Roma, profughi ucraini ospiti in hotel, è rivolta: «Ora i posti servono per i turisti»

La protesta dei gestori: "Bisogna trovare altre soluzioni, dobbiamo accogliere i turisti"

Roma, profughi ucraini ospiti in hotel, è rivolta: «Ora i posti servono per i turisti»
Roma, profughi ucraini ospiti in hotel, è rivolta: «Ora i posti servono per i turisti»
di Camilla Mozzetti
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Martedì 26 Aprile 2022, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 09:11

Appena 48 ore: tanto il tempo che è trascorso dall'invasione dell'Ucraina e l'arrivo dei primi profughi nella Capitale. Era la fine di febbraio e le persone fuggivano dalla guerra. Continuano a farlo ancora oggi, a due mesi dallo scoppio del conflitto. Molti di loro - fortunati nella sventura - hanno trovato assistenza a casa di amici, familiari e conoscenti. Molti altri, invece, sono stati accolti, giorno dopo giorno, dalla città e dalla Regione attraverso quel piano varato in Prefettura per dare aiuto ai profughi. E ad oggi se ne contano almeno 3 mila accolti primariamente dalle strutture alberghiere che si sono messe a disposizione dell'emergenza che ha portato a Roma per lo più donne e bambini, essendo gli uomini costretti alla legge marziale e impossibilitati a lasciare l'Ucraina. Proprio gli hotel, allora, almeno 40 quelli nella Capitale e in provincia sono stati trasformati in ponte temporaneo - lo definisce così la Protezione civile regionale - per dare un tetto, ristoro e assistenza a chi aveva lasciato tutto e non aveva certezza di nulla. Sistemazioni, tuttavia, con una scadenza per permettere poi agli enti territoriali e alla Questura, sotto la guida di Palazzo Valentini, di censire le difficoltà delle famiglie nel trovare una sistemazione e assorbire quelle senza scelta nella rete dei Cas, i Centri di assistenza straordinaria che da anni accolgono prioritariamente rifugiati e richiedenti asilo.

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IL SISTEMA
Il sistema era stato concepito così, a step appunto, ma per i 3 mila profughi alloggiati nelle strutture alberghiere, che necessitano di assistenza alloggiativa a lungo termine, i tempi sembrano destinati ad allungarsi anche oltre i 30 giorni (periodo previsto per l'accoglienza in hotel).

Stando ai conti della Protezione civile i profughi che dagli alberghi sono passati alla rete Cas non sono più di cento, per gli altri si stanno cercando delle soluzioni più stabili ma è difficile per una duplice ragione: la carenza di posti e la difficoltà di rinvenire nuove strutture da trasformare in Centri di assistenza straordinaria.

 


LE AGEVOLAZIONI
La Prefettura settimane fa ha elaborato un protocollo per tutti i Comuni della provincia di Roma con una serie di agevolazioni anche di natura economica al fine di rinvenire degli spazi spendibili. Dalle amministrazioni territoriali, che sarebbero sgravate anche dall'onere di molti costi, qualche risposta è arrivata ma la maggior parte dei 3 mila profughi a ieri era ancora negli hotel. «Le strutture alberghiere non si sono tirate indietro di fronte ad un'emergenza simile, non lo hanno fatto neanche con la pandemia quando proprio molte strutture sono state trasformate in Covid hotel», commenta Giuseppe Roscioli, numero uno della Federalberghi Roma. Anche alla vigilia di Pasqua quegli hotel che avevano profughi ma anche prenotazioni per le vacanze hanno potuto liberare le stanze per i turisti in ragione di altre strutture che hanno preso in carico i loro ospiti ucraini. «Ma se la situazione dovesse perdurare, bisognerà affrontare il problema: un conto è dare un supporto durante l'emergenza un conto è far diventare stabili queste sistemazioni». È difficile pensare che intere famiglie o madri con figli piccoli possano vivere ancora per chissà quanti mesi, in camere di hotel e provare al contempo a ricostruire una normalità.


I BENI
Ad entrare nella rete oltre ai Cas dovrebbero essere anche alcuni dei beni sequestrati alle organizzazioni criminali ma anche lì pare che i tempi non siano brevissimi poiché molte strutture necessitano di interventi di ristrutturazione. Poche le situazioni che si prestano ad un uso quasi immediato, tra queste c'è l'appartamento sequestrato dai carabinieri a Michele Senese: circa 80 metri quadri che a breve dovrebbero ospitare una famiglia ucraina di quattro persone.

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