Una nuova ondata dell’epidemia che metterà sotto pressione il sistema sanitario di tutto il Regno Unito. C’è allarme tra i medici britannici per la veloce diffusione della variante del Covid in tutto il Paese, non solo nel sud dell’Inghilterra. Tutti gli ospedali, avvertono, devono prepararsi ad affrontare una situazione di emergenza in termini di ricoveri. «Non c’è dubbio che il Natale avrà ripercussioni negative e anche la nuova variante avrà un grande impatto. Sappiamo che è più contagiosa, più trasmissibile, quindi penso che i grandi numeri che stiamo vedendo nel sud-est, a Londra, nel sud del Galles, si rifletteranno nel prossimo mese, o in due mesi, nel resto del Paese», avverte il professor Andrew Goddard, del Royal college of physicians, alla Bbc.
Gran Bretagna, «vaccinato un milione di persone». Johnson: più del resto d'Europa messo insieme
Contagi record
Ieri il Regno Unito ha registrato un nuovo record di contagi da Covid, 57.725 in ventiquattr’ore, il massimo dall’inizio della pandemia. È il quinto giorno di fila che si superano i 50 mila nuovi casi, l’Inghilterra si conferma l’area più in crisi e Yvonne Doyle, direttrice della Public health england, informa che «la trasmissione» del virus «è molto alta».
Coronavirus, il governo: «Abruzzo torna zona gialla dopo le feste»
Scuola, nel Lazio oltre 10mila studenti contagiati: «Uno su quattro alle superiori»
Lo scenario
Un consulente senior di terapia intensiva presso un importante ospedale universitario nel sud di Londra dipinge al quotidiano “Mirror” uno scenario fosco: «Abbiamo centinaia e centinaia di pazienti in terapia intensiva all’inizio del nuovo anno e senza dubbio la situazione si aggraverà. Sarà peggio dell’ultima volta e non finirà presto. Saremo in queste condizioni per tre o quattro mesi. Anche con il vaccino in arrivo». I sanitari, riferisce il consulente, prevedono che il picco verrà raggiunto tra l’11 e il 15 gennaio a Londra. «Se ciò dovesse accadere, potremmo dover spedire i pazienti a lunga distanza. Potrebbe essere nelle Midlands o più lontano se gli ospedali del sud-est e dell’est dell’Inghilterra sono pieni. Stiamo assistendo a un aumento dei tassi di ricoveri per Covid del 4-5% ogni giorno. Facendo i calcoli, saremo a un punto di crisi tra un paio di settimane. La nostra normale capacità di terapia intensiva è di 50 letti e stavamo pianificando di raddoppiarla a 100. Abbiamo 140 pazienti Covid nei nostri reparti di terapia intensiva e saliremo a 185. Ma potremmo andare anche oltre». Il problema, spiega il medico al “Mirror”, non è la mancanza di ventilatori, bensì di personale, «stanco dopo nove mesi di battaglia e messo fuori gioco dai contagi». Martedì scorso più di un terzo dei letti di terapia intensiva in 23 aree era occupato da pazienti Covid-19. Nel North Middlesex, a Londra, Medway e Dartford e Gravesham nel Kent erano più della metà. Si teme che presto tutti i posti in terapia intensiva saranno occupati da pazienti Covid, già ora poco meno della metà di tutti i principali poli ospedalieri in Inghilterra ha più contagiati rispetto al picco della prima ondata del virus.
Modalità catastrofe
Strutture sanitarie e servizi di ambulanza stanno lottando con un tasso di malattia del personale da due a tre volte superiore: è compreso tra l’8% e il 12% rispetto al livello normale del servizio sanitario del 4%. La notizia arriva dopo che un’e-mail interna dal Royal London Hospital, come riporta il “Mirror”, ha avvertito di essere in «modalità catastrofe» e di non essere più in grado di fornire cure critiche di alto livello. Dice il dottor Stephen Webb, presidente della Intensive care society: «Probabilmente ora siamo in una posizione migliore rispetto alla prima ondata in termini di ventilatori per terapia intensiva. Ma non va bene avere un letto e un ventilatore se non si dispone di personale per azionare il ventilatore e prendersi cura del paziente. Il fatto che alcuni ospedali operino ora con un rapporto di un infermiere su quattro pazienti in terapia intensiva è molto preoccupante». E sull’intero sistema a rischio collasso «non c’è dubbio che la variante avrà un grande impatto», aggiunge il professor Goddard. «Sappiamo che è più contagioso, quindi i numeri che stiamo vedendo nel sud-est, a Londra e nel Galles meridionale, si rifletteranno nel prossimo mese, anche due mesi, nel resto del Paese». Quest’anno il governo britannico investirà 52 miliardi di sterline e 20 miliardi l’anno prossimo per sostenere il sistema sanitario.