Troppi senza vaccino: «In autunno rischiamo di chiudere ancora»

Troppi senza vaccino: «In autunno rischiamo di chiudere ancora»
Troppi senza vaccino: «In autunno rischiamo di chiudere ancora»
di Francesco Malfetano
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Martedì 31 Agosto 2021, 01:02 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 10:48

L’Italia ha vaccinato il 70,4 per cento della sua popolazione totale e, come promesso dal commissario per l’emergenza Figliuolo, entro la fine di settembre si raggiungerà la soglia dell’80 per cento. Eppure i 37,5 milioni di italiani già vaccinati non bastano. Specie perché una quota molto significativa di coloro che non hanno ricevuto neppure la prima dose ha più di 50 anni. Cioè non solo è ascrivibile tra i “ni-vax” o i “no-vax” perché ha avuto molto tempo a disposizione per prenotare l’immunizzazione e non lo ha fatto, quanto ha un rischio di ospedalizzazione maggiore. In altri termini, sono il tallone d’Achille della campagna vaccinale italiana. 

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I numeri

Quasi 3,5 milioni di persone che, con alle porte le stagioni in cui i virus circolano maggiormente e la ripresa delle attività scolastiche in presenza, sono senza ombra di dubbio le più esposte alla possibilità di contrarre forme clinicamente rilevanti di Covid 19.

Ovvero a finire in ospedale, sancendo peraltro l’aumento di quei parametri che determinano il passaggio da una fascia di rischio all’altra. 

A spiegarlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe che, prima ha rilevato come «La stagione turistica estiva l’abbiamo salvata grazie alla campagna vaccinale» perché «La percentuale di ospedalizzazioni è molto inferiore rispetto allo stesso numero di casi delle ondate precedenti, è circa la metà», e poi, appunto che «le differenze a livello regionale dipendono da percentuale di over 50 non vaccinati». 

I dati sono lampanti, basta guardare ai due estremi del campione. La Sicilia appena finita in zona gialla per l’elevato numero di ricoveri e ingressi in terapia intensiva registrato nelle ultime settimane, ha la quota più alta di over 50 non vaccinati (il 19,6 per cento). Mentre la Puglia, altra regione con una vocazione turistica simile a quella siciliana e quindi più facilmente paragonabile, è ben al di sotto delle soglie critiche di ospedalizzazione (ovvero del riempimento al 15 per cento dei posti letto ordinari e al 10 per cento delle terapie intensive) e ha al momento appena l’8 per cento di over 50 che non hanno ricevuto la prima dose. 

In vista dell’autunno quindi, a destare la preoccupazione maggiore sono proprio quei «3 milioni e mezzo di over 50 non ancora vaccinati», le cui ospedalizzazioni, potranno «determinare nuove chiusure, anche se è verosimile che non ci siano più chiusure come quelle viste in passato». 

Saranno cioè, assieme alla possibile emersione di nuove varianti del Sars-Cov2 e il potenziale calo della copertura vaccinale, l’ago della bilancia che determinerà il livello delle restrizioni che il Paese dovrà affrontare nei prossimi mesi. 

L’allarme

Una posizione sposata ovviamente anche dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «Lo scetticismo sui vaccini e la negazione della scienza ci impediscono di stabilizzare questa crisi» provocata da Covid. «Non serve a niente e non fa bene a nessuno». È stato infatti il duro monito del direttore regionale dell’Oms per l’Europa Hans Kluge che ieri, durante il briefing di aggiornamento sulla situazione Covid nell’area, ha ribadito: «La partecipazione del pubblico è fondamentale per il successo della vaccinazione anti-Covid».

Anche perché secondo l’ente sanitario globale, una proiezione «affidabile» stimerebbe che da oggi al primo dicembre in Europa potrebbero contarsi altre 236mila morti a causa della pandemia da Covid-19. Tra i motivi, ha avvertito Kluge, l’aumento delle infezioni e la stagnazione nelle campagne di vaccinazione di massa. 
«I contagi stanno aumentando di nuovo a livello globale, poiché la variante Delta, altamente trasmissibile, prende piede, specialmente tra i non vaccinati, colpendo le popolazioni in cui le misure anti-Covid sono state allentate» ha aggiunto il numero uno dell’Oms in Europa, specificando che le infezioni e i decessi sono di nuovo in aumento in tutto il continente ma in particolare nelle nazioni più povere dei Balcani, del Caucaso e dell’Asia centrale.
 

 

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