Tumore alla prostata, nuovi superfarmaci inibitori per colpire il cancro. Gli urologi: ecco come agiscono

I progressi nella terapia presentati al Congresso della Società italiana di Urologia

Tumore alla prostata, nuovi superfarmaci inibitori per colpire il cancro. Gli urologi: ecco come agiscono
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Sabato 16 Ottobre 2021, 13:47 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 11:15

Lotta al tumore della prostata con dei nuovi superfarmaci, colpire il cancro al suo tallone d'Achille. L'obiettivo è individuare l'alterazione genica 'complice' della malattia e bersagliarla con gli ultimi ritrovati della medicina. Una strategia alla base delle nuove terapie oncologiche, valida «anche e soprattutto per il tumore della prostata, la più comune patologia oncologica nella popolazione maschile over 65», che ogni anno in Europa uccide 80mila pazienti e solo in Italia conta 44mila casi.

Il punto chiave nella proteina Parp

A fare il punto su questo 'bik killer', che già dopo i 40 anni d'età viene diagnosticato in un uomo su 15, sono gli esperti della Società italiana di urologia (Siu), riuniti a Riccione per il 94esimo Congresso nazionale. Una sostanza chiave per la proliferazione della malattia - spiegano gli specialisti - è Parp, una proteina senza la quale le cellule tumorali non sono più capaci di funzionare correttamente e dunque di sopravvivere.

Da punto di forza del cancro, dunque, Parp può diventarne il punto debole se viene compreso come nei malati muta il gene che la codifica.

Nel mirino le mutazioni del Dna tumorale

Capirlo permette infatti di rendere il tumore un bersaglio sensibile a nuovi farmaci Parp-inibitori. Una novità la cui portata - evidenziano gli urologi - è sottolineata dalla recente approvazione del primo medicinale di questo tipo da parte della Fda americana, l'olaparib. «Quello del test genetico nei pazienti con tumori, avanzati o localizzati, è un tema dibattuto nella comunità scientifica oncologica che sta aprendo nuove frontiere nella strategia terapeutica dei pazienti», afferma Francesco Porpiglia, ordinario di Urologia dell'università degli Studi di Torino e responsabile dell'ufficio scientifico Siu, che ritiene opportuno partire da una precisazione: «Esistono due tipi di alterazioni geniche - puntualizza - le alterazioni 'somatiche', presenti solo nelle cellule tumorali, che costituiscono la maggior parte dei casi; e le mutazioni 'germline', presenti sia nelle cellule sane che in quelle tumorali, che si riscontrano in alcuni tumori con una predisposizione genetica familiare quali mammella e ovaio. Il tumore della prostata è quasi sempre caratterizzato dalla presenza delle sole mutazioni somatiche, quindi senza rischio di ereditarietà. Tuttavia talvolta, con la presenza di mutazioni germline ci troviamo di fronte a situazioni in cui vi è più di un paziente affetto da tumore nella stessa famiglia, a volte a insorgenza più precoce rispetto alla popolazione generale». Da qui l'estremo interesse suscitato dallo studio delle mutazioni del Dna tumorale, poiché queste alterazioni possono diventare un importante bersaglio terapeutico.

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