Zona rossa: palestre, ristoranti e bar superdiffusori del virus. «Ma il lockdown totale non serve»

Zona rossa: palestre, ristoranti e bar superdiffusori del virus. «Ma il lockdown totale non è necessario»
Zona rossa: palestre, ristoranti e bar superdiffusori del virus. «Ma il lockdown totale non è necessario»
di Michela Allegri
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Giovedì 12 Novembre 2020, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 12:46

Chiusure mirate, nessun lockdown totale, rispetto delle distanze di sicurezza e limiti di capienza all'interno dei locali. Uno studio dei ricercatori della Northwestern University e della Stanford University, effettuato mappando gli spostamenti di 98 milioni di persone, permette di mettere a punto strategie per combattere la diffusione dei contagi da Covid, con schemi del rischio di infezione nelle diverse città. Dallo studio, pubblicato martedì sulla rivista Nature, emerge un dato: l'apertura indiscriminata di ristoranti, palestre e alberghi comporta un rischio più alto di diffusione del virus. Ma il lockdown totale non serve: sono necessari regole e schemi di comportamento.

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La ricerca statunitense

Gli studiosi americani hanno utilizzato i dati raccolti tra marzo e maggio nelle città degli Stati Uniti.

Attraverso un'app sui loro cellulari, hanno tracciato movimenti, tempi di spostamento e di permanenza nei vari luoghi, incontri, zone visitate. Poi hanno incrociato queste informazioni con i dati sul numero totale di casi negli Usa e su come il virus si diffonde. E sono riusciti a creare degli "schemi di infezione". A Chicago, per esempio, la riapertura dei ristoranti a pieno regimo genererebbe quasi 600mila nuove infezioni. Questo tipo di dati «ci mostra dove c'è vulnerabilità», ha detto Eric Topol, dello Scripps Research Translational Institute. Mentre secondo Marc Lipsitch, dell'Harvard T.H. Chan School of Public Health, questi modelli possono essere un punto di partenza per guidare le decisioni politiche sulle riaperture.

Dallo studio emerge infatti che il lockdown totale non sarebbe necessario per tenere sotto controllo la diffusione del virus. Mentre sono fondamentali l'utilizzo delle mascherine, il distanziamento sociale e i limiti di capienza all'interno di negozi, supermercati e ristoranti. Un esempio: nella ricerca, sempre facendo l'esempio di Chicago e dei ristoranti, viene sottolineato come un limite di ingressi simultanei fissato al 20%possa ridurre dell'80% le nuove infezioni previste. Gli scienziati americani suggeriscono che misure di questo tipo, mirate e studiate a seconda delle situazioni, siano molto più efficaci di chiusure indiscriminate. Senza contare i vantaggi economici. «Dobbiamo pensare a strategie per fare ripartire l'economia», ha infatti detto Jure Leskovec, uno scienziato informatico della Stanford University, autore dello studio.

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Gli scenari

I ricercatori Usa hanno testato diversi scenari di riapertura. Su un punto non ci sono dubbi: senza misure di contenimento del virus la previsione è che un terzo della popolazione venga infettato. L'obiettivo della ricerca è prevedere le traiettorie epidemiologiche, per agire in anticipo con misure mirate, e studiare l'efficacia delle misure di contenimento di volta in volta applicate, analizzando le curve di contagio. Viene fatto l'esempio di Miami: i contagi soprattutto all'interno degli hotel hanno raggiunto il picco nello stesso periodo in cui la città  era invasa da selvagge feste in spiaggia. Ma le curve si sono ridotte in modo significativo con l'entrata in vigore delle misure di blocco.

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Nello studio si evidenzia anche una disparità nelle infezioni tra i gruppi di reddito: per i gruppi a basso reddito, secondo i ricercatori, sarebbe più alto il rischio di contrarre l'infezione, perché ci sono maggiori probabilità di visitare luoghi più piccoli, più affollati e minori probabilità di ridurre gli spostamenti. Mentre da un altro studio di JPMorgan Chase & Co. emerge che il livello di spesa nei ristoranti sarebbe il più indice di previsione di nuovi contagi. Mentre nelle aree dove si spende di più nei superercati - significa che le persone preferiscono restare in casa - ci sarebbe una diffusione più lenta del virus.

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