Pfizer si ferma, allarme vaccini. In Italia a rischio il programma per il richiamo

Pfizer si ferma, allarme vaccini. In Italia a rischio il programma per il secondo richiamo
Pfizer si ferma, allarme vaccini. In Italia a rischio il programma per il secondo richiamo
di Carla Massi
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Sabato 16 Gennaio 2021, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 15:40

A meno di quarantotto ore dalla somministrazione della seconda dose del vaccino l’azienda produttrice, Pfizer, annuncia un rallentamento dalle tre alle quattro settimane delle consegne del prodotto in Europa, dopo aver raggiunto un accordo per ulteriori 300 milioni di dosi. Un colpo basso.

Un generale rallentamento dell’operazione che, entro la fine di gennaio, avrebbe dovuto completare l’immunizzazione per tutti coloro che erano stati vaccinati dal 27 dicembre. Da quella domenica post natalizia in cui si è iniziato a inoculare il farmaco, sono passate tre settimane, il tempo minimo per il richiamo. Mentre l’intervallo massimo tra le due somministrazioni è stato spostato dall’Oms a 48 giorni. 

Ecco la motivazione del colosso americano arrivata a noi dal governo di Berlino: migliorare le capacità di produzione.

Proprio ora? Che sarà aumentata, secondo l’annuncio, da 1,3 a 2 miliardi di dosi all’anno. Senza entrare nel dettaglio dei tempi. Non è, infatti, chiaro quanto ci vorrà prima che Pfizer possa tornare ad un lavoro regolare. Di certo per tutti i Paesi ci sarà una sensibile riduzione degli approvvigionamenti. In Italia è stimata al 29%. La Francia annuncia un «forte calo». 

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La ristrutturazione

«La Commissione europea e gli Stati - sono le parole del ministero della Salute tedesco - sono stati informati che Pfizer non sarà in grado di soddisfare pienamente i quantitativi di consegna promessi per le prossime tre o quattro settimane a causa di lavori di ristrutturazione dell’impianto de Puurs in Belgio». Quello che rifornisce tutta l’Europa e anche il Canada dove, fa sapere la ministra degli Approvvigionamenti Anita Anand, «tutto tornerà a posto a marzo».

Nelle stesse ore, dalle nostre Regioni parte un grido d’allarme perché le scorte sono finite e devono intaccare quel 30% di prodotti accantonati per sicurezza e la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen conferma il suo sì al passaporto vaccinale, «all’idea - dice - di avere un documento mutualmente riconosciuto che attesti le vaccinazioni anti-Covid facilitando la vita degli europei». Bocciato dall’Oms.

La stessa von der Leyen ha chiamato l’amministratore delegato dell’azienda. L’ha, in qualche modo rassicurata, dicendo che tutte le dosi previste per l’Ue saranno consegnate nel primo trimestre. I ministri della Salute di Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia e Svezia hanno denunciato, attraverso una lettera comune, una situazione «inaccettabile», che porta pregiudizio alla stessa «credibilità del processo di vaccinazioni». Nel frattempo, è stata anche autorizzata la produzione (250 milioni di dosi in sei mesi) del vaccino in Germania, nello stabilimento di proprietà dell’azienda tedesca Biontech di Marburgo. Il via a febbraio.

Al momento, però, le rassicurazioni si scontrano con il generalizzato cauto ottimismo di chi aspetta ancora la prima dose. «Entro fine mese o inizio febbraio comincerà la fase di vaccinazione degli over ottanta. Per ora le tabelle di marcia vaccinali sono rispettate e addirittura anticipate. Non potremo raggiungere l’immunità di gregge con le vaccinazioni prima di 6-8 mesi ma il primo obiettivo è abbattere l’epidemia» è l’annuncio, ieri pomeriggio, di Gianni Rezza Direttore generale della prevenzione al ministero della salute. E adesso? Adesso dovranno pazientare tutti. In diverse Regioni, da qui l’allarme, Pfizer-BioNTech è in via di esaurimento e, se necessario, verranno utilizzate le fiale dell’altro vaccino disponibile, Moderna. È compatibile. Alla seconda dose si prepara a oggi, con tempi diversi, circa un milione di persone. Tante, infatti, sono state le somministrazioni dal 27 dicembre a metà gennaio. Il numero esatto è 1.002.044, il 71,1 per cento delle dosi finora consegnate. In testa la Lombardia con 150.442 dosi, l’Emilia Romagna (102.729), la Campania (96.817), il Veneto (96.247) e il Lazio (90.407). 

Il sabotaggio

In questa guerra contro il virus non mancano i sabotaggi. Come quello degli hacker che hanno rubato all’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, documenti sul vaccino Pfizer pubblicandoli manipolati online. Sono stati alterati prima della loro diffusione, in modo tale da minare la fiducia nei vaccini. 

 

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