Roma, Funghi, dal Bambino Gesù un vademecum per mangiarli senza rischi

Roma, Funghi, dal Bambino Gesù un vademecum per mangiarli senza rischi
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Mercoledì 12 Settembre 2018, 13:38
«Non raccogliere e mangiare funghi senza il controllo di commestibilità dell’Ispettorato Micologico della Asl. Consumarne quantità moderate e evitare di proporli ai bambini in età prescolare». Sono alcune delle indicazioni contenute nel vademecum stilato dagli esperti del Centro antiveleni dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. 

Lo scopo è consentirne un consumo senza rischi per la salute. E’ questo, infatti, il periodo dell’anno in cui aumentano le segnalazioni per intossicazione o avvelenamento, a causa soprattutto dei cosiddetti “esperti fai da te”. Mangiare il fungo sbagliato, può essere molto rischioso. Perché, se è vero che la maggior parte dei casi si risolve senza danni o con sintomi irrilevanti, è altrettanto certificato che esiste un discreto numero di situazioni (39 all’anno, secondo il National Poison Data System Americano), in cui si registrano conseguenze gravi. L’ingestione di alcune delle specie come l’amanita phalloides, i Cortinarius orellanus, Gyromitra esculenta) può generare sintomi che si manifestano anche dopo molte ore (da 6 a 48), quando, cioè, il danno agli organi interni è ormai innescato. I più colpiti sono il fegato e i reni. Altri tipi di funghi possono provocare reazioni a breve latenza: disorientamento, convulsioni o gravi sintomi gastro-enterici, con possibili ripercussioni metaboliche. L’incidenza delle intossicazioni nei bambini è minore rispetto agli adulti, ma sono proprio i piccoli a correre il pericolo maggiore: il loro organismo essendo più sensibile a questo alimento, può danneggiarsi con maggiore facilità. 

In generale, la media dei casi di intossicazione è di cinque ogni centomila persone. «Una buona parte di queste non è dovuta all’ingestione in se, ma ad un uso scorretto dell’ alimento - afferma Marco Marano, responsabile del Centro Antiveleni – Spesso, infatti, i funghi vengono mangiati senza un’adeguata cottura, in cattivo stato di conservazione, in fase troppo avanzata di maturazione o in eccessiva quantità. Un fungo commestibile non deve assolutamente essere mangiato se sono presenti segni di decomposizione a causa di alcune proteine pericolose che si formano proprio durante la fase di maturazione/decomposizione».

Nel vademecum il Bambino Gesù ha inserito le 10 regole da seguire per mangiare i funghi senza correre rischi: Non raccogliere i funghi se non si è in possesso del tesserino autorizzativo; tutti i funghi raccolti, e non acquistati, vanno sottoposti al controllo di commestibilità degli Ispettorati Micologici delle Asl, disponibili in tutto il territorio nazionale; per la raccolta utilizzare contenitori idonei e aerati come i cestini. Non usare buste di plastica. E ancora: non consumare funghi raccolti lungo le strade o in luoghi che potrebbero essere contaminati (industrie, campi agricoli); non è vero che i funghi che crescono su gli alberi non sono tossici; consumare funghi in quantità moderate; cuocere i funghi sempre senza coperchio allo scopo di far evaporare le tossine termolabili; nei funghi sott’olio si può sviluppare la tossina botulinica: attenzione alla conservazione; non somministrare funghi a bambini in età prescolare, per la loro immaturità digestiva verso questi alimenti; e infine non ingerire funghi in gravidanza.

Gli stessi esperti ricordano inoltre che «la raccolta di funghi è regolata da una legge nazionale (352/1993) che prevede, tra l’altro, il limite massimo di raccolta; l’indicazione degli strumenti da utilizzare; le caratteristiche dei funghi che si possono raccogliere; le modalità di conservazione e trasporto. Dal 1 gennaio 2000, infatti, tutti i cercatori di funghi devono essere in possesso del tesserino regionale di autorizzazione alla raccolta, rilasciato dall’amministrazione competente dopo aver frequentato un apposito corso di formazione micologica». Il Centro ha un numero telefonico dedicato, lo 06 6859.3726. Nel contattarlo bisogna essere in possesso delle seguenti informazioni: età e peso del bambino; tempo intercorso dall’esposizione; nome del prodotto ingerito (in caso di farmaci tenere a portata di mano la confezione); quantità di sostanza assunta (anche approssimativa); sintomi accusati dal bambino.
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