Omicron, Ciciliano (Cts): «Si trasmette con estrema facilità, giuste le mascherine all'aperto»

L'esperto: "Rt in calo ma serve prudenza"

Omicron, Ciciliano (Cts): «Si trasmette con estrema facilità, giusto le mascherine all'aperto»
Omicron, Ciciliano (Cts): «Si trasmette con estrema facilità, giusto le mascherine all'aperto»
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 31 Gennaio 2022, 06:09 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 01:39

«Mi dispiace dirlo, ma ritengo sia ancora troppo presto per riaprire le discoteche. E sull'obbligo di mascherina all'aperto, giusto lasciarlo fino a primavera. Può essere plausibile rivedere il sistema dei colori, ma mantenendo il rosso, con le limitazioni più incisive, come misura di sicurezza. Anche se è appare chiaro che con l'attuale andamento della pandemia nessuna Regione rischia».

Ciciliano: Omicron veloce, sì alle mascherine all'aperto

 


Il dottor Fabio Ciciliano, uomo della Protezione civile e della Polizia di Stato, esponente dalla prima ora del Comitato tecnico scientifico, è stato il primo ad affermare in autunno che è necessario avviare un percorso verso la normalizzazione.

Per questo, ripete, oltre al 31 marzo con lo stato di emergenza non si dovrà andare. E lo dice a due anni esatti da quando fu dichiarato dall'allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: era il 31 gennaio 2020. Ciciliano poco dopo sarebbe stato chiamato nel Cts, nella sua prima composizione quando il coordinatore era Agostino Miozzo, per essere poi confermato nella seconda formazione della gestione Draghi.

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Sono passati due anni dall'inizio dello stato d'emergenza. Nessuno si aspettava una durata così lunga. Cosa le resta come esperienza personale?
«La comunità internazionale si è trovata a dover gestire la più grande emergenza mondiale dell'era moderna con un nemico nuovo e invisibile. Ricordo ancora l'angoscia mia e dei colleghi del Cts durante la prima fase della pandemia. In quei frangenti si è impostato un approccio metodologico per la gestione di una situazione senza precedenti e di cui non si aveva alcuna informazione proveniente dalla Cina. Adesso con le conoscenze acquisite, tutto appare più semplice e clamorosamente lontano nella memoria».
Veniamo all'attualità. Si è conclusa la partita del Quirinale, è atteso un nuovo decreto sul Covid, anche perché scadono alcune misure. Cosa succederà?
«Partiamo dai dati: l'indice di trasmissione Rt dopo settimane di crescita finalmente è sceso al di sotto del valore di 1. Significa che è finita la fase espansiva della pandemia. Sta cominciando la regressione. Significa che tutto è finito? No di certo, visto che ogni giorno contiamo 140-150mila nuovi positivi, un numero altissimo. E l'incidenza settimanale, vale a dire il numero dei casi notificati ogni 100mila abitanti, è ancora molto elevata. Ma l'Rt sotto a 1 è il primo indicatore che ci deve preparare al ritorno verso la normalità, con una gestione della pandemia ormai matura per essere governata attraverso l'impiego di strumenti ordinari».

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Il primo febbraio, se stiamo agli atti per ora ufficiali, le discoteche potranno riaprire. Ma è noto che il Governo intende, già lunedì, approvare un decreto che proroghi lo stop per altre due settimane. Perché?
«Sulle discoteche è giusto restare molto prudenti. Mi spiace dirlo, ma è il luogo ideale per la trasmissione del virus, davvero pensiamo che i ragazzi, in pista, non abbassino la mascherina? O che se si limita la capienza, poi quel 50 per cento a cui sarà consentito di entrare si distribuirà nel locale mantenendo il distanziamento, senza ammassarsi in pista come è facilmente prevedibile? Nonostante l'inizio della fase di raffreddamento della pandemia, ritengo sia giusto aspettare, verificando che la riduzione dei ricoveri e la drastica diminuzione della circolazione virale possa consentire la riapertura in sicurezza delle discoteche».
E perché non possiamo rinunciare alla mascherina all'aperto?
«Non è un grande disagio e con la Omicron che si trasmette con estrema facilità è giusto mantenere questo strumento di difesa. Anche all'aperto. In primavera potremo rinunciarci».

 


Le Regioni insistono perché si vada alla rimozione del sistema dei colori visto che ormai tutto dipende dal Green pass, base o rafforzato.
«Tecnicamente potrebbe essere una delle soluzioni, poiché, ad oggi, per una persona vaccinata tra regione in fascia bianca, gialla o arancione cambia sostanzialmente poco. Giusto lasciare come misura di sicurezza la fascia rossa, ma con la fase pandemica attuale nessuna regione rischia».


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