Tumore, «malati non protetti se seconda dose del vaccino Pfizer lontana dalla prima». Allarme dallo studio GB

Tumore, «malati non protetti se seconda dose del vaccino Pfizer lontana dalla prima». Allarme dallo studio GB
Tumore, «malati non protetti se seconda dose del vaccino Pfizer lontana dalla prima». Allarme dallo studio GB
di Francesco Padoa
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Giovedì 11 Marzo 2021, 16:13 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 19:11

Più della metà dei malati di tumore che ricevono una singola dose del vaccino Pfizer è stata lasciata con scarsa protezione contro il virus. Il buon livello di efficacia mostrato in questi mesi dai vaccini anti-Covid di Pfizer/BioNTech per prevenire contagi in forma acuta anche dopo una sola dose cala di molto nei pazienti malati di cancro e soggetti a terapie oncologiche. Lo indica uno studio preliminare condotto dai ricercatori del King's College di Londra e del Francis Crick Institute, i cui autori lanciano l'allarme contro la stategia messa in atto dal Regno Unito. Lo studio suggerisce invece un deciso miglioramento della protezione in caso di somministrazione rapida della seconda dose del siero Pfizer. E mette quindi in dubbio, per questa specifica categoria di persone vulnerabili, la scelta del governo britannico e dei suoi consulenti scientifici di far fronte alla fornitura inizialmente limitata di vaccini ampliando l'intervallo fra prima dose e richiamo di tutti i vaccini a 12 settimane: rispetto alle 3 consigliate nel caso di Pfizer.

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Lo studio

Nel dettaglio lo studio ha rilevato che le risposte anticorpali alla settimana 3 dopo la prima dose del vaccino erano solo del 39%, e 13% nei tumori solidi ed ematologici, rispetto al 97% in quelli senza cancro. La ricerca riporta anche che, quando la seconda dose del vaccino è stata somministrata tre settimane dopo la prima dose, la risposta immunitaria è migliorata in modo significativo per i pazienti con cancro solido con il 95% di loro che mostrava anticorpi rilevabili contro il virus entro solo due settimane. Al contrario, coloro che non hanno ricevuto la seconda dose del vaccino dopo tre settimane non hanno visto alcun miglioramento reale, con solo il 43% dei pazienti con cancro solido e l'8% dei pazienti con cancro del sangue che hanno sviluppato anticorpi contro il vaccino Pfizer a cinque settimane rispetto al 100% di controlli sani.

L'evidenza delle risposte vaccinali nei pazienti oncologici mostra che un intervallo di dodici settimane tra le due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech potrebbe lasciare molti malati di cancro vulnerabili a una forma grave di Covid. I risultati hanno implicazioni non solo per i malati di cancro ma per coloro che li circondano, poiché un periodo di tre mesi di scarsa protezione può consentire al virus di diffondersi tra coloro che si prendono cura dei pazienti e può persino creare condizioni che favoriscono l'emergere di nuovi ceppi mutanti. Di conseguenza, gli autori dello studio, la dott.ssa Sheeba Irshad di King's e il professor Adrian Hayday di King's e il Francis Crick Institute di Londra, ritengono che dovrebbe esserci un'urgente rivalutazione della politica del Regno Unito per l'intervallo di dosaggio  per tutti i malati di cancro, e allo stesso modo per molti altri gruppi ad alto rischio di pazienti immunodepressi.

 

«I nostri dati - spiega la dottoressa Sheeba Irshad, docente di clinica senior presso la School of Cancer & Pharmaceutical Science- sforniscono la prima prova nel mondo reale dell'efficacia immunitaria dopo una dose del vaccino Pfizer in popolazioni di pazienti immunocompromessi. Dimostriamo che dopo la prima dose, la maggior parte dei pazienti affetti da cancro solido ed ematologico è rimasta immunologicamente non protetta fino ad almeno cinque settimane dopo l'iniezione primaria; ma questa scarsa efficacia di una dose può essere salvata con un richiamo dopo 21 giorni». «Sulla base dei nostri risultati, raccomanderemmo - continua la dottoressa - una revisione urgente della strategia vaccinale per i gruppi clinicamente estremamente vulnerabili.

Fino ad allora, è importante che i malati di cancro continuino a osservare tutte le misure di salute pubblica in atto, come l'allontanamento sociale e lo frequentare gli ospedali, anche dopo la vaccinazione».

Il professor Adrian Hayday del King's College di Londra e del Francis Crick Institute spiega inoltre che «Il vaccino è molto efficace su individui sani e il nostro studio mostra che può chiaramente portare immensi benefici anche ai malati di cancro, ma nella maggior parte dei casi questo avviene solo dopo un richiamo precoce. I malati di cancro dovrebbero essere vaccinati rapidamente e le loro risposte, in particolare quelle dei malati di cancro del sangue, dovrebbero essere monitorate con attenzione in modo che coloro che hanno contatti con familiari, amici e assistenti sanitari possano essere sicuri del loro ambiente»

«È un risultato preoccupante - osserva il dottor Simon Vincent, direttore della ricerca, supporto e influenza presso Breast Cancer Now - questo studio suggerisce che le persone affette da cancro, compreso il cancro al seno, ottengono poca protezione contro il virus quando ricevono solo una singola dose del vaccino Pfizer, e poi non ricevono il richiamo nelle tre settimane successive. Al contrario, lo studio rileva che, quando i pazienti hanno ricevuto una seconda dose del vaccino entro tre settimane, hanno migliorato significativamente la risposta immunitaria e la protezione contro il coronavirus. Alla luce di questi risultati, chiediamo al Comitato congiunto per la vaccinazione e l'immunizzazione di rivedere urgentemente la sua strategia di vaccinazione, per garantire che queste persone  possano ricevere sia la prima che la seconda dose del vaccino Pfizer entro un periodo di tre settimane per ridurre al minimo il rischio di contrarre e ammalarsi gravemente di coronavirus».

Immediata la richiesta di alcune associazioni britanniche impegnate nell'assistenza dei malati di tumore di rivedere la strategia. Mentre l'organizzazione medico scientifica Cancer Research UK frena, e nota come lo studio in questione sia ancora troppo limitato nei numeri e non sia stato validato da altri ricercatori. Secondo dati recenti raccolti a più largo raggio nel Regno Unito, dove sono state ormai somministrate 24 milioni di dosi, il vaccino prodotto da Pfizer garantisce sulla generalità delle persone un'elevata riduzione media, pari a oltre l'80%, dei ricoveri in ospedale per Covid già dopo una sola dose; ma comunque con una efficacia inferiore rispetto al 90% abbondante garantito - sempre dopo una sola dose - da AstraZeneca/Oxford, per il quale l'intervallo delle 12 settimane è anche quello consigliato.

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