Covid, Andreoni: «Rimbalzo dei contagi dovuto al ritorno a scuola. Il caldo aiuta ma non basta»

Covid, Andreoni (Simit): «Un rimbalzo dei contagi dovuto al ritorno a scuola Il caldo aiuta ma non basta»
Covid, Andreoni (Simit): «Un rimbalzo dei contagi dovuto al ritorno a scuola Il caldo aiuta ma non basta»
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Sabato 1 Maggio 2021, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 03:47

«Le prossime due settimane diranno la verità. Ci chiariranno se davvero siamo di fronte a una ripresa della trasmissione del virus o se semplicemente è un rallentamento della decrescita, quasi fisiologico. Ad ogni modo, serve grande senso di responsabilità e attenzione nei comportamenti da parte di tutti».
Il professor Massimo Andreoni è primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). Osserva con attenzione l'evolversi dell'epidemia, il lieve rialzo dell'Rt, l'indice di trasmissione.


Dobbiamo preoccuparci?
«Diciamo la verità, ci saremmo aspettati una decrescita più sostenuta del contagio, anche grazie al bel tempo e a una maggiore diffusione delle vaccinazioni. Ora dobbiamo capire se le graduali riaperture stiano producendo un rebound, un rimbalzo verso l'alto.

Bisogna mantenere i nervi saldi, perché piccole oscillazioni sono quasi fisiologiche in una epidemia. Magari sono determinate da singole situazioni localizzate, magari circoscritte in alcune regioni. Però qualsiasi segnale, anche il più lieve, va monitorato. Siamo in una fase molto delicata, ogni segnalazione va studiata, non possiamo certamente permetterci una quarta ondata».


Va anche detto che un rialzo dell'indice di trasmissione (o un rallentamento della decrescita) non può essere stato causato dalle riaperture del 26 aprile, sono troppo recenti.
«Non c'è dubbio. Dobbiamo sempre calcolare almeno due o tre settimane tra una determinata misura e gli effetti sul contagio. Dunque, il ritorno di molte regioni in fascia gialla non è all'origine di questi dati. Semmai, dobbiamo pensare alle riaperture delle scuole, avvenute dopo Pasqua».


Se l'unica conseguenza della ripresa delle lezioni in presenza sarà l'incremento di pochi decimi dell'Rt potremo dire che è andata meglio di quanto temessimo, c'era chi si aspettava un contraccolpo più marcato sulla diffusione del virus.
«Vero. Ma anche in questo caso è troppo presto per dire che il pericolo è passato: questa epidemia ci ha insegnato ad essere sempre molto prudenti, dobbiamo comprendere se ciò che vediamo è l'inizio di un fenomeno più grave o solo un lieve rimbalzo verso l'alto. Di certo, per ora non stiamo vedendo nulla di drammatico. Ma speravamo anche in una discesa più sostenuta dei contagi, anche grazie alla bella stagione, come detto».


Ci potrà aiutare l'innalzamento delle temperature?
«Il caldo aiuta, ma da solo non sconfigge il virus. Guardiamo a ciò che sta succedendo in India o a quello che era successo in Texas, nonostante il caldo».


Però con il bel tempo si trascorre molto più tempo all'aperto. Questo può aiutarci?
«Certamente. Il contagio al chiuso, nelle case, anche intrafamiliare, è stato una fonte di guai questo inverno. Però se all'aperto ci comportiamo in modo irresponsabile, accalcandoci senza usare le mascherine, allora il virus corre ugualmente, anche all'esterno».


La variante inglese è dominante in Italia. Ha avuto effetti drammatici sul numero dei ricoveri e dei decessi, ma abbiamo imparato che non è invincibile.
«Qualsiasi sia la variante, le precauzioni hanno sempre un effetto significativo. Poi, certo, non hai mai la prova contraria: non sappiamo quello che sarebbe accaduto senza l'arrivo della variante inglese».


Giusto fare attenzione alla diffusione anche nel nostro Paese della variante indiana, anzi delle varianti indiane?
«Ha una particolare mutazione in un punto specifico della proteina Spike, molto rilevante ai fini della sensibilità al vaccino; è simile a quella delle varianti brasiliana e sudafricana, che già avevano ridotto l'effetto del vaccino. Però resta una buona percentuale di efficacia. Facciamo bene ad arginare le varianti, a sequenziare, senza panico, perché dobbiamo limitare possibili nuove mutazioni visto che questo è un virus che cambia facilmente. Forse avremmo dovuto chiudere prima i confini a chi arriva dall'India, ma ormai abbiamo capito che con questo virus non riuscirai mai a sigillare una nazione, un modo per entrare la variante alla fine lo trova sempre».


Queste riaperture arrivano troppo presto?
«Ai fini epidemiologici è un grande azzardo. Valutazioni di tipo politico possono giustificare il rischio. Ora facciamo attenzione, per non compromettere i risultati raggiunti. Per la fortuna la vaccinazione ha cominciato a correre».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA