Johnson&Johnson, il vaccino dei dubbi: si va avanti ma alcune Regioni lo fermano. Ecco perché

J&J, per il Cts troppi pochi dati per le valutazioni: intanto tre regioni lo bloccano per gli under60
J&J, per il Cts troppi pochi dati per le valutazioni: intanto tre regioni lo bloccano per gli under60
di Francesco Malfetano
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Domenica 13 Giugno 2021, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 10:16

Dopo AstraZeneca ora è il turno dei dubbi sul vaccino Janssen. Il farmaco di Johnson&Johnson infatti, è finito al centro delle polemiche perché il Comitato tecnico scientifico (Cts), mentre suggeriva al ministero della Salute di destinare Vaxzevria (AstraZeneca) ai soli over 60 sia per la prima sia per la seconda dose, ha sostanzialmente preferito non prendere una decisione netta su J&J. Per cui, ad oggi, il vaccino è ancora utilizzato per l'immunizzazione di tutte le fasce di età anche se Ema, Aifa e lo stesso Cts ne consigliano (e non impongono) l'uso solo agli ultrasessantenni.

IL PARERE
Una "non decisione" motivata dal presidente del Comitato Franco Locatelli con la poca disponibilità di dati non confortanti rispetto alle discusse trombosi che hanno già portato allo stop AstraZeneca.

Ovvero è impossibile stabilire una correlazione tra questi eventi e il farmaco. Così come non è propriamente corretto assumere la completa uguaglianza dei due vaccini.

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«È vero che J&J si basa su un vaccino adenovirale umano (a fronte di quello di scimpanzé di AstraZeneca) e che c’è qualche segnalazione negli studi di fenomeni trombociti - ha spiegato in conferenza stampa il direttore del reparto di Oncoematologia dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma - tuttavia la frequenza è minore e abbiamo ancora un numero di soggetti che ha ricevuto il vaccino significativamente più basso». «Se si dovessero prendere altre decisioni per i vaccini adenovirali mi rimetterò alla scienza» ha concluso Locatelli.

 


Un concetto poi esteso dagli esperti del Cts all'interno del documento redatto per il ministero della Salute: «Pur tenendo conto delle analogie esistenti tra il vaccino Vaxzevria e il vaccino Janssen, per quanto riguarda sia le piattaforme che la tipologia di eventi tromboembolici riportati nella letteratura, lo stato attuale delle conoscenze (che fanno propendere per un rischio associato all’adenovirus), il numero di poco superiore al milione di dosi a oggi somministrate nel Paese e la rarità, anche in ambito Europeo, delle segnalazioni di VITT a oggi disponibili, non permettono di trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio relativo al vaccino Janssen, connotato dal vantaggio della singola somministrazione, peculiarità che può risultare di particolare beneficio in determinate categorie di popolazione».

LE REGIONI
Per cui, al momento, si va avanti anche perché non ci sono abbastanza dati (le somministrazioni sono state circa 1,1 milioni in Italia) che motiverebbero uno stop. Eppure la faccenda divide. Così se una larghissima parte delle regioni ha deciso di proseguire come d'abitudine e, quindi, inoculare Johnson&Johnson senza particolari limitazioni anagrafiche, altre hanno fatto diversamente. È il caso di Piemonte, Liguria e Puglia che ieri, «in via precauzionale» hanno scelto di sospendere le somministrazioni agli under 60. Una decisione forte in controtendenza ad esempio con  il Lazio che, pur continuando con le vaccinazioni, ha fatto sapere di aver chiesto un parere specifico su J&J al ministero della Salute. 

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