«Lockdown inevitabile». L'allarme dei medici anestesisti: «Siamo in affanno. Il sistema dei colori non funziona»

Anestesisti: «Lockdown inevitabile. Siamo in affanno. Il sistema delle zone a colori non funziona»
Anestesisti: «Lockdown inevitabile. Siamo in affanno. Il sistema delle zone a colori non funziona»
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Giovedì 4 Marzo 2021, 14:31 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 12:10

Le terapie intensive in affanno, il sistema delle regioni a colori che non funziona e i numeri dei contagi da Covid in crescita. Per gli anestesisti il lockdown è inevitabile. E il mese di marzo «è l'ultima spiaggia per intervenire». 

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Guardare le terapie intensive non basta

Per il presidente del sindacato dei medici anestesisti e rianimatori Aaroi-Emac, Alessandro Vergallo, si sta sottovalutando la situazione attuale dei contagi. «Sotto il profilo delle rianimazioni - sottolinea all'Adnkronos Salute - siamo davvero in affanno, se guardiamo la tendenza della curva il rialzo dei ricoveri è preoccupante.

Se ci ostiniamo a prendere come indice principale la saturazione delle terapia intensive significa guardare solo l'ultima spiaggia e così è tardi per intervenire. Questo mese sarà decisivo non c'è più tempo da perdere, se occorre un lockdown che si faccia ma ora».

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Il sistema delle zone a colori non funziona

Critiche arrivano anche al sistema di monitoraggio con le zone a colori. «Il sistema a colori non funziona più con questi numeri - risponde Vergallo - Questo è evidente nel momento in cui consideriamo che il sistema poteva funzionare quando non c'era un'ampia diffusione sul territorio e allora aveva un senso la compartimentazione a colori delle Regioni, ma - avverte - con i focolai parcellizzati queste aree si allargano sempre di più e così anche le zone dove vanno messe delle restrizioni. Se la diffusione aumenta è chiaro che si dovrà pensare ad un lockdown nazionale che avremmo davvero voluto evitare. La politica, sentiti i vari specialisti ed esperti, deve arrivare subito a prendere una decisione non sui dati attuali ma sulle proiezione delle prossime settimane che non sono per niente positive».

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Terapie intensive in crisi

Secondo il sindacato «serve più coraggio» soprattutto confrontando la situazione attuale con quella dello scorso anno. «Se dovessimo fare una previsione a spanne confrontando i due periodi pandemici - stima Vergallo - la diffusione durante la prima ondata era stata a ritmi esponenziali perché il virus non si conosceva e in 40 gironi siamo passati da una situazione preoccupante delle terapie intensive ad una insostenibile. Oggi questo tempo verrebbe dilatato tuttavia la situazione è già critica, l'indice del 30% delle rianimazioni occupate che non dovrebbe essere superato, se guardiamo oggi ai letti reali nelle terapie intensive, è già superato. Se poi prendiamo in considerazione i posti convertibili - conclude - guadagnamo qualcosa ma non più di qualche settimana».

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