Variante Delta, Ciciliano (Cts): «Eventi solo col green pass, per averlo 2 dosi di vaccino»

Variante Delta, Ciciliano (Cts): «Eventi solo col green pass, per averlo 2 dosi di vaccino»
Variante Delta, Ciciliano (Cts): «Eventi solo col green pass, per averlo 2 dosi di vaccino»
di Mauro Evangelisti
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Domenica 11 Luglio 2021, 21:43 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 11:49

Non ci sono più scuse, chi vuole vaccinarsi, può vaccinarsi. «Giusto pensare a una formula di premialità, lasciando partecipare ad eventi come spettacoli o manifestazioni sportive solo chi ha il Green pass, qualora però sia stato ottenuto dopo avere concluso il percorso vaccinale o perché si è superata l’infezione. E dobbiamo anche chiederci: ha ancora senso bloccare il Paese, pretendere enormi sacrifici dai più giovani, perché 2,5 milioni di over 60 hanno deciso di non vaccinarsi e continuano a rischiare di ammalarsi e di intasare gli ospedali?». Fabio Ciciliano, medico, proviene dalla Polizia di Stato, opera nella Protezione civile, e fin dai primi giorni della pandemia fa parte del Comitato tecnico. Anche lui ritiene che, mano a mano che ci avvicineremo al 70 per cento di persone vaccinate, i parametri del sistema dei colori andrà rivisto. E già in queste ore il governo è al lavoro.

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I contagi stanno correndo. Rischiamo, con il sistema dei colori, nuove chiusure?
«Con l’aumento della circolazione virale, soprattutto della variante Delta, a cui potrebbe seguire un sensibile incremento dei casi e, quindi, dell’incidenza potremmo trovarci nuovamente in situazioni di aumentato rischio con il passaggio di qualche Regione dal bianco al giallo o arancione, con l’adozione delle conseguenti misure di contenimento previste dalla norma attualmente in vigore e che abbiamo conosciuto tutti nell’ultimo inverno e nella scorsa primavera.

Nell’ultima settimana, in undici Regioni, si è registrato un incremento nel numero dei casi rispetto a quella precedente».

Il sistema della classificazione delle Regione con i colori e le conseguenti limitazioni, che ora dipende molto dall’incidenza dei nuovi casi, va rivisto considerato che il numero di vaccinati è alto?
«Penso di sì, ma teniamo anche conto che il numero degli immunizzati nel nostro Paese, sebbene l’Italia risulti ai primi posti in Europa per percentuale di popolazione vaccinata, non ci consente ancora di agire in tal senso. Appare necessario, però, iniziare a ragionare su una sempre maggiore considerazione dell’impatto dei soggetti ammalati sui sistemi sanitari regionali anziché basarci sul numero dei semplici casi positivi rilevati».

 

C’è chi dice: se le strutture sanitarie non vanno in sofferenza, che senso ha chiudere di nuovo? Chi si è vaccinato, dicono i dati, molto raramente finisce in ospedale. Per tutti i vaccinati il tasso di letalità è vicino allo zero. Rischiamo di paralizzare il Paese, per un altro anno, a causa di uno zoccolo duro di 2,5 milioni di over 60 che rifiutano di vaccinarsi.
«Verissimo, io mi chiedo se sia eticamente giusto costringere i giovani, ma anche i meno giovani vaccinati, per i quali il rischio di conseguenze gravi è prossimo allo zero in caso di contagio, a nuovi sacrifici. I ragazzi hanno dimostrato grande responsabilità rispettando il lockdown e accettando la didattica a distanza, ma ora il Paese potrebbe essere costretto a nuove chiusure per proteggere i 2,5 milioni di over 60 non vaccinati: saranno coloro che, a settembre e ottobre, potrebbero intasare gli ospedali, impattando gravemente sui sistemi sanitari delle Regioni».

Come facciamo a convincerli a vaccinarsi? Si parla di campagna di immunizzazione nelle piazze, per strada, ovunque.
«Queste persone, tranne alcuni casi residuali legati a singoli problemi di salute, non vogliono vaccinarsi, questo va detto apertamente e bisogna prenderne atto. Anche la moral suasion, forte, che si sta tentando di fare, non sta funzionando come speravamo. Eppure la mortalità tra i non vaccinati al 97 per cento colpisce proprio gli over 65. Chiediamo, giustamente, senso di responsabilità da parte dei giovani; ora sarebbe giusto pretenderlo anche da queste persone meno giovani. Sono la memoria del nostro Paese, devono volere bene all’Italia e devono volere bene a loro stessi».

C’è un problema che è stato sottovalutato: il Green pass, ad oggi, è un’arma spuntata perché non riconosce maggiore libertà a chi si è vaccinato. Alla fine basta un tampone antigenico nelle ultime 48 ore, che è però una fotografia sfocata del momento, per ottenere gli stessi vantaggi di chi invece si è vaccinato.
«Io penso che ad oggi, con la possibilità data a tutti i cittadini al di sopra dei 12 anni di vaccinarsi senza limitazione di sorta, potrebbe essere un aiuto notevole consentire solo chi ha il Green pass di partecipare ai grandi eventi. Spettacoli, sport, manifestazioni pubbliche. Come hanno fatto in Israele. Ma a patto che il Green pass sia rilasciato ai soli immunizzati, a chi ha completato il percorso vaccinale, o a coloro che sono guariti dal Covid o che precedentemente erano positivi asintomatici e siano negativizzati. L’impiego del tampone rino-faringeo limita in maniera sostanziale l’applicabilità “premiante” del Green pass sui soggetti non ancora vaccinati rendendone, quindi, quasi inefficace la pur condivisibile finalità». 

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