Vaccino AstraZeneca prima ad under 55, ma piano da inventare (a chi andranno le dosi?)

Vaccino AstraZeneca prima ad under 55, ma piano da inventare (a chi andranno le dosi?)
Vaccino AstraZeneca prima ad under 55, ma piano da inventare (a chi andranno le dosi?)
di Mauro Evangelisti
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Domenica 31 Gennaio 2021, 23:45 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 13:15

Una settimana per decidere. Bisogna fare presto perché si rischia di avere i vaccini prima delle liste delle persone a cui somministrarli e le strutture dove farlo. La prima fornitura di 428.440 dosi del vaccino di AstraZeneca sarà inviata l’8 febbraio, ma l’Italia ancora non sa a chi inocularle. Oggi si svolgerà un’altra riunione tra ministri della Salute (Roberto Speranza) e degli Affari regionali (Francesco Boccia), governatori e commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri.

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I nodi

Bisogna fare delle scelte: se sarà accolta, come è probabile, l’indicazione dell’Aifa (l’agenzia del farmaco) che suggerisce di riservare questo vaccino ai cittadini di età compresa tra i 18 e i 55 anni, va allora compiuto il passo successivo: da quali categorie partiamo? «Mi pare opportuno - osserva Nino Cartabellotta, esperto di sanità e presidente della Fondazione Gimbe - che si dia priorità a insegnanti, servizi pubblici, forze dell’ordine, carceri. Ma dal punto di vista organizzativo e logistico siamo molto in ritardo, il piano vaccinale è estremamente scarno». Secondo la Regione Lazio bisognerebbe coinvolgere il Parlamento nelle scelte delle categorie a cui somministrare AstraZeneca: «È necessario che le Regioni siano messe presto nelle condizioni di avere una chiara indicazione circa le priorità e l’aggiornamento del Piano strategico nazionale.

Su questo tema, occorre la massima trasparenza e una scelta uniforme a livello nazionale».

Se oggi il governo e le Regioni decideranno di iniziare a vaccinare, con AstraZeneca, i 55enni che lavorano nel mondo della scuola o nelle forze dell’ordine, c’è una settimana esatta per preparare le liste con i nomi e cognomi, per le convocazioni. E per organizzare i centri vaccinali. Alcune regioni ne hanno allestiti (nel Lazio ne è pronto uno da duemila iniezioni al giorno nel parcheggio dell’aeroporto di Fiumicino), altre no. C’è l’intenzione di coinvolgere i medici di base, ma ancora l’intesa non è stata siglata. In sintesi: c’è il rischio che i vaccini di AstraZeneca arrivino prima che sia pronta la struttura organizzativa per il loro utilizzo.

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I numeri in Italia

Va ricordato che alle 428.440 dosi previste in partenza dalla fabbrica in Belgio l’8 febbraio, se ne aggiungeranno 661.133 il 15. In totale, entro il 31 marzo ne sono attese 3,4 milioni, anche se ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha annunciato che, dopo lo scontro molto duro dei giorni scorsi seguito al taglio delle forniture del 75 per cento, AstraZeneca si è impegnata ad aggiungere 9 milioni di dosi. Di queste, il 13,4 per cento va all’Italia, dunque 1,2 milioni in più (il totale nel primo trimestre sale dunque a 4,6 milioni). Per i vaccini di Pfizer e Moderna è tutto più semplice, perché ora si sta seguendo il criterio anagrafico e si immunizzano tutti gli ultra ottantenni che, in alcune regioni, possono cominciare a prenotarsi. Ma la limitazione posta da Aifa (che ha recepito l’indicazione dell’Ema, l’agenzia del farmaco europea) complica il percorso: non si andrà a vaccinare semplicemente per fasce di età gli under 55, ma si attingerà dalle categorie in prima linea. All’orizzonte, però, c’è un’altra variabile: AstraZeneca sta proseguendo la sperimentazione in America e, nel giro di 4-6 settimane, dovrebbe avere dati nuovi per una fascia di età più alta, fino ai 65 anni.

 

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Se le conclusioni saranno confortanti, Ema e Aifa potranno aggiornare i suggerimenti alla luce di queste nuove verifiche. Anche qui: da una parte sarebbe un passo in avanti, perché si potrebbe cominciare la vaccinazione di una fascia di età più a rischio (tra i 56 e i 65 anni), dall’altra si complicherebbero la compilazione delle liste e le convocazioni. Ieri a Pratica di Mare sono state consegnate 66 mila dosi di Moderna; in queste ore ne giungeranno mezzo milioni di Pfizer. Oggi nelle Regioni ci si limita, sostanzialmente, alle seconde dosi, ma queste forniture dovrebbero consentire di rimettere in moto la macchina, tenendo conto che in Italia sono stati vaccinati due milioni di cittadini (600mila hanno avuto anche la seconda iniezione). Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha proposto utilizzare le fabbriche per la vaccinazione di massa. «Ma non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta».

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