Coronavirus, Oms: «Pochi focolai tra i bambini nelle scuole: ecco come riaprire in sicurezza»

Coronavirus, Oms: «Pochi focolai tra i bambini nelle scuole: ecco come riaprire in sicurezza»
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Martedì 14 Luglio 2020, 11:34

«Ad oggi sono stati segnalati pochi focolai che coinvolgono bambini o scuole. E il piccolo numero di focolai, segnalati tra il personale docente e non, suggerisce che la diffusione di Covid-19 all'interno di contesti educativi potrebbe essere limitata». A sottolinearlo è l'Organizzazione mondiale della sanità, in un focus dedicato a scuole e Covid-19. Secondo gli esperti di Ginevra, «bambini e adolescenti fino a 18 anni rappresentano dall'1 al 3% delle infezioni segnalate, anche se questa fascia d'età costituisce il 29% della popolazione mondiale». «Ma se i bambini sembrano meno colpiti - spiegano - possono anche avere un numero maggiore di contatti nelle scuole. Sono in corso degli studi per valutare il rischio di infezione nei bambini e per comprendere meglio la trasmissione in questa fascia di età». Inoltre, poiché i bambini «hanno generalmente una malattia più lieve e un minor numero di sintomi, a volte i casi possono passare inosservati. È importante sottolineare che i primi dati degli studi suggeriscono che i tassi di infezione tra gli adolescenti possono essere più alti rispetto ai bambini più piccoli. E alcuni studi di modellizzazione suggeriscono che la riapertura delle scuole potrebbe avere un piccolo effetto su una più ampia trasmissione nella comunità». In ogni caso, per una riapertura in sicurezza gli esperti dell' Oms invitano a tener conto del tasso di circolazione del virus, ma anche a rispettare misure di igiene e distanziamento, adottare una ventilazione naturale dei locali evitando il ricircolo d'aria e a far sì che chi sta male resti a casa. Quanto alle mascherine, «la decisione di indossarle dipende dalla valutazione del rischio. Ad esempio, quanto è estesa Covid-19 nella comunità? La scuola può garantire una distanza fisica di almeno 1 metro? Ci sono studenti o insegnanti con problemi di salute?». 

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Le mascherine in tessuto «sono raccomandate per prevenire la trasmissione nella popolazione generale nei luoghi chiusi, in particolare laddove non è possibile effettuare il distanziamento. Ciò potrebbe includere la scuola. Possono anche aiutare a proteggere gli altri, perché chi le indossa può essere infetto prima che compaiano i sintomi della malattia», ricordano gli esperti. Inoltre «è importante che chiunque si senta male resti a casa e chiami il medico». L' Oms sta collaborando con scienziati di tutto il mondo per sviluppare protocolli che i Paesi possono utilizzare per studiare la trasmissione di Covid negli istituti scolastici, precisano da Ginevra, ricordando che «esistono già diverse azioni e requisiti che dovrebbero essere messe in atto per garantire la sicurezza dei bambini e del personale a scuola». Fra le indicazioni dell' Oms, quella relativa al ricambio dell'aria: «Se possibile, utilizzare una ventilazione pulita e naturale all'interno degli edifici, senza ricircolo d'aria. Se è necessario ricircolo d'aria, i filtri e i sistemi di condizionamento devono essere puliti regolarmente e sostituiti secondo le istruzioni del produttore. I sistemi di riscaldamento e raffreddamento dovrebbero essere ben tenuti». Attenzione poi: «I bambini più piccoli possono trovare più difficile aderire al distanziamento fisico o all'uso appropriato delle mascherine». Mentre «l'igiene delle mani e le misure di pulizia ambientale dovrebbero essere implementate per limitare l'esposizione.
E le scuole dovrebbero prendere in considerazione la formazione del personale e degli studenti». Le scuole dovrebbero applicare la politica di «stare a casa in caso di malessere», e considerare le opzioni per uno screening all'arrivo. L' Oms invita a garantire il distanziamento fisico di almeno 1 metro tra le persone nei locali della scuola e nelle aule. Ma anche variazioni nelle pause e nei momenti del pranzo, alternando gli orari di presenza e garantendo una buona ventilazione nelle aule. Le opzioni di tele-didattica e di apprendimento a distanza «dovrebbero essere adattate alla situazione». 

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