«Quarantena, per gli asintomatici bastano 5 giorni»: il pressing delle Regioni per evitare di bloccare il Paese

Il documento sarà inviato al ministero. Mossa per evitare di bloccare il Paese

Omicron, pressing delle Regioni: «Ridurre le quarantene, per gli asintomatici bastano 5 giorni»
Omicron, pressing delle Regioni: «Ridurre le quarantene, per gli asintomatici bastano 5 giorni»
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 8 Luglio 2022, 21:57 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 11:36

Il numero di persone bloccate a casa perché positive in Italia cresce ogni giorno e si avvicina a 1,3 milioni. Per risolvere il problema di questo esercito di contagiati che non può lavorare e che lascia sguarnite aziende e servizi pubblici, le Regioni hanno preparato un documento che propone di tagliare la durata delle quarantene per gli asintomatici. Si legge nel testo stilato dal coordinamento tecnico della Commissione salute della conferenza delle Regioni: «Nell’attuale contesto, per l’uscita dall’isolamento sono necessarie regole uguali per tutti (indipendentemente da pregressa vaccinazione o infezione) e facilmente comprensibili da parte della popolazione generale. Va considerata la necessità quindi di aggiornare la durata dell’isolamento prevedendo un tempo complessivo di 5 giorni, con termine dello stesso in assenza di sintomi da almeno 2 giorni e senza necessità di effettuare un test. Tali strategie sono già applicate in diversi paesi occidentali. In Spagna e Regno Unito per i positivi non è più previsto l’isolamento. In Usa, Germania (con autotest finale), Svezia, Austria, sono previsti 5 giorni di isolamento».

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STRATEGIA

In sintesi: se sei asintomatico, dopo cinque giorni torni al lavoro usando la mascherina. Questa proposta richiama il dibattito che ha innescato il professor Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano che su Twitter ha scritto: «Accade che lavativi seriali, positivi al test Covid 19, non lavorino per settimane, sebbene asintomatici.

Così si distrugge il Paese». Al di là della provocazione, resta la necessità di una riflessione perché ad esempio negli ospedali italiani mancano almeno 20mila tra medici e infermieri bloccati dal Covid. Il Governo però è molto prudente: c’è il timore che, in questa fase di alta circolazione del virus, una eccessiva flessibilità nel regolare gli isolamenti possa portare a un incremento dei casi. Inoltre, il documento delle Regioni chiede di ridurre il contact tracing degli asintomatici, che porta via risorse senza dare effettivi aiuti. Chiede regole nuove sulle mascherine. Propone: obbligo di Ffp2 nelle strutture sanitarie sia per i lavoratori sia per gli utenti; obbligo di mascherina chirurgica su tutti i mezzi di trasporto e nei luoghi al chiuso aperti al pubblico.

Il governo, come ha confermato il ministro Roberto Speranza, intende accelerare sulla quarta dose anche agli over 60, dopo l’apertura dell’altro giorno dell’Ema (agenzia europea del farmaco). Speranza: «Noi abbiamo sempre seguito le indicazioni delle autorità scientifiche in particolare di Ema e di Ecdc. C’è un confronto in queste ore». Aifa (agenzia italiana del farmaco) si pronuncerà la prossima settimana, a ruota arriverà il via libera alla quarta dose per gli over 60 (su base volontaria).

 

I DATI

Anche ieri è stata superata quota 100mila casi (105 decessi per Covid). Eppure, la corsa sta rallentando, come analizza il professor Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr: «Io mi affido sempre all’osservazione del tasso di positività dei tamponi molecolari, l’unico dato affidabile. E da quello che vedo tra la prossima settimana e quella successiva inizierà la discesa». Solitamente questo precede anche il calo degli altri indicatori. Il report periodico del Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità, diffuso ieri, fotografa la settimana precedente e ci dice che l’Rt, l’indice di trasmissione, è altissimo, a 1,4, così come l’incidenza (1.071 casi su 100mila abitanti in sette giorni). Prosegue la crescita dei ricoveri. Siaarti (Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva) e Istituto superiore della sanità hanno elaborato i dati dei ricoverati in terapia intensiva al 5 luglio: il 13 per cento è risultato positivo ma era in ospedale per altri motivi, il 5,1 per cento aveva sintomi gravi riconducibili al Covid. Silvio Brusaferro, presidente dell’Issa: «La pressione sulle terapie intensive è ancora bassa grazie ai vaccini».

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