra i quali i casi femminili si fermano al 36%, le lavoratrici sono le più colpite dai contagi professionali da Covid-19, come emerge dai dati del nuovo Dossier donne dell'Inail, pubblicato a pochi giorni dalla Giornata internazionale dell'8 marzo. Su 147.875 denunce pervenute alla data del 31 gennaio del 2021, infatti, ben 102.942 sono femminili, ossia circa 70 contagi professionali ogni 100.

Diversa la situazione tra le vittime, donne nel 17,1% dei casi (con 79 decessi su 461), in linea con il dato degli infortuni mortali sul lavoro nel complesso, che registra il numero maggiore di decessi tra gli uomini, mentre le donne restano sotto la soglia del 10%.

L'età media tra le contagiate è di 46 anni

Secondo l'analisi condotta dalla Consulenza statistico attuariale dell'Inail, il 43,6% delle contagiate dal Covid-19 ha oltre 49 anni, il 38,1% ha tra i 35 e i 49 anni e il 18,3% è under 35. L'età media è di 46 anni e quella mediana di 48 anni, anche se ultimamente c'è una tendenza alla diminuzione. Più elevata, e pari a 56 anni, l'età media al decesso, con nessuna deceduta nella classe di età più giovane delle under 35, mentre il 19,0% delle vittime ha tra i 35 e i 49 anni e l'81,0% ha dai 50 anni in su. Gli infortuni si concentrano nelle regioni con il maggior numero di contagi nella popolazione. La Lombardia raccoglie, infatti, il 28,3% delle denunce femminili, seguita da Piemonte (15,4%), Veneto (11,1%) ed Emilia Romagna (8,5%). È sempre la Lombardia a registrare il maggior numero di vittime femminili, ben il 39,2%. A seguire Emilia Romagna (15,2%) e Piemonte (8,9%).

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Le infermiere sono la categoria più colpita

Le più colpite dai contagi da Covid sul luogo di lavoro sono le infermiere (81,1% dei casi della categoria) e le fisioterapiste (5,8%). Segue la categoria delle operatrici sociosanitarie, con il 22,4% dei casi, e, con l'8,9%, quella delle lavoratrici qualificate nei servizi personali e assimilati. Anche per i decessi le infermiere sono prime: con il 70% dei casi. Seguono le operatrici socio-sanitarie con il 14,1% dei casi e le operatrici socio-assistenziali con il 12,8%.

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