La lunga coda dei tanti problemi che ci sono stati nei vari Municipi di Roma è lo scrutinio fiume che a notte fonda non aveva ancora dato i quindici risultati ufficiali. Uno spoglio iniziato tardissimo, un caso anomalo visto che solitamente dopo qualche ora dalla chiusura dei seggi ci sono i risultati. E’ stato sempre così: stavolta no. I motivi sono da ricercare nelle beghe che i Municipi hanno dovuto affrontare in questa tornata elettorale. A cominciare dai ritardi di sabato sera di molti presidenti di seggio che hanno finito per scompensare tutti i ritmi. In diverse sezioni i presidenti erano proprio assenti. Passando per le schede e i registri sbagliati.
A Case Rosse, nel IV municipio, il seggio 2301 è stato chiuso (poi riaperto) dopo che una cinquantina di elettori avevano già infilato la scheda nell’urna.
TESTA A TESTA
Si partiva dalla elezioni 2016 che avevano colorato Roma con i colori dei Cinquestelle. Sui 14 Municipi (ad Ostia non si votava) 12 erano andati all’M5S e due al centrosinistra. Cinque anni dopo l’urna ha restituito uno scenario completamente diverso. Specchio di quello che poi sono state le comunali. La battaglia, riferiscono i dati parziali controllati alle ore 02,30, è tutta tra centrosinistra e centrodestra con l’eccezione del sesto Municipio (TorBella) dove il candidato della Raggi prova a strappare il ballottaggio. I mini-sindaci rossi sono in svantaggio sei Municipi a otto. Nei primi due Municipi (il Centro Storico), dove Calenda doveva fare la voce grossa, sono i mini sindaci del Pd ad essere in vantaggio. Una riconferma.
Bonaccorsi di 10 voti su Santonocito. Nel secondo Del Bello precede Di Tursi. Nel III Municipio Marchionne ha 4 punti in meno di della Petrella. Il quarto, quello dove l’ex Roberta Della Casa (M5S) tornava in corsa dopo le dimissioni, vede Santoro del centrodestra in vantaggio di tre lunghezze su Umberti del centrosinistra. Nel quinti è lotta punto a punto tra Rinaldi e Caliste. Al Sesto Franco (Fratelli d’Italia) è in netto vantaggio (43,7%) rispetto alla Filipponi, M5S, (21,9%) che se la lotta con Compagnone del Pd. Il settimo è pronto a tornare al centrosinistra. Nell’ottavo Ciaccheri con (45,5%) si conferma leader rispetto a Scimè (26,6%). Nel nono De Juliis (centrodestra) ha 4 lunghezze di vantaggio sul Di Salvo. Il decimo, Ostia altra roccaforte grillina, passa al centrodestra.
Nell’undicesimo testa a testa tra Lanzi (Pd) e Catalano (uno di candidati più giovani messi in campo dalla Lega). Nel dodicesimo Tomassetti del centrosinistra è in netto vantaggio (39%) su Massaro (28,6%). Negli ultimi tre, compreso il XIV ossia casa Raggi a farla da padrone è la coalizione di Enrico Michetti. Questione di pochi punti percentuali ma Giovagnorio è sopra Giuseppetti. Naso ha 2 punti in più di Della Porta e nel quindicesimo Signorini è in netto vantaggio su Torquati. Il trend dice che il centrodestra si è preso quasi tutti quelli dove aveva trionfato l’M5s.