Roma, variante sudafricana: positiva ragazza di 25 anni in zona Portuense. «Non avevo viaggiato»

Roma, variante sudafricana: positiva ragazza di 25 anni in zona Portuense. «Non avevo viaggiato»
Roma, variante sudafricana: positiva ragazza di 25 anni in zona Portuense. «Non avevo viaggiato»
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 8 Maggio 2021, 22:29 - Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 10:46

La variante sudafricana è a Roma. Il ceppo del Covid considerato più pericoloso dal Centro europeo per il controllo delle malattie è stato scoperto dagli esperti dell’Asl Roma 3. Positiva una ragazza di 25 anni, residente in zona Portuense. Ad allarmare i medici è il fatto che la giovane abbia dichiarato di non avere avuto alcun contatto con i paesi in cui la mutazione classificata come “B.1.351” è più diffusa: nessun viaggio in Sudafrica, né in Tanzania o negli altri Stati considerati a rischio. Nessuna esposizione diretta con persone contagiate dalla variante, almeno consapevolmente. «Non andavo all’estero da mesi, non so come posso essermi infettata», ha raccontato la ragazza ai sanitari del contact tracing. Il Sisp (Servizio di igiene e sanità pubblica) ha comunque attivato tutte le procedure per ricostruire la catena del contagio, con tamponi tra i familiari e i conoscenti, in particolare nella zona di residenza, tra l’XI e il XII municipio. 

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IL RAPPORTO DELL’ISS
Nel Lazio finora è in netta prevalenza la variante inglese: nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità, pubblicato il 20 aprile, su 197 test analizzati col sequenzimetro dallo Spallanzani, 157 campioni sono risultati positivi alla “variant of Concern”, la mutazione britannica codificata come B.1.1.7.

E la proporzione, nelle ultime settimane, è ulteriormente cresciuta: il ceppo inglese ormai supera l’85% dei tamponi esaminati. Al secondo posto tra le varianti più diffuse c’è la brasiliana, classificata come P.1, con 36 casi a Roma sui 197 sequenziati (il 18,3%). Ora, dopo il caso dei positivi sui voli dall’India, è stata scoperta la mutazione del Sud Africa. «Mandiamo periodicamente allo Spallanzani alcuni campioni e questa volta abbiamo individuato una giovane del nostro territorio positiva alla variante “sudafricana” - conferma la dg dell’Asl Roma 3, Marta Branca - Ancora una volta l’abnegazione e la preparazione dei nostri professionisti ha consentito di raggiungere risultati importanti per la collettività».

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I RISCHI
Tracciare le varianti non serve tanto a capire la provenienza delle mutazioni - il Covid, come tutti i virus, si trasforma di continuo - ma ad osservare la pericolosità dei vari ceppi. Secondo uno studio del Centro europeo per il controllo delle malattie, condotto in 7 paesi tra cui l’Italia, rispetto ai pazienti contagiati dal virus originario, il rischio di ricovero con la variante inglese è 1,7 volte più alto, con quella brasiliana 2,6 volte e con quella sudafricana 3,6 volte. Lo stesso rapporto ha rilevato una maggiore incidenza dei ricoveri in terapia intensiva: sarebbe 2,3 volte più frequente con il ceppo britannico, 2,2 volte con la mutazione brasiliana e 3,3 volte con la sudafricana. Ecco perché l’Asl ha intensificato le attività di tracciamento.
Non esistono ancora studi definitivi sull’efficacia dei vaccini rispetto alle varianti. Una ricerca dell’università di Tel Aviv e dell’istituto Clalit, ad aprile, ha ipotizzato che la mutazione sudafricana fosse quella più in grado di “bucare” la protezione di Pfizer: la prevalenza della variante sudafricana nelle persone vaccinate e positive, secondo le analisi israeliane, era 8 volte superiore a quella riscontrata nella popolazione non vaccinata. Notizie rassicuranti invece arrivano da Moderna: il ceo della casa farmaceutica ha dichiarato che l’antidoto è efficace sia con la variante brasiliana che con quella sudafricana.
 

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