Terremoto ai Castelli, dietro alle scosse un vulcano ancora attivo

Terremoto ai Castelli, dietro alle scosse un vulcano ancora attivo
Terremoto ai Castelli, dietro alle scosse un vulcano ancora attivo
di Valentina Arcovio
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Sabato 29 Agosto 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 07:04

ROMA Per essere una delle 150 scosse di terremoto con magnitudo 3 che ogni anno si verificano in Italia, quella di ieri ai Castelli Romani si è sentita diffusamente, eccome. La terra ha iniziato a tremare alle 14, tra Lariano, Rocca Priora e Velletri. Le pareti delle case di Nemi, comune al centro dei Colli Albani, hanno vibrato visibilmente. Dalla stessa Capitale sono arrivate decine di segnalazioni di cittadini che hanno avvertito il tremore e che si sono subito preoccupati.

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Per fortuna è apparso subito chiaro che non si sono verificati danni a persone o cose, come segnalato subito dopo dai Vigili del Fuoco. Secondo quanto riferito dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) l’epicentro della scossa è situato nel comune di Lariano. Dopo una prima scossa di magnitudo 3, ne sono seguite altre di intensità minore. Due, in particolare, con magnitudo 2.0 e 2.4. 

IL RISCHIO
«Sono scosse che servono a ricordarci che anche l’area dei Castelli Romani è da considerarsi a rischio sismico, come del resto lo è buona parte del nostro paese», dice il geologo Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv e professore ordinario di Geodinamica presso il Dipartimento di Scienza della Terra della Sapienza Università di Roma. Sono due le possibili origini del terremoto. «Le scosse sono avvenute propria su un vulcano che conosciamo bene e che è attivo, Colli Albani: è possibile quindi che il terremoto sia riconducibile all’attività all’interno del condotto magmatico, quel cilindro che si trova sotto un’area che attraversa Frascati, Velletri e Rocca di Papa», spiega Doglioni. Considerata la bassa magnitudo delle scosse è plausibile, secondo l’esperto, che l’origine sia quindi da attribuire ai naturali movimenti legati all’attività di un vulcano attivo. Ma c’è un’altra possibilità. «Oltre alla sismicità del vulcano laziale, ci sarebbe anche quella che deriva dalla tettonica», dice Doglioni. «Lungo la fascia che va da Frosinone a Tivoli c’è infatti una faglia sismica attiva», aggiunge.
 


Il motivo per cui, nonostante questa conformazione geologica, i terremoti in quest’area tendano a essere poco devastanti, almeno negli anni recenti, si deve alla magnitudo relativamente bassa, molto più di quella dei grandi terremoti che avvengono sull’Appennino, e anche alla profondità da cui partono. «Maggiore è la profondità, minori sono i danni che può causare», precisa Doglioni. Secondo quanto riferito dall’Ingv, le scosse si sarebbero verificate a 10,4 chilometri di profondità. Nei secoli passati, invece, la zona dei Colli Albani è stata teatro di terremoti ben più forti e devastanti rispetto a quelli registrati ieri pomeriggio. Il 26 agosto del 1806, un terremoto di magnitudo 5.5 generato dal vulcano sotto i Castelli Romani causò danni e morti tra Genzano, Rocca di Papa e Velletri.

Un secolo dopo, precisamente il 19 luglio del 1899, la terra tremò nella zona di Colli Albani con crolli parziali e lesioni, anche in monumenti importanti, come la Chiesa del Gesù, San Giovanni in Laterano, Palazzo Chigi, Palazzo Sciarra, le Mura Aureliane. Danni sono stati registrati anche in molte ville storiche, come villa Torlonia, Senni, Rasponi, Aldobrandini, Muti e il palazzo della Ruffinella. E poi tristemente famoso un altro terremoto legato all’attività del vulcano laziale, quello del 26 dicembre del 1927 di magnitudo 4.8 con conseguenze che hanno investito molti comuni, come Nemi, Genzano, Lanuvio, Ariccia, Albano Laziale e Velletri.

Cosa succederà nei prossimi giorni o addirittura nei prossimi anni nel sottosuolo dei Castelli Romani è impossibile da prevedere. «E’possibile che nei prossimi giorni registreremo qualche nuova piccola scossa di assestamento, come spesso accade e come è successo nelle ore successive alla scossa registrata di magnitudo 3», dice l’esperto. Se ci sarà o meno una scossa di magnitudo uguale o addirittura più alta rispetto alla prima di ieri non possiamo proprio saperlo e quindi neanche escluderlo. «E’ bene ricordarlo sempre: ad oggi non abbiamo gli strumenti per prevedere un terremoto, ma stiamo lavorando per arrivarci», conclude Doglioni. 

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