Covid, 350 medici morti da inizio pandemia. A Prato il dolore per Marco Toccafondi

Sale a 350 il numero dei medici morti durante la pandemia da Covid-19. Lo rende noto la Fnomceo
Sale a 350 il numero dei medici morti durante la pandemia da Covid-19. Lo rende noto la Fnomceo
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Giovedì 8 Aprile 2021, 15:39 - Ultimo aggiornamento: 15:54

Sale a 350 il numero dei medici morti durante la pandemia da Covid-19. Lo rende noto la Fnomceo, Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri. A Prato, il 27 marzo di quest'anno, dopo 15 giorni di ricovero in ospedale è morto il dottor Marco Toccafondi, cugino dell’ex presidente del Prato Calcio, Andrea. Aveva 74 anni.

Iscritto all’Ordine dal 1993, Marco, era apprezzato sia in ambito professionale che nel mondo dello sport.

Una passione questa che lo legava al fratello Paolo e che lo aveva visto iniziare come calciatore per approdare poi nel ciclismo, arrivando alla maratona di New York, mezzofondo, fino a emergere prima come campione italiano di medici ciclisti e poi come campione mondiale nel 1997 ai Giochi della medicina in Ungheria.


«Era uno che potevi chiamare anche alle 4 del mattino. Come gli amici che contano», dice il cugino Andrea. «Mi salutò con un arrivederci ricoverandosi in ospedale col suo solito sorriso che incuteva fiducia», aggiunge il fratello Paolo. «Ho perso un amico carissimo e un valente collega – ricorda l’assessore Luigi Biancalani – ho lavorato insieme a lui in medicina di gruppo e ho apprezzato le sue doti di medico e di sportivo, campione del mondo medici nel ciclismo. Con lui ho fatto la guardia medica all’istituto Magnolfi, negli anni Settanta».

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Con gli anni, Marco, aveva riscoperto il sapore della campagna da cui proveniva, comprandosi da pensionato un trattore per coltivare il lembo di terra acquistato a Riparbella. «Aveva forza fisica, tecnica e puntava l'uomo- a parlare è Andrea Toccafondi- Mi ricordo proprio quei mesi che insieme stavamo per strada in campagna e lui riusciva a giocare sia in discesa che in salita sempre con il pallone tra i piedi. Era bravo. C'era ancora un grande rapporto perché suo fratello Paolo lavora con me e Marco aveva curato mio fratello quindi la sua perdita mi fa molto male anche se sono sicuro che quando se n'è andato l'ha fatto col sorriso», conclude il cugino.


A lui si deve la creazione dell'associazione dei medici pratesi che si radunavano soprattutto nelle gare cicloamatoriali. «Il suo sorriso era davvero aggregante ed era un vero appassionato. Anche in pensione era sempre presente alle attività sociali legate al mondo dei medici» fa sapere Francesco Panzera, presidente del Panhatlon Prato.
Marco lascia la moglie Tina, il figlio Francesco, i fratelli.

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