Influenza bambini, i sintomi da controllare: narici che si muovono, tachicardia e "fossettina del collo". La guida della pediatra

La guida della pediatra sui campanelli d'allarme più comuni da tenere sotto controllo

Influenza bambini, i sintomi da controllare: narici che si muovono, tachicardia e "fossettina del collo", la guida della pediatra
Influenza bambini, i sintomi da controllare: narici che si muovono, tachicardia e "fossettina del collo", la guida della pediatra
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Mercoledì 7 Dicembre 2022, 16:57 - Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 09:14

Freddovirus respiratori e tosse che non passa: è boom di contagi per l'influenza stagionale e il virus respiratorio sinciziale che quest'anno sta registrando picchi record soprattutto tra i più piccoli. Situazioni che preoccupano i genitori e li spingono a recarsi in ospedale anche quando basterebbe consultarsi con il pediatra o il medico di base: tanto che molti medici lanciano l'allarme per lo stato di saturazione dei pronto soccorso.  Tra le paure anche quella che si tratti di Covi, anche se ormai le due patologie si differenziano abbastanza bene. 

«La "Fever phobia" pesa, e spinge il genitore a correre in pronto soccorso quando il termometro sale molto», racconta la specialista. Ma ci sono casi in cui è importante farlo e casi in cui «l'ideale sarebbe rivolgersi al proprio pediatra. Perché in pronto soccorso inevitabilmente, in questi giorni intensi in cui sono veramente tanti i bambini con sintomi, si formano lunghe code» spiega Elena Bozzola, segretario e consigliere nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) che spiega quali sono i sintomi per cui allarmarsi e quelli per cui invece è consigliato rimanere a casa consultando solo il pediatra.

Influenza, i sintomi: tosse e febbre alta 

«La caratteristica di questa sintomatologia influenzale è una febbre alta, di solito superiore a 38 gradi, con punte anche di 39-40, e questo spaventa molto i genitori» spiega il medico.

A questo sintomo si aggiunge anche la «tosse fastidiosa e stizzosa, che può durare non 3-4 giorni ma anche 2 o più settimane. Quindi anche il fatto che la tosse non passi è un motivo in più di allerta per i genitori, i quali tendono ad andare nuovamente dal pediatra».   

 

Quando andare al Pronto Soccorso? 

Quando allarmarsi dunque? «Sotto i 3 mesi di vita quando compare febbre non bisogna aspettare a portarlo il proprio bambino in ospedale» specifica la pediatra. Ci sono poi alcuni sintomi da tenere d'occhio: «Quando il bimbo ha difficoltà respiratoria si vede il torace che si muove come una fisarmonica e a livello del giugulo, vediamo che la fossettina alla base del collo si alza e si abbassa, e c'è un alitamento delle pinne nasali, cioè anche le due narici si muovono, perché è come se il bimbo non riuscisse a respirare e utilizza tutta quella muscolatura accessoria per riuscirci».

Questo si accompagna anche «la tachicardia, cioè il cuore batte più forte perché cerca di pompare il più possibile ossigeno e si osserva un respiro sempre più veloce, accompagnato anche da inappetenza» continua Bozzola. 

Altro aspetto da tenere sotto controllo è l'alimentazione: «Il bimbo più è piccolo e più ha bisogno di alimentarsi in modo regolare. Se non lo fa è uno dei campanelli d'allarme, insieme agli altri elencati, che devono spingere a portare il bimbo a visita in pronto soccorso. 

Infine bisogna controllare le condizioni di reattività del bambino cioè se il piccolo presenta ipotonia, difficoltà a risvegliarsi, obnubilamento. «Tutte le mamme sanno che con 40 di febbre non si salta sul letto, ma si può vedere se il bimbo è reattivo, se si mette seduto o altro e capire se c'è qualcosa che non va. Quando si vedono queste condizioni, è meglio non perdere tempo».

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Quando andare dal pediatra 

Per le altre situazioni, invece, «l'ideale è rivolgersi al proprio pediatra anche perché in questi ultimi giorni c'è il rischio che il bimbo resti tanto in attesa nei pronto soccorso e anche che si possa contagiare con altri virus».

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Prevenzione: no ai giochi dei fratelli grandi 

Per prevenire le malattie di stagione sopratutto tra i più piccoli è bene seguire alcuni consigli. In primo luogo vaccinarsi, anche contro l'influenza è una forma di preenzione. Sarebbe bene evitare visite di parenti e amici con sintomi come tosse, raffreddore e mal di gola, blandi per gli adulti ma pericolosi per un neonato.

Altro consiglio è «disinfettare sempre bene le superfici, le maniglie delle porte e giocattoli. Se c'è un bimbo che va all'asilo, non fatelo giocare con gli stessi giochi che usa anche il fratellino più piccolo. A volte sono proprio i figli maggiori che vanno a scuola o all'asilo a portare in casa quello che appare come un banale raffreddore, ma è in realtà virus respiratorio sinciziale che si manifesta così nei più grandi e diventa un'arma micidiale verso i più piccoli». 

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No a compleanni o centri commerciali affollati 

Tra le precauzioni anche quella di non portare i bebé in centri commerciali o in feste di compleanno di bimbi più grandi, in mezzo a tanta gente. Infine evitare l'esposizione al fumo passivo, anche terziario: cioè di chi ha fumato mezz'ora prima e prende il bimbo in braccio con residui di fumo addosso. «Si tratta di piccoli accorgimenti che possono però aiutare a passare la stagione» dei virus respiratori.  

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