Ci sono un paio di balene bianche ormai leggendarie, nella politica pugliese. Il riferimento non è tanto (o solo) alla Dc, il grosso cetaceo centrista della Prima Repubblica; quanto (o soprattutto) a Moby Dick, l’imprendibile ossessione dell’omonimo romanzo. La prima balena bianca è “il partito di Michele Emiliano”: da anni evocato, sognato, temuto, brandito come un’arma tra opportunità e minaccia, il partito dei civici di sinistra-centro-destra, il movimento di tutti i pugliesi, con il Pd e contro il Pd, e poi però prontamente accantonato, dimenticato e di nuovo ripescato al bisogno perché non si sa mai, è sempre tempo per un partito e per sparigliare. Al governatore, in fondo, piace così: tenere tutti sulla corda, pronti, allenati e alleati, una carezza al variegato mondo del civismo e un piede però sempre nel Pd, partito nel quale Emiliano c’è senza esserci, dal quale va via restandoci e che critica infilando fedelissimi dove può. Insomma, il “partito del governatore” è uno spauracchio come la strega malefica per i bambini: se non vi comportate bene lì nel Pd, arriva il “partito di Emiliano” e sono guai per tutti. Fin qui ha funzionato.
L’altra balena bianca è “l’intergruppo in Consiglio regionale”, una specie di luogo dell’anima: un coordinamento operativo tra gruppi consiliari di varia estrazione, spesso centristi (ecco la balena diccì), di maggioranza ma critica, di opposizione ma costruttiva.
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