Il lockdown serve davvero? «Più efficace se dura poco», il maxi-studio che coinvolge 152 Paesi

Il lockdown serve davvero? «Più efficace se dura poco», il maxi-studio che coinvolge 152 Paesi
Il lockdown serve davvero? «Più efficace se dura poco», il maxi-studio che coinvolge 152 Paesi
di Michela Allegri
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Venerdì 2 Aprile 2021, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 08:49

Il lockdown serve per combattere il Covid? E, per essere davvero efficace, quanto tempo deve durare? A fornire la risposta è uno studio pubblicato dal Centre for Economic Policy Research: le restrizioni applicate per un lungo periodo, oppure reintrodotte in caso di recrudescenza dei casi, hanno un effetto più debole e attenuato sia sulla circolazione del virus che sul numero di vittime. Tradotto: le chiusure dovrebbero essere brevi, ma molto rigorose. La ricerca è stata curata da Patricio Goldstein, della Harvard University, Eduardo Levy Yeyati, dell’Università Torquato di Tella di Buenos Aires, Luca Sartorio, del ministero del Lavoro argentino. Per svolgerla sono stati comparati i dati relativi ai contagi e ai decessi da Covid in 152 Paesi, dall’inizio della pandemia fino al 31 dicembre 2020, quindi prima che entrassero in campo i vaccini. Si tratta di risultati importanti di cui potrebbero tenere conto i Paesi in cui la campagna di immunizzazione procede a rilento, o non è ancora iniziata.

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Dopo un anno caratterizzato da forte recessione economica e notevoli costi sanitari, è importante capire quanto siano efficaci i periodi di lockdown nella lotta al virus: dalla ricerca è emerso che, anche se le restrizioni hanno avuto un ruolo importante nel contenimento del contagio, con il passare del tempo e con l’aumento dello stress da chiusura le limitazioni sono diventate sempre meno efficaci.

Per un motivo: i divieti vengono infranti con una frequenza progressivamente maggiore e anche le norme vengono rispettate in modo meno scrupoloso.

 


Per misurare il livello di intensità del lockdown i ricercatori hanno utilizzato il parametro studiato dall’università di Oxford, prendendo in considerazione diversi fattori: la chiusura delle scuole e dei luoghi di lavoro, le restrizioni imposte a locali e ristoranti, la sospensione degli eventi pubblici. Poi è stata considerata l’intensità dei movimenti nei luoghi sottoposti a chiusura: è stata misurata con Google Maps. Lo scopo era vedere la modifica progressiva durante i giorni di lockdown dell’indice di contagio Rt e anche l’evoluzione della curva relativa ai decessi da Covid. Dalla ricerca è emerso che dopo 120 giorni una chiusura rigorosa ha un effetto molto più attenuato sulla riduzione del numero dei morti rispetto alla prima fase delle restrizioni. L’impatto delle chiusure prolungate non è significativo nemmeno sull’indice Rt. Il motivo è che la fatica da lockdown porta le persone soggette a limitazioni a infrangere i divieti.

 


Un altro studio ha invece analizzato l’efficacia di chiusura circoscritte, come nel sistema italiano, con lockdown locali e a livello regionale, utilizzando i colori come indicatori crescenti del rischio: giallo, arancione, rosso. In un articolo su Nature, un gruppo di ricercatori ha studiato l’impatto di questi blocchi intermittenti: la strategia è efficace, ma deve essere coordinata. Secondo un’analisi svolta dall’Associazione Italiana di Epidemiologia, le zone rosse si sono dimostrate efficaci nell’avere un «declino significativo ed omogeneo dell’incidenza di Covid-19 nelle 4 settimane successive al provvedimento». Una criticità: per stabilire i colori delle regioni vengono utilizzati parametri datati. La decisione viene presa il venerdì sulla base dei dati relativi alla settimana precedente. 

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