Covid, varianti «più letali del 40%». In arrivo le prime zone rosse

Covid, varianti «più letali del 40%». In arrivo le prime zone rosse
Covid, varianti «più letali del 40%». In arrivo le prime zone rosse
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 4 Febbraio 2021, 22:41 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 12:03

ROMA In uno spicchio di Abruzzo, tra le province di Pescara e Chieti, sono già stati rilevati 107 casi (dato parziale, potrebbero essere di più) della variante inglese del coronavirus, la B.1.1.7. Sempre nel centro Italia, si attende l’esito della verifica dell’Istituto superiore di sanità di 44 tamponi, ma c’è il forte sospetto che sia presente la variante brasiliana o una con caratteristiche simili. Non si esclude che la mutazione abbia portato a una variante autoctona: la Regione Umbria vuole fare degli approfondimenti. Da giorni gli ospedali di Chieti e di Pescara hanno esaurito i posti e devono inviare i pazienti all’Aquila. Allo stesso modo, a Perugia c’è un incremento dei contagi anomalo, che non avviene nella vicina provincia di Terni.


Il caso Umbria


Per capirci, viaggiando lungo la E45, a Terni l’incidenza è di 83,1 infetti ogni centomila abitanti su base settimanale, a Perugia è 273,3.

Quasi un mistero. Questi primi dati sono stati illustrati ieri pomeriggio, nel corso della riunione del Comitato tecnico scientifico, dal presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e dal dirigente Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza. Bisogna intervenire. I membri del Cts hanno concordato e hanno chiesto di incrociare questi primi numeri con quelli del report della cabina di regia (le pagelle settimanali che determinano i colori delle Regioni) che saranno completati e analizzati oggi. Appare molto probabile l’individuazione di due zone rosse, non su base regionale, ma locale: una in provincia di Perugia, l’altra ai confini delle province di Chieti e Pescara.

C’è il timore che ciò che si sta vedendo in Abruzzo e in Umbria sia solo l’anticipazione di ciò che sta arrivando nel resto d’Italia. Intanto, l’Alto Adige dà lunedì va in lockdwon, perché c’è un incremento dei contagi. Eppure, in parallelo ci sono nel Paese anche dati contrastanti e, in parte, inspiegabili. In Veneto il presidente Luca Zaia ha parlato di un crollo dei contagi quasi misterioso. In generale, l’Rt (l’indice di trasmissione) resta ben al di sotto del livello critico di 1; dal Veneto al Lazio, anche i valori delle Regioni sono stabili se non in miglioramento.

Ma in Umbria c’è un tasso di riempimento degli ospedali ben al di sopra del 40 per cento, mentre la Fondazione Gimbe segnala che è terminato l’effetto benefico delle zone rosse e arancioni varate durante le festività natalizie: «In 9 Regioni risale l’incremento percentuale dei nuovi casi e in 5 si registra un aumento dei casi attualmente positivi per 100.000 abitanti. Segnali che invitano a tenere alta l’attenzione sulla diffusione delle nuove varianti, potenziando il sequenziamento del virus ove si rilevano incrementi anomali dei nuovi casi». Ma perché la cabina di regia non registra la stessa ripresa del contagio? Per avere dati consolidati, elabora i numeri inviati dalle Regioni riferiti a 7-10 giorni fa, quelli di Gimbe sono più recenti (ma non ufficiali).


L'allarme varianti


Problema: i tamponi rapidi non aiutano a identificare le varianti. Ribatte il professor Walter Ricciardi: «Su questo ancora non ci sono certezze». C’è un altro elemento che non deve suscitare paura, ma prudenza e vigilanza. Hans Kluge, direttore dell’Oms Europa: «Le nuove varianti del Covid preoccupano, in particolare quella sudafricana, perché il virus si trasmette più velocemente, ed i sistemi sanitari potrebbero avere più difficoltà. Ma soprattutto perché rapporti preliminari mostrano che con la mutazione sudafricana c’è il rischio di reinfettarsi».

E Rochelle Walensky, direttrice dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), agenzia federale Usa per la prevenzione delle malattie, ha detto a Msnbc: «Sembra sempre più probabile che la cosiddetta variate inglese del coronavirus, conosciuta anche come B.1.1.7, sia più mortale del ceppo originale del virus». Nel Regno Unito è stata ipotizzata una letalità più alta del 30-40 per cento.

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