Terza dose, verso il richiamo per tutti: «Si partirà dagli over 50»

Brusaferro (Iss): "Richiamo verosimile per i già vaccinati. I più giovani? valuteremo"

Terza dose, verso il richiamo per tutti: «Si partirà dagli over 50»
di Francesco Malfetano
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Martedì 26 Ottobre 2021, 07:14 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 10:37

La terza dose di vaccino anti-Covid per tutta la popolazione? «È uno scenario verosimile». Per il momento però ancora non c'è nulla di definito al di fuori di fragili, operatori sanitari e over 60 con altre patologie. Anzi: «C'è ancora un po' di tempo per prendere decisioni sulla base delle evidenze scientifiche. Si sta valutando». In attesa restano soprattutto gli over 50, primi a vaccinarsi dopo queste categorie e primi a ricevere in caso di necessità la nuova dose. Per i più giovani invece, vaccinati «per la maggior parte all'inizio dell'estate», «si sta valutando se, e soprattutto quando, andare ad effettuare una dose di richiamo».

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A rilanciare l'ipotesi del secondo richiamo per tutti i 46 milioni di italiani già vaccinati - precisando però ancora che i tempi non sono definiti - stavolta sono il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro e il numero uno del dipartimento di Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, ovvero la prima linea della squadra anti-Covid schierata dal governo.

Entrambi intervenendo ad un convegno di specialisti a Venezia, ieri hanno infatti chiarito come rispetto alla somministrazione di massa del nuovo richiamo non si sia ancora giunti a una linea di indirizzo definita. «Noi continueremo a fare come abbiamo sempre fatto - ha aggiunto Brusaferro, che è anche il portavoce del Comitato tecnico scientifico - monitorando sempre la persistenza della risposta immunitaria, e man mano che ci saranno le evidenze del caso, saranno declinate dal punto di vista organizzativo». Specie per i giovanissimi però, cresce il fronte di chi ritiene che la terza dose possa attendere. Accanto a Rezza e Brusaferro infatti, anche i pediatri italiani e Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. «Al momento non mi sento di dire che i ragazzi debbano fare la terza dose - ha spiegato - Tra 12 e i 20 anni potranno farla tra un anno, in primavera-estate 2022»


IL PIANO
Per ora quindi si ragiona soprattutto sugli over50, vaccinati in primavera, come ha anche già sottolineato anche il presidente dell'Aifa Giorgio Palù. Per loro però, si attende che i dati si consolidino per capire se la loro copertura anticorpale in calo è in grado di resistere ai mesi freddi in cui i virus come il Sars-Cov2 diventano più pericolosi, o c'è bisogno di rinforzarla con una nuova iniezione appunto. Se la situazione non peggiora fino alla fine dell'anno però, si va avanti con lo schema attuale che ha portato all'inoculazione di oltre un milione di dosi tra immunocompromessi o trapiantati (quasi 220 mila) e dose booster per fragili, sanitari, ospiti delle Rsa o over 60 che hanno ricevuto la seconda dose da almeno 6 mesi (oltre 850 mila). Cercando ovviamente di velocizzare il più possibile la pratica in virtù dei contagi già in lieve risalita e anche della nuova disponibilità di dosi dopo che l'Agenzia europea del farmaco (Ema) ieri ha approvato anche il vaccino Moderna come possibile dose booster. Per quanto riguarda i contagi ieri ad esempio, i nuovi casi sono stati quasi mille in più rispetto alla settimana precedente, quando il boom di tamponi per il Green pass obbligatorio al lavoro era già una realtà. Un primo indizio che, assieme alla crescita delle ospedalizzazioni e a quella dell'Rt tornato sopra 1, è un assaggio dell'inverno difficile alle porte.
Non è un caso che il commissario per l'Emergenza Figliuolo abbia già chiesto alle Regioni di essere più collaborative con medici di base e farmacie, in modo che queste possano dare un contributo maggiore nei richiami associandoli alle inoculazioni del vaccino anti-influenzale. Per il resto del Paese (e in attesa che i vaccini anti-Covid vengano approvati per gli under 12), l'obiettivo primario del ministro della Salute Speranza resta ancora quello di spingere sulle prime inoculazioni, nel tentativo di raggiungere davvero l'attesa soglia del 90 per cento, quella giusta, ha spiegato ancora Rezza, «per tenere sotto controllo il virus, con un R0 che si assesta tra 5-6». Oggi però la popolazione vaccinabile almeno parzialmente protetta è ferma all'86 per cento e la somministrazione delle prime dosi sta via via rallentando. Un problema perché, come ha spiegato al Messaggero il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia, «l'obiettivo più importante» resta «vaccinare più persone possibili».

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