Cervello e Covid, anche la memoria ha bisogno d'aiuto

In alcuni casi il virus lascia effetti a lungo termine su diversi organi: può diventare difficile ricordare, concentrarsi e riposare tranquilli

Cervello & Covid, anche la memoria ha bisogno d'aiuto
Cervello & Covid, anche la memoria ha bisogno d'aiuto
di Giulio Maira *
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Mercoledì 22 Giugno 2022, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 13:47

Sebbene riferendoci al Covid-19 parliamo di una patologia primaria respiratoria, è oramai ben noto che il Sars-Cov-2 può aggredire anche il sistema nervoso. I primi casi di encefalite da Covid risalgono al marzo 2020 e già nel settembre del 2020 la prestigiosa rivista Nature riportava un elenco di possibili danni cerebrali correlati al virus e segnalava come il rischio aumentasse con l'aggravarsi della malattia.

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Le varianti del virus che attualmente circolano sono per fortuna meno aggressive delle precedenti. Diventano, tuttavia, sempre più numerose le segnalazioni scientifiche, legate soprattutto alle prime ondate di infezioni da Sars-Cov-2, ma anche alle attuali, del persistere, dopo la guarigione, di sequele classificate come Long Covid, le quali possono colpire, oltre al polmone e al cuore, anche il sistema nervoso.
Le cause possono essere varie: residui danni infiammatori, impatto su preesistenti condizioni di salute, conseguenze protratte della ridotta funzionalità polmonare o di fenomeni trombo-emorragici dei piccoli vasi, riattivazione di virus quiescenti.


LA NEBBIA
Uno dei sintomi riscontrati a medio-lungo termine (anche nel 70% dei pazienti) consiste in quella che viene chiamata nebbia cognitiva, una sorta di rallentamento e stanchezza mentale.

Si possono avere, con minore incidenza (18-20%), anche mal di testa, disturbi della memoria e del sonno, vertigini, disturbi psichiatrici. Inizialmente erano molto frequenti i disturbi dell'olfatto e del gusto. Studi delle Università di Cambridge e Oxford evidenziano, nei casi più gravi, cali del QI e riduzione del volume cerebrale.

 


Il Long Covid cerebrale è più rilevante nelle persone che hanno avuto una forma grave di infezione virale, con ricovero in terapia intensiva e intubazione, ma può aversi dopo forme lievi, anche senza ricovero ospedaliero. La grande maggioranza dei disturbi, anche se durano a lungo, tendono a ridursi spontaneamente. Talvolta, tuttavia, una lieve sindrome Long Covid può lasciare fastidiose sequele, con persistenza, nel 12% dei pazienti, anche a due anni. Con milioni di persone colpite dal virus, il perdurare di disturbi del sistema nervoso pone ulteriori sfide alla salute pubblica. Anche perché, mancando una certezza sulle cause, una cura specifica non esiste. Non potendo prevedere come evolverà il nostro rapporto col virus nel futuro molto prossimo, un'analisi approfondita del fenomeno Long Covid, con l'individuazione di biomarcatori specifici servirà per capire quale sia il modo più corretto di prevenirlo o curarlo.


LA VACCINAZIONE
Da medico, tuttavia, mi preme segnalare che la vaccinazione, quando prevista, può aiutare a guarire dal Long Covid, inoltre come la presenza o la comparsa di sintomi neurologici dopo un'infezione da coronavirus non deve fare escludere altre possibili patologie concomitanti. Pertanto, qualora i disturbi fossero particolarmente insistenti e duraturi, è bene rivolgersi a uno specialista ed eseguire esami più approfonditi sull'encefalo.

*Professore di Neurochirurgia Humanitas, Milano
Presidente Fondazione Atena Onlus, Roma

 

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