Covid, Locatelli: «Prime vaccinazioni in primavera, sui tamponi serve una strategia»

Covid, Locatelli: «Prime vaccinazioni a primavera, ok più tamponi ma serve una strategia»
Covid, Locatelli: «Prime vaccinazioni a primavera, ok più tamponi ma serve una strategia»
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Lunedì 19 Ottobre 2020, 15:20 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 16:02

Il traguardo di un vaccino anti Covid appare sempre più prossimo e vanno proprio in questa direzione le previsioni di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Comitato tecnico scientifico: «Si sta facendo un grande sforzo internazionale sui vaccini e realisticamente - ha affermato - credo che potremmo far partire le vaccinazioni per le persone fragili, le forze dell'ordine e gli operatori sanitari nei primi mesi della prossima primavera». Una previsione ancora più ottimistica arriva dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio che, su Facebook, ha scritto che «presto arriverà il vaccino e torneremo a guardare avanti». 

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Locatelli: situazione diversa da marzo

Nei giorni scorsi Di Maio aveva inoltre già sottolineato come «la verità è che questo potrebbe essere l'ultimo miglio: per fine anno arriveranno in Italia le prime dosi del vaccino. E da gennaio inizieremo le vaccinazioni», ha affermato. Il ministro ha anche ricordato che l'Italia ha firmato un accordo con diversi Paesi europei per 250 milioni di dosi. Dunque, è il suo commento, «potremo cominciare a respirare e sarà un segnale di fiducia per i mercati mondiali». A rafforzare le speranze sono state anche le recenti dichiarazioni del direttore esecutivo dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) Guido Rasi, secondo il quale le «prime dosi importanti per le popolazioni a rischio potrebbero arrivare nella primavera del 2021 con un inizio di vaccinazione importante. La disponibilità di dosi - ha aggiunto - andrà aumentando molto rapidamente dopo l'approvazione; credo che, se siamo fortunati, molti di quelli che vorranno essere vaccinati potrebbero esserlo per l'estate del 2021». In effetti sono vari i candidati vaccini già giunti in fase di sperimentazione avanzata e ciò lascia ben sperare. Secondo i dati aggiornati dell'Istituto superiore di sanità, infatti, nel mondo sono 75 gli studi registrati su vaccini per Covid-19, con nove candidati arrivati alla fase 3, l'ultima prima della richiesta di autorizzazione.

In totale, gli studi prevedono di arruolare quasi 310mila pazienti. La Cina continua a guidare la 'classificà, con 23 test, quasi il doppio degli Usa che ne hanno in corso 12, mentre l'Italia ne ha uno. Tra i candidati vaccini che sembrerebbero essere più vicini al traguardo vi è quello messo a punto dalla Oxford University con la collaborazione della Irbm di Pomezia a che sarà prodotto dalla multinazionale farmaceutica AstraZeneca. 

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Dopo una sospensione temporanea di alcuni giorni per una reazione avversa in uno dei volontari partecipanti alla sperimentazione - poi dimostratasi non collegata alla vaccinazione - i test di fase 3 sono ripresi nei giorni scorsi, e ieri Jonathan Van-Tam, vicecapo dei consiglieri medici del governo britannico, in un'udienza a porte chiuse con una commissione della camera dei Comuni, ha annunciato che «non siamo ad anni luce di distanza e non è completamente irrealistico aspettarsi che potremo distribuire il vaccino subito dopo Natale». In corsa è anche l'azienda farmaceutica Pfizer, che prevede di chiedere l'autorizzazione per il suo vaccino anti-Covid la terza settimana di novembre. L'azienda è pronta infatti a richiedere la procedura di emergenza all'autorità regolatoria statunitense per i farmaci, la Fda, se i dati della sperimentazione di questo mese saranno positivi. Ad ogni modo, la prudenza resta d'obbligo e l'arrivo del vaccino, pur rappresentando «l'inizio della fine della pandemia - ha avvertito Rasi - non è la fine». Infatti, solo «dopo un anno che avremo a disposizione il vaccino - ha chiarito il direttore esecutivo dell'Ema - vedremo la pandemia diminuire in maniera importante».

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