Covid, Cauda (Gemelli): «Casi in aumento, variante inglese colpisce di più i bambini: no lockdown ma misure più rigide»

Covid, Cauda (Gemelli): «Casi in aumento, variante inglese colpisce di più i bambini: no lockdown ma misure più rigide»
Covid, Cauda (Gemelli): «Casi in aumento, variante inglese colpisce di più i bambini: no lockdown ma misure più rigide»
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 22 Febbraio 2021, 19:40 - Ultimo aggiornamento: 21:16

«Le scuole aperte valgono il 15-20 per cento dei contagi. In questa fase sarebbe consigliabile ricorrere alla didattica a distanza almeno alle superiori. E la presenza delle varianti rende necessaria una stretta. Non un lockdown, ma almeno un irrigidimento delle misure previste con le varie fasce di colori». Nel giorno in cui continua l’incremento dei nuovi casi positivi rispetto alla settimana precedente (oggi 9.630, lunedì 15 febbraio furono 7.351, l’aumento è del 31 per cento, per nulla rassicurante) il professor Roberto Cauda, direttore Unità Malattie infettive Policlinico Gemelli di Roma, analizza la situazione dell’epidemia in Italia.

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Negli ultimi quattro giorni c’è stato un costante incremento dei contagi rispetto alla settimana precedente. È solo un’anomalia statistica o sta succedendo qualcosa?
«L’Organizzazione mondiale della sanità, nel report settimanale, ha indicato una diminuzione del 16 per cento del contagio nel pianeta.

L’Europa ha una riduzione del 19 per cento. Bene, l’Italia ora sembra essere in controtendenza. L’ultimo report settimanale dell’Istituto superiore di sanità parla di un lieve aumento. Se facessimo come le agenzie di rating in economia, potremmo dire che la situazione è stazionaria ma l’outlook è negativo».


Quali sono le cause?
«In parte è dovuto alla disattenzione dei cittadini o, più correttamente, alla stanchezza da pandemia che rende tutti meno prudenti. C’è una sorta di assuefazione. L’altro motore è rappresentato dalle varianti, in particolare da quella inglese. Sappiamo che si trasmette di più e che, stando all’ultimo report britannico, causa un lieve aumento della mortalità che comunque resta bassa. Il quadro clinico è invariato. Colpisce però di più le persone più giovani, nelle quali però non determina una malattia diversa rispetto alla forma classica. Il problema delle scuole diventa, così, molto più sentito. La variante inglese, secondo le ultime rilevazioni, rappresenta il 18 per cento dei contagi, ma in alcune regioni è già oltre al 50 per cento. Tutto questo ci fa capire che il ruolo dei giovanissimi, nel contagio, è cambiato».


Come ci possiamo difendere?
«Penso sia ineludibile una stretta, fatta in maniera intelligente, che tuteli le attività che hanno una valenza strategica, e fermi ciò a cui si può rinunciare, magari nei fine settimana. Io manterrei il sistema dei colori, che ha funzionato, ma lo cambierei: era tarato su un virus che correva più lentamente. Per questo adatterei le misure previste dai colori, con il rafforzamento».


Chiuderebbe le scuole?
«Quanto meno bisogna intervenire nelle scuole superiori e nelle università con la didattica a distanza».

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