Vaccini, la presidente dei pediatri del Lazio: «Sempre più bimbi malati, fare presto con le dosi»

Teresa Rongai: «Campagna utile, pronti a collaborare»

Vaccini, la presidente dei pediatri del Lazio: «Sempre più bimbi malati, fare presto con le dosi»
Vaccini, la presidente dei pediatri del Lazio: «Sempre più bimbi malati, fare presto con le dosi»
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 11 Novembre 2021, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 05:23

«È utile e noi pediatri ci renderemo disponibili al piano di vaccinazione dei bambini». L'ufficialità non è ancora arrivata ma sembra, anche a fronte degli studi condotti a livello internazionale, che anche in Italia e di conseguenza nel Lazio partirà la campagna di immunizzazione contro il Sars-Cov-2 nei bambini da 5 a 11 anni, coloro i quali fino ad oggi sono stati esentati dal percorso. E saranno i pediatri a giocare un ruolo strategico nella vaccinazione «anche in ragione del rapporto di fiducia che c'è con i genitori», spiega Teresa Rongai, segretaria della Fimp Lazio, la Federazione italiana medici pediatri.

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Dottoressa Rongai, partiamo dai numeri: nella nostra Regione a quanti piccoli potrà essere offerto il vaccino?
«Le Asl stanno raccogliendo i numeri ma stime alla mano la platea si compone da almeno 300 mila bambini che hanno dai 5 agli 11 anni».
La Regione sta iniziando a predisporre il piano. Naturalmente si dovrà aspettare l'ufficialità, ma voi come vi ponete di fronte a questa nuova campagna e cosa farete?
«Fin dall'inizio della pandemia i pediatri si sono mostrati disponibili a intervenire, credo che la vaccinazione sia utile e se davvero si arriverà ad un'autorizzazione daremo naturalmente il nostro contributo anche perché il target è particolare: sono bambini piccoli e ci sono le famiglie, i genitori con cui bisognerà avviare un confronto, una sensibilizzazione. Il rapporto che c'è con il pediatra è da sempre un rapporto fiduciario tra genitore e professionista».
La curva dei contagi è in risalita, lo vediamo da giorni a fronte dei numeri sui nuovi casi. Quanti bambini da 5 a 11 anni hanno contratto il Covid?
«I casi stanno aumentando anche in questa platea, in media un bambino su quattro ha contratto l'infezione da Sars-Cov-2 e si fa difficoltà un po' con le famiglie».

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Per cosa?
«Per far fare i tamponi ai piccoli. C'è un generale rilassamento, chiamiamolo così nei confronti dei test necessari per accertare o meno l'infezione. In sostanza non subito i genitori, come invece accadeva prima, con figli con la febbre, decidono di fare loro il tampone, magari fanno passare qualche giorno».
Ci sono altre infezioni che destano la vostra attenzione e preoccupazione?
«Senz'altro si sono riaffacciate tutta una serie di malattie che sotto la pandemia e ancor di più nel periodo del lockdown erano scomparse. Malattie come la mononucleosi infettiva, la sesta malattia, la cosiddetta mani-bocca-piedi che si manifesta con un esantema, il Citomegalovirus e poi ancora l'enterovirus».
A cosa è dovuta questa recrudescenza?
«Generalmente alle riaperture di cui certamente avevamo bisogno ma ad esempio soprattutto per i bambini più piccoli, pesa il ritorno ai nidi senza più le bolle e quindi senza più classi ridotte a pochi alunni.

Sono patologie che per mesi avevamo dimenticato ma che ora stanno ricomparendo e che, come sempre accade quando una malattia diventa silente, si risveglia diventando più aggressiva. Ci sono poi casi di piccoli, anche di pochi mesi, con bronchioliti che necessitano del ricovero ospedaliero».

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