Covid, Crisanti: «Test al personale scolastico? Soldi buttati. Virus, rischio nuovi focolai»

Covid, Crisanti: «Test al personale scolastico? Soldi buttati. Virus, rischio nuovi focolai»
Covid, Crisanti: «Test al personale scolastico? Soldi buttati. Virus, rischio nuovi focolai»
di Lucilla Vazza
4 Minuti di Lettura
Venerdì 26 Giugno 2020, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 13:15

«Il virus non è affatto sparito e i focolai di questi giorni a Bologna e Mondragone lo dimostrano, altro che virus indebolito come dieci scienziati famosi si ostinano a dire, generando confusione nei cittadini e nelle istituzioni. Dobbiamo mantenere intatta tutta la nostra capacità di sorveglianza e fare i tamponi ai diretti interessati, a tutti i contatti e così individuare gli infetti: è l’unico strumento che abbiamo per spegnere i focolai, piaccia o non piaccia - ci va giù diretto Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, diventato famoso per aver arginato e studiato il focolaio di Vo’ Euganeo, in Veneto, all’inizio della pandemia, contribuendo attivamente alla strategia regionale sui tamponi che si è rivelata vincente.

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Professore, questi focolai sono preoccupanti? 
«Io l’ho sempre detto e lo ripeto esiste il rischio che si riaccendano nuovi focolai, i messaggi che sminuiscono la portata del problema non sono corretti. La verità è che il virus circola, dire altro è da irresponsabili. I focolai sono la prova concreta della trasmissione del virus che continua a circolare, purtroppo la pandemia non ce la siamo messa alle spalle. Il lato positivo è che abbiamo la capacità di individuare i casi, intervenire e circoscrivere i focolai. La cosa più importante è mantenere intatta la capacità di sorveglianza attiva e passiva. Cioè andare a cercare i positivi e monitorare i contagiati, bloccando la diffusione del virus. Noi non sappiamo dove potrà scoppiare il prossimo focolaio e quindi va incrementata la capacità di coordinamento tra le istituzioni per intervenire tempestivamente».

Cosa si sente di raccomandare a cittadini e istituzioni?
«Non va ripetuto l’errore che abbiamo fatto nella settimana dal 21 al 29 febbraio. Non ci possiamo permettere il lusso di sottovalutare la situazione. I messaggi della politica e della scienza alla popolazione non devono essere incoerenti, perché incoraggiano atteggiamenti imprudenti. Gli scienziati hanno una grossa responsabilità nell’alimentare comportamenti poco virtuosi. Gli assembramenti sono rischiosi e non ce lo possiamo permettere».

Ci sono focolai a sud e a nord, c’è la stessa capacità di intervenire?
«Non farei distinzioni, ormai le regioni si sono attrezzate. Anche dove il contagio è azzerato è presto per smobilitare, bisogna continuare a monitorare con intelligenza. Perché i tamponi vanno fatti alle persone giuste, innanzitutto agli operatori sanitari, perché sono direttamente esposti al contagio, e poi in caso di focolai, a tutti i soggetti coinvolti».

Lei è d’accordo sulla possibilità di fare i test al personale scolastico?
«No, in questo momento la prevalenza è così bassa che sono soldi buttati, perché non sono soggetti a rischio. Test e tamponi vanno fatti in maniera mirata. Qualsiasi test ha una certa frequenza di errore e l’errore deve essere inferiore come probabilità alla frequenza dei positivi. Con i numeri di oggi il rischio di falsi positivi è più elevato della possibilità di trovare i positivi veri. È un fatto statistico. Quando la prevalenza è così bassa il rischio di sbagliare diventa superiore alla capacità di identificazione. Ripeto, sono soldi buttati. Capisco che sia difficile da comprendere, ma fare i tamponi deve rispondere a una strategia precisa di sanità pubblica, non a un’esigenza di propaganda».
 

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