Variante Delta, Pregliasco: «Meno positivi grazie alla profilassi, essenziale completare le vaccinazioni»

Variante Delta, Pregliasco: «Meno positivi grazie alla profilassi, essenziale completare le vaccinazioni»
Variante Delta, Pregliasco: «Meno positivi grazie alla profilassi, essenziale completare le vaccinazioni»
di Graziella Melina
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Sabato 3 Luglio 2021, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 20:58

Neanche il tempo di star dietro alla variante delta, in Italia ormai al 22,7 per cento, ora spunta quella epsilon, ancora più preoccupante ma per fortuna poco diffusa. «Questa nuova mutazione ci dimostra l'esigenza di tracciamento e di sequenziamento - mette in guardia Fabrizio Pregliasco, ricercatore di Igiene generale e applicata dell'Università degli Studi di Milano - dobbiamo capire meglio le caratteristiche complessive di tutte le varianti. Intanto è necessario completare la vaccinazione».
La variante delta per il momento non sembra incidere sul numero dei nuovi contagiati. Come mai?
«Siamo in un momento di attesa, prima che si manifesti con evidenza una situazione simile all'Inghilterra. Di fatto abbiamo un ritardo di due mesi rispetto alle loro modalità di apertura dopo le misure restrittive. Lì il virus è stato di nuovo messo in grado di circolare. E poi si è inserita la variante delta».
Vale anche per il numero dei ricoveri per covid?
«In Inghilterra, se confrontiamo il dato di ospedalizzazione adesso è 1,9 per centomila. Se osserviamo invece l'andamento in Russia, dove non hanno vaccinato quasi nessuno, la situazione è drammatica. La variante delta riesce a fare ammalare i pazienti fragili e a causare decessi. Quindi dimostra ancora le caratteristiche di sempre, il virus non è cambiato da questo punto di vista».

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È quindi una questione di vaccini?
«L'effetto della profilassi sull'infezione anche con variante delta lo si vede in Inghilterra, sebbene lì non ci sia una completa e totale riduzione degli effetti della malattia. Ricordiamo che una dose evita il 30 per cento dell'infezione, e il 70 per cento delle complicanze. Mentre con doppia dose si evita la malattia per l'80 per cento, e per il 95 le complicanze. Con una vaccinazione non completa, come in Inghilterra, c'è insomma una certa perdita, ma non elevatissima, di efficacia».
E in Italia?
«La protezione dalla variante delta con la profilassi sarà paragonabile. Oltretutto noi abbiamo fatto una scelta più prudente, di non rallentare troppo le seconde dosi. Quindi, si prospetta non una nuova ondata, come in Russia, ma un colpo di coda».
Dipende da quanto si riuscirà a vaccinare?
«La differenza sta proprio in questo obiettivo. Spero che non si debbano prendere decisioni come in Israele, dove è stato fatto un passo indietro ed è stato imposto di nuovo l'uso delle mascherine. Dovremo essere flessibili in funzione dell'andamento, che purtroppo non si può monitorare solo su breve termine».
Intanto appare una nuova variante (epsilon) che sfugge ai vaccini. Dobbiamo preoccuparci?
«Per ora no. Ma è la dimostrazione della necessità di monitorare al meglio e di sequenziare. Finora sono stati segnalati solo pochi casi. Non sembra che sia una variante innocua, ma dobbiamo ricordare che non tutte le varianti arrivano ad avere una grande diffusione. Dobbiamo aspettare per capire la sua contagiosità. Ricordiamo che di varianti classificate ce ne sono più di 700. Quelle preoccupanti sono 4. Per riuscire a tenerle sotto controllo dobbiamo intensificare il tracciamento, individuare i focolai, vaccinare il più possibile».
Difficile convincere tutti a farsi vaccinare?
«Abbiamo messo in sicurezza gli anziani. E ne vediamo gli effetti positivi dai dati del monitoraggio delle rsa anche sul numero dei decessi. C'è un abbassamento dell'età dei casi. Ma sulla campagna di profilassi vedo ora molte difficoltà. Non dimentichiamo che chi voleva vaccinarsi lo ha già fatto: si è prenotato, è andato negli hub, ha partecipato agli open day. Ora il lavoro è un po' più complesso. Bisogna andare a individuare, scovare e convincere soprattutto i più fragili a vaccinarsi. Non è così semplice».
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Ora però tra vacanzieri in viaggio e partite per gli Europei le varianti potrebbero diffondersi più facilmente.
«Certo.

Dobbiamo considerare che ogni contatto interumano è a rischio. Più persone incontriamo, più diamo occasione al virus di circolare e mutare. Fino a sfuggire, persino, al vaccino».

 

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