Mix vaccinale, in quali Paesi si usa? La situazione in Europa (e il caso Canada)

Mix vaccini, in quali Paesi si usa? La situazione in Europa (e il caso Canada)
Mix vaccini, in quali Paesi si usa? La situazione in Europa (e il caso Canada)
di Raffaele Alliegro
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Martedì 15 Giugno 2021, 12:01 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 10:25

Il mix vaccinale, cioè la possibilità di utilizzare vaccini diversi per le due dosi, è già usato con modalità diverse in altri Paesi rispetto all'Italia. L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato «la vaccinazione mista per i soggetti under 60 che abbiano ricevuto una prima dose di Vaxzevria» (AstraZeneca). E l'ex direttore generale dell'Agenzia europea dei medicinali, Guido Rasi, ha ricordato che in «Paesi come Germania, Spagna e Francia e anche la Gran Bretagna hanno già adottato la vaccinazione eterologa, quindi l'Italia non sarebbe la sola a intraprendere questo approccio». Ma anche in Canada e in Finlandia si è seguita la stessa strada, stabilendo che chi ha ricevuto AstraZeneca può utilizzare Pfizer o Moderna per la seconda dose. In Corea del Sud, invece, è stato avviato un trial sull'uso alternato di AstraZeneca, Moderna o Pfizer. E la Cina sta progredendo con una serie di studi sull'alternanza dei vaccini anti Covid messi a punto nel Paese. In Canada, ad esempio, «chi ha ricevuto una prima dose del prodotto AstraZeneca, per la seconda può fare ricorso a Pfizer o Moderna», spiega l'Agenzia sanitaria del Paese. Allo stesso modo, le due immunizzazioni basate sulla tecnologia mRna, ossia Pfizer e Moderna, possono venire alternate tra prima e seconda dose. Le autorità canadesi hanno fatto però anche presente che sarebbe “ottimale” usare lo stesso vaccino per entrambe le dosi.

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Mix vaccini, i virologi - Roberto Cauda, professore ordinario di Malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma rassicura: «In altri Paesi europei, come ad esempio Francia e Germania, stanno già utilizzando il sistema del mix vaccinale facendo la seconda dose diversa dalla prima. È giusto aprire un dibattito, ma non ci sono motivi di sicurezza o di efficacia che pregiudicano questo sistema, anche perché non è la prima volta che viene fatta una vaccinazione eterologa.

Ora che siamo in una fase di circolazione più bassa del virus, in una logica di prudenza, si è deciso di fissare il livello dei 60 anni, che non è lo stesso per tutti i Paesi, al di sotto del quale si può fare il mix. Tra l'altro viene mantenuto un periodo di tempo congruo tra le due dosi, dalle 8 alle 12 settimane. Inoltre siccome un tipo di vaccino ha un maggiore effetto sugli anticorpi e l'altro sulle cellule, la vaccinazione eterologa potrebbe anche dare risultati migliori rispetto all'unica dose».

Mix vaccini, così Speranza - Una tesi basata sul raffronto con gli altri Paesi che è stata già avanzata dal ministro della Salute Roberto Speranza: «La vaccinazione eterologa è già utilizzata da Paesi importanti come la Germania da diverse settimane e i risultati sono incoraggianti. Vi sono alcuni studi che testimoniano come la risposta immunitaria sia addirittura migliore di quella con due dosi dello stesso vaccino». E confermata dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: «In diversi Paesi del mondo, tra cui il Canada e la Germania, già si fa il mix di vaccini» anti-Covid, «che è sicuro e non ci sono rischi, se non un modesto incremento di reazioni avverse minori».

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Mix vaccini, gli studi - Vari Paesi hanno avviato studi per verificare gli effetti di questi mix tra prodotti, che utilizzerebbero appunto vaccini differenti dalle prime immunizzazioni ricevute. All'Istituto nazionale della salute Usa (Nih) è partita una nuova ricerca in questo senso: su 150 volontari pienamente immunizzati, che avevano ricevuto uno dei tre vaccini approvati negli Usa (J&J, Moderna o Pfizer) verrà sperimentato un richiamo di marca diversa. Una nota dell'Nih ha fatto sapere che il primo obiettivo dell'indagine sarà verificare la sicurezza e la potenza immunitaria del nuovo regime. I partecipanti verranno seguiti per un anno intero ma i primi risultati si dovrebbero avere entro fine estate. Inoltre l'approccio della vaccinazione eterologa, secondo l'Aifa, «è sostenuto dai dati che derivano da due studi clinici condotti rispettivamente in Spagna (CombiVacS) e in Inghilterra (Shaw RH, Lancet 2021) e che mostrano buoni risultati in termini di risposta anticorpale (CombiVacS) e sicurezza in termini di accettabilità degli effetti collaterali».

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Mix vaccini, lo studio spagnolo - Secondo lo studio spagnolo Combivacs, non ancora pubblicato, il programma vaccinale eterologo è sicuro ed efficace. Combivacs ha arruolato 670 partecipanti tra 18 e 59 anni che hanno già ricevuto una dose di AstraZeneca: quelli che hanno ricevuto una seconda dose col vaccino Pfizer, 450 soggetti, hanno mostrato un aumento di 150 volte dei titoli anticorpali, che è rimasto evidente sette giorni dopo la somministrazione. Gli stessi autori precisano però che sono necessari più dati da studi più ampi per confermare le risposte immunitarie. L'altro studio i cui dati preliminari sono stati appena pubblicati su Lancet (la ricerca inglese denominata Com-Cov su 830 soggetti over 50) ha invece evidenziato che il mix con una prima dose di AstraZeneca e la seconda con Pfizer determina un aumento delle reazioni avverse lievi come febbre, mal di testa e dolori, con «alcuni svantaggi nel breve termine» mitigabili con l'uso di paracetamolo. Tali effetti collaterali sono stati segnalati nel 34% del campione, contro l'1,7% rilevato nello studio spagnolo. Tuttavia, rileva al contempo Lancet, «è rassicurante che tali sintomi siano stati di breve durata e che non ci fossero preoccupazioni dai limitati dati ematologici e biochimici disponibili», relativi a trombosi rare. Non sono invece disponibili i dati sull'immunogenicità e la riposta anticorpale, attesi entro giugno. Anche in Italia, all'Istituto Spallanzani di Roma, è partita lo scorso aprile una sperimentazione sulla seconda dose, dopo la prima con AstraZeneca, utilizzando altri vaccini tra cui lo Sputnik.

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Mix vaccini, le perplessità - Alcuni esperti continuano però a essere perplessi. Ad oggi, ha rilevato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, «le uniche evidenze scientifiche che abbiamo, oltre a basi razionali sia immunologiche che biologiche, sono 4 studi piccoli che complessivamente hanno arruolato un migliaio di pazienti che dimostrano che la reazione dopo il mix di vaccini è buona e non ci sono effetti avversi rilevanti. Ma le evidenze scientifiche su questo argomento sono ancora preliminari e mantengono un certo margine di incertezza».

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