Zona gialla, dal Lazio alla Lombardia: le Regioni a rischio. Ospedali di nuovo intasati, saltano cure e interventi

Venerdì le pagelle: la Calabria potrebbe cambiare colore. La Lombardia: noi no

Reparti di nuovo intasati, saltano cure e interventi: Regioni sul filo del giallo
Reparti di nuovo intasati, saltano cure e interventi: Regioni sul filo del giallo
di Graziella Melina
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Giovedì 9 Dicembre 2021, 22:03 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 08:12

L’aumento progressivo dei malati di Covid per lo più non vaccinati che finiscono in ospedale manda di nuovo in tilt gli interventi chirurgici ordinari. Dopo due anni di pandemia e diversi piani dedicati al rafforzamento dei posti letto di terapia intensiva, si ripropone di nuovo il dilemma di quali cure posticipare. Le Regioni già in sofferenza sono Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, dove i reparti di sub-intensiva sono totalmente occupati da pazienti Covid. Ma la situazione rischia di precipitare dappertutto. Con il risultato che si rimandano i pazienti a casa, come è successo per esempio all’ospedale di Pescara, in Abruzzo, dove si è deciso di sospendere l’attività di accettazione per 48 ore ai pazienti non Covid. «Stanno incrementando gli ingressi – spiega Carlo Palermo, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, l’associazione dei medici dirigenti – Nell’area medica siamo già intorno al 9-10 per cento e per la terapia intensiva ci stiamo avvicinando al 15 per cento, che è il limite massimo». 

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I numeri dell'emergenza

Il problema è che man mano che crescono questi numeri legati ai pazienti Covid (in gran parte non vaccinati), vengono sottratti letti di rianimazione per malati ordinari. E se i casi Covid aumentano, smaltire le liste di attesa diventa impossibile. «Veniamo da una situazione, sviluppatasi nel 2020, di grave accumulo di operazioni chirurgiche non fatte – ricorda Palermo –. In Italia sono oltre 600mila gli interventi saltati. Negli ospedali si stava finalmente cominciando ad affrontare questo problema. E invece siamo costretti a rallentare di nuovo le attività. Così facendo però dovremo mettere in conto i rischi in prospettiva. I ritardi su interventi oncologici e i danni su patologie ordinarie avranno un peso in termini di mortalità aumentata». Le percentuali di occupazione dei posti letto sfiorano ovunque la soglia massima. «Ci sono situazioni più critiche – rimarca Palermo – come Friuli e Bolzano, ma incominciano ad avere problemi anche Veneto, Emilia Romagna e Marche.

Vi è una crescita progressiva e costante di ricoverati in terapia intensiva medica. In queste regioni, l’attività ordinaria viene rallentata, devono essere riaperti i reparti Covid e questo significa dover spostare personale medico e infermieristico e posti letto, sottraendoli alla attività ordinaria». 

Le altre misure

Per evitare nuove misure restrittive, in molte regioni si sta cercando di correre ai ripari, aumentando i posti letto disponibili. Oggi, la cabina di monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute deciderà chi dovrà cambiare colore. La Lombardia, secondo il presidente della Regione Attilio Fontana, dovrebbe avere ancora i requisiti per rimanere in zona bianca. La Calabria, invece, rischia di passare in giallo. «Sostanzialmente – ammette Filippo La Russa, segretario dell’Anaao Assomed della Calabria e responsabile di Dermatologia dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro – raggiungiamo con estrema facilità la soglie del 10%, avendo 184 posti letto totali di rianimazione, mentre il piano elaborato prevedeva di arrivare a 280. Ma per abbassare la percentuale, non basta allestire qualche stanza in più munita di ventilatore, serve il personale specialista, in primis i rianimatori.

 

La stessa cosa si deve fare per i ricoveri in area medica. Abbiamo sforato la soglia del 15 per cento, raschiando tra l’altro la dotazione di altre unità operative, per cui si chiude una pneumologia, si riconverte una medicina e una geriatria che diventano reparti Covid. E così si allungano le liste di attesa». I disagi sono dappertutto gli stessi. «Il problema più grave è la gestione delle urgenze – denuncia Oriano Mercante, segretario regionale Anaao Assomed Marche e responsabile del centro vaccinale per lavoratori di Osimo –. Gli anestesisti sono la carenza più grave, poi mancano anche chirurghi e pediatri. Molti reparti sono in sofferenza. Solo se non aumentano i casi di Covid, forse potremo evitare la zona gialla».

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