Tamponi rapidi sotto esame. «Il nuovo virus può sfuggire, devono essere aggiornati»

Tamponi rapidi sotto esame. «Il nuovo virus può sfuggire devono essere aggiornati»
Tamponi rapidi sotto esame. «Il nuovo virus può sfuggire devono essere aggiornati»
di Graziella Melina
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 06:38 - Ultimo aggiornamento: 23:29

Star dietro all'epidemia potrebbe presto diventare ancora più complicato. Le nuove varianti del virus, infatti, cominciano a sfuggire ai test. Il ministero della Salute prova a giocare d'anticipo e mette in guardia le Regioni: «Stanno emergendo mutazioni che devono essere attentamente monitorate per valutare la possibile influenza sui test antigenici che la usino come bersaglio». Il problema non è di poco conto visto che l'uso degli antigenici rapidi è stato esteso «a contesti diversi da porti e aeroporti, luoghi in cui erano stati originariamente utilizzati. In particolare - ricorda ancora il ministero - se ne è raccomandato l'uso anche all'interno dell'ambito scolastico».

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LA SITUAZIONE
La situazione epidemiologica cambia di giorno in giorno e ormai si fa fatica a rincorrere il virus. Secondo uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), della Fondazione Bruno Kessler e del Ministero della Salute la variante inglese è già presente in Italia in quasi il 20 per cento dei contagi. Ma la prospettiva non è incoraggiante: si stima che nelle prossime settimane diventi dominante. La Food and Drug Administration statunitense aveva già allertato i medici e il personale di laboratorio sul rischio di ritrovarsi con risultati falsi negativi. In Italia dati certi ancora non se ne hanno. Per di più, come ammettono gli stessi esperti che hanno stilato il rapporto, il metodo di campionamento utilizzato potrebbe essere disomogeneo tra le varie Regioni, sono diverse poi le metodologie usate e in alcuni casi la numerosità dei campioni è stata scarsa. «A meno che non verranno sviluppati test antigenici per le varianti - ammette Sergio Abrignani, ordinario di immunologia e patologia generale dell'Università Statale di Milano - c'è il rischio si perda l'individuazione di qualche caso. In alcuni focolai in Umbria, in Toscana, o in Veneto, dove sono state isolate la variante sudafricana e quella brasiliana, si ha paura che il caso non venga individuato. È quindi veramente raccomandato di effettuare un test molecolare di ultima generazione, perché è possibile che i casi sfuggano.

Ricordiamo che tutti i test che abbiamo oggi sono disegnati contro il ceppo individuato a Wuhan».

 


I CORRETTIVI
Mauro Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all'Università di Pisa e vicepresidente della Società italiana di Microbiologia, fa parte della rete nazionale per lo studio della diffusione delle varianti in Italia, messa in piedi dall'Iss. «Nel caso in cui emergessero varianti che non vengono viste dagli attuali test antigenici - rimarca - dovremmo ricorrere a correttivi, sviluppando test di generazione successiva che vanno a cercare il virus in due proteine diverse, oppure vanno a cercare la stessa proteina in più punti. Quindi sarà necessario aggiustare il tiro e sviluppare test che siano in grado di identificare le nuove varianti». Gli antigenici hanno una sensibilità intorno all'80 per cento. Per avere maggiore certezza serve la conferma del molecolare. Ma ora le varianti complicano la situazione. «Finora abbiamo osservato che in Italia la variante inglese è ormai stanziale e radicata. Valuteremo fra una settimana con un ulteriore campionamento se sta aumentando la sua prevalenza in conseguenza della sua maggiore contagiosità. Riteniamo che questa variante - aggiunge Pistello - molto probabilmente andrà a sostituire le precedenti, perché ha una capacità di diffusione che è superiore».

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I RISCHI
Intanto, il rischio che l'epidemia così sfugga di mano è sempre più vicino. «Un falso negativo immesso in un contesto confinato come un ospedale - ricorda Saverio Parisi, ordinario di malattie infettive dell'Università di Padova - produce danni terribili». Il tallone d'Achille dei test è evidente. «Stiamo inseguendo con strumenti, peraltro perfettibili, la diffusione del contagio e dopo un anno stiamo ancora organizzando il censimento delle varianti, quando invece era scontato che emergessero a febbraio 2020». Il problema è che manca anche un inventario degli strumenti diagnostici utilizzati e non tutti i laboratori seguono gli stessi standard. «Dovremmo essere già in grado di sapere che in determinate aree di Italia si sta espandendo un certo tipo di variante. L'epidemia dobbiamo inseguirla, ma da vicino. Ma bisogna sbrigarsi, perché il virus continua a correre».

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