Europei, no ai maxischermi. L'infettivologo: «I rischi si spostano a casa. Tifo sì ma con le mascherine»

Europei, no ai maxischermi. L'infettivologo: «I rischi si spostano a casa. Tifo sì ma con le mascherine»
di Graziella Melina
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Sabato 10 Luglio 2021, 06:41

Attenzione ai festeggiamenti in piazza per gli Europei di calcio. «Più persone si trovano in modo ravvicinato e più c'è il rischio che ci sia qualche asintomatico contagiato con la variante delta. E questa situazione - mette in guardia Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma - potrebbe portare ad una ripresa dell'epidemia». Ma non bisogna sottovalutare neanche il rischio di infettarsi se, in assenza di maxischermi pubblici, si decide di seguire la partita da casa insieme ad un gruppo di amici.

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Non è ancora il momento di esultare tutti insieme?
«Siamo in una situazione molto delicata.

Se l'unica variante a essere circolante fosse la alfa, già con una dose di vaccino si potrebbe stare in una condizione di relativa tranquillità. Purtroppo, la variante delta ha il 60% di maggiore trasmissibilità rispetto alle precedenti, ha quindi un vantaggio biologico e prende il sopravvento».


Qual è il rischio?
«Se in uno scenario in cui le persone, travolte dall'entusiasmo, non mantengono una distanza di sicurezza e non indossano la mascherina, è chiaro che si crea un rischio di maggiore trasmissibilità e di rialzo del numero dei contagi. Soprattutto se poi si trovano in un luogo chiuso».


Ma quindi la decisione di proibire i maxischermo nelle piazze proprio per evitare gli assembramenti non è utile?
«Il problema è che non bisogna alimentare situazioni di maggiore rischio. Se organizzi un maxischermo, la situazione di rischio c'è di sicuro. Ricordiamo che queste manifestazioni sono frequentate soprattutto da persone giovani che in questo momento non sono ancora vaccinate. Ma bisogna evitare che ci siano assembramenti anche se si decide di seguire la finale degli Europei da casa insieme a tanti amici. Il rischio, seppure in misura minore rispetto alle piazze con migliaia di persone, c'è sempre. Attenzione anche al dopo partita e agli assembramenti che si possono creare nei momenti di festa. Ricordiamo che quante più persone si incontrano, tanto più aumenta la possibilità di trovarsi insieme a una quota parte di asintomatici, probabilmente contagiati con la variante delta».


A preoccupare ora sono anche i viaggi.
«L'aumento su base settimanale dei casi è evidente. I dati riferiti a venerdì, 1.390, rispetto a quelli di una settimana fa, cioè 790, indicano che c'è purtroppo un trend in senso crescente. L'Oms continua ad ammonirci che la pandemia non è passata. Nelle ultime settimane c'è stato un incremento di casi del 10% in Europa e in Africa del 33%. Non possiamo pensare solo a casa nostra. Il virus circola, più contagi ci sono e più si formano le mutazioni. La variante delta sta aumentando e ha superato il 20%».


Se ne esce solo con la vaccinazione?
«È indiscutibile. Al momento i vaccini sono efficaci soprattutto nel ridurre forme gravi di ospedalizzazione e la morte. Visto che la variante delta, contrariamente alla alfa, ha bisogno di due somministrazioni, bisogna ridurre i tempi tra la prima e la seconda dose. Non dimentichiamo che anche in età pediatrica ci sono forme gravi. Nessuno ha la garanzia che dopo l'infezione ci sia un decorso con sintomi lievi».


Senza una copertura vaccinale diffusa, gli assembramenti sono quindi un azzardo.
«Per tutelare la sanità pubblica bisogna interrompere la catena di trasmissione e ridurre il rischio. Ecco perché ritengo sia importante non ritardare la vaccinazione per le vacanze. In questo momento, serve senso di responsabilità da parte di tutti».

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