I misteri di Pandora e i drammi d’amore

I misteri di Pandora e i drammi d’amore
di Luca BANDIRALI e Stefano CRISTANTE
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Sabato 29 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 17:39

Le due uscite di questa settimana hanno in comune l’intenzione di sfidare il racconto classico, per interpretarlo o per decostruirlo: Fabio Pia Mancini si misura con il mito di Pandora, mentre Tom King ed Elsa Charretier smontano e rimontano il meccanismo più antico del mondo, ossia l’intreccio amoroso.

Fabio Pia Mancini, “Unboxing Pandora”.

A distanza di millenni dai suoi racconti d’esordio, la mitologia funziona ancora a meraviglia. La vediamo scaturire da mille rivoli dell’industria culturale, riproposta, reinventata, raccontata con variazioni e attualizzazioni. È questo il caso di “Unboxing Pandora”, un lungo racconto dell’illustratore Fabio Pia Mancini, classe 1990, da tempo impegnato a rappresentare temi della mitologia greco-romana (Odissea ed Eneide, per esempio). Questa volta Mancini presenta uno dei grandi classici della mitologia greca, il mito (del vaso) di Pandora, 180 pagine di rivisitazione scandite da capitoli che sono nomi di vasi, da “alabastron” a “pelike” a “kantharos” (in effetti nessuno ci ha mai ragguagliato su che tipo di vaso fosse quello scoperchiato da Pandora, nonostante i Greci avessero una vera passione per questo genere di contenitore). Dita lunghe e affusolate e occhi grandi quasi come nei manga, i personaggi più importanti messi in scena da Mancini sono femminili. La protagonista è Clori, apprendista sacerdotessa di Pandora, nel racconto di Mancini divinità cui è dedicato un culto che prevede una doppia uscita al termine dell’apprendistato: per le vocazioni mistiche il servizio ad Artemide, la più saffica delle dee, per la mondanità le pulsioni di Afrodite e il matrimonio. Clori, arrabbiata e delusa dopo aver capito che il tempio funziona come un luogo di consumo (i vasi fatti dalle sacerdotesse sono venduti al gift shop del tempio), decide di scoperchiare il vaso sacro, di cui dubita. E i mali del mondo, come aveva voluto Zeus, cominciano a flagellare il pianeta. Qui hanno inizio le peregrinazioni di Clori, accompagnata da una deliziosa sfinge-gatto, immagine della pigrizia, e dai suggerimenti delle sirene (niente a che vedere con Disney: volto di donna e corpo d’uccello). L’aiuto per sopravvivere sembra venirle dalla Speranza, una giovane donna bionda dalla fame insaziabile. La Speranza mangia i mali che Clori riesce ad avvicinare. Ma siamo sicuri che i mali siano nel nostro pianeta dal momento in cui Clori ha scoperchiato l’anfora? E la Speranza: siamo certi che si possa vivere bene cullati dall’illusione che tutto andrà bene? Mancini racconta, problematizza e universalizza Pandora per lettori giovani, forse giovanissimi, ma i suoi dialoghi e i suoi disegni funambolici e cromaticamente complessi vanno benissimo anche per tutti gli altri. 

Tom King, Elsa Charretier, “Love Everlasting vol.1”.

Le strutture narrative ricorsive, in cui il protagonista è intrappolato in un segmento spazio- temporale che si ripete inesorabilmente, hanno fatto la fortuna di film (“Ricomincio da capo” di Harold Ramis) e serie tv (“Russian Doll”). Il grande sceneggiatore di fumetti Tom King ce ne offre una versione interessante e originale: la protagonista di “Love Everlasting”, infatti, non si ritrova ingabbiata nella ripetizione di una giornata, ma di una situazione sentimentale astratta che si incarna di volta in volta in tempi e luoghi (e con partner) differenti e che finisce inevitabilmente male. Facciamo qualche esempio. Joan Peterson è una ragazza di provincia che si trasferisce a New York e si innamora del suo capo; subito dopo è una ragazza di buona famiglia che perde la testa per un cantante folk squattrinato; poi ancora si ritrova contesa da più spasimanti nel selvaggio West; e ancora, come la Catherine di “Addio alle armi”, è l’infermiera che ama un militare ferito. Ogni vicenda amorosa si conclude in tragedia, perché c’è una vendetta che cerca di consumarsi ogni volta, fino a che Joan non decide di reagire, imparando dagli errori commessi: da qui in poi, “Love Everlasting” prende una svolta alla “Kill Bill”, ben esemplificata dalla magnifica copertina di questo primo volume. L’enigma, sapientemente variato, resta irrisolto anche per la protagonista, che dice al suo eterno inseguitore: “Ma allora… che senso ha? Se scappo, sono fottuta. Se rimango, sono fottuta. Se reagisco, sono fottuta. Se mi arrendo, sono fottuta”. La preziosa architettura meta-narrativa allestita da Tom King trova la migliore interpretazione grafica possibile nel contributo di Elsa Charretier, che nel character design mantiene uno stile “cartoon” in parte debitore di grandi maestri come Bruce Timm e Darwyn Cooke.

Il volume si conclude dimostrando che un cliffhanger può essere anche commovente (“Quando imparerò?”, dice Joan); non resta che attendere l’uscita del secondo blocco di avventure.

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