Vaccino, oltre 70% di italiani immunizzati. Ricciardi: «Terza dose in autunno ad anziani e fragili»

Vaccino, Speranza: «Oltre 70% di italiani immunizzati con due dosi». Pazienti in terapia intensiva ancora in crescita
Vaccino, Speranza: «Oltre 70% di italiani immunizzati con due dosi». Pazienti in terapia intensiva ancora in crescita
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Mercoledì 1 Settembre 2021, 12:43 - Ultimo aggiornamento: 14:28

«Oltre il 70% degli italiani over 12 ha completato il ciclo vaccinale previsto. È un risultato importante che è stato raggiunto grazie all'impegno di tanti. Un pensiero particolare alle donne e agli uomini del Servizio Sanitario Nazionale e a tutti i volontari che anche durante l'estate hanno portato avanti una delle più grandi sfide che il nostro Paese abbia dovuto affrontare». Lo scrive il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un post su Facebook.

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Ricciardi: «Terza dose ad anziani e fragili entro l'autunno»

«Stiamo osservando che anziani e persone fragili, vaccinati a gennaio e febbraio, stanno esaurendo la loro protezione. Queste persone si trovano nuovamente vulnerabili e vanno riprotette. Dobbiamo partire da loro, dalle persone che sono state vaccinate per prime e più fragili». Così a Buongiorno, su Sky TG24, Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, a proposito della vaccinazione con la terza dose, sottolineando che «entro l'autunno dovrebbe essere in partenza, innanzitutto per queste persone e poi pian piano c'è anche il problema degli operatori sanitari, vaccinati tra gennaio e febbraio».

«L'obiettivo strategico - aggiunge Ricciardi - è quello di vaccinare la stragrande maggioranza degli italiani entro l'anno.

In questo momento siamo al 71%, dobbiamo superare la quota dell'80%, che è l'obiettivo minimale per garantire un pò di sicurezza al Paese, ma quello ottimale sarebbe al 90%. Dobbiamo quindi attuare tutti gli strumenti persuasivi, dobbiamo venire incontro a tutti coloro che ancora non hanno una vaccinazione, per esempio rafforzando la capacità dei medici di medicina generale di raggiungere i propri pazienti che magari sono in zone disagiate o hanno paura della vaccinazione e devono essere convinti uno ad uno. Soltanto così potremo evitare migliaia di morti». E sull'obbligo del vaccino: «Non sono contrario all'obbligo vaccinale, ma è una scelta politica».

«Il nostro sistema sanitario - aggiunge - è stato in grado di reggere quando erano 60 milioni le persone vulnerabili, è in grado di gestire i 18 milioni di oggi. È chiaro che lo Stato si dovrebbe porre il problema anche per coloro che hanno paura di vaccinarsi e incoraggiarli fortemente, come sta facendo con il green pass, oppure introducendo l'obbligo, ma questa è una scelta politica». In generale, senza vaccino, mette in evidenza Ricciardi, con la variante Delta «coloro che non sono vaccinati hanno una probabilità quasi certa di essere infettati e purtroppo, come ci dice uno studio pubblicato l'altro ieri dagli inglesi, raddoppia la possibilità di morire».

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Covid in Italia, terapie intensive ancora in aumento

Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), fa il punto della situazione Covid in Italia ai microfoni di Adnkronos Salute: «Assisteremo ad un aumento dei casi in terapia intensiva ancora per qualche settimana, ma è davvero difficile fare delle previsioni per l'autunno perché ci sono troppi fattori in ballo». La Sicilia, già in zona gialla, «è la Regione coi numeri peggiori per quanto riguarda ricoveri in intensiva di pazienti Covid» ma anche la Sardegna «rischia la zona gialla».

«Su scala nazionale - prosegue Vergallo - la media di occupazione dei posti letto in rianimazione è al 6% e al 7% quella per le aree non critiche», laddove le soglie massime, fissate dai nuovi parametri per il passaggio in zona gialla, sono rispettivamente del 10% e del 15%. Uno dei punti "critici", secondo gli anestesisti, «è il numero reale dei posti letto Covid in terapia intensiva oggi disponibili, pensiamo che in questi mesi siano stati ridotti per riportarli nella gestione ordinaria».

Ma cosa accadrà nei prossimi mesi nelle rianimazioni? «È arduo immaginarlo - rimarca il presidente nazionale dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani - ci sono tanti fattori: le varianti più contagiose, l'efficacia dei vaccini e la loro durata, l'andamento della diffusione del contagio, la riapertura delle scuole e di tutte le attività lavorative. Quindi - conclude - immaginare oggi quale sarà l'effetto di questi fattori sugli ospedali è molto difficile».

 

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