Sparatoria Cinecittà, a Roma la guerra tra vecchia criminalità e nuove leve della camorra

Sparatoria Cinecittà, a Roma la guerra tra vecchia criminalità e nuove leve della camorra
Sparatoria Cinecittà, a Roma la guerra tra vecchia criminalità e nuove leve della camorra
di Marco De Risi e Alessia Marani
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Martedì 2 Aprile 2019, 15:03 - Ultimo aggiornamento: 15:47

La droga, gli omicidi, le estorsioni e le rapine. C'erano una volta i napoletani della Tuscolana. Anzi, no: ci sono ancora. Perché se Mimì Domenico Pagnozzi, occhi di ghiaccio è in galera e nel 2013 è finito dietro le sbarre anche O' Pazzo, Michele Senese, il mandante romano della Nuova Famiglia, i sodali di un tempo continuano a dettare legge e a mandare avanti gli affari, tra spaccio, estorsioni e le incursioni in banca armi in pugno. Ma c'è chi scalpita per emergere e riprendersi il territorio.

La periferia Sud-Est della Capitale dall'Appio a Cinecittà, con le appendici fino ai Castelli Romani, è zona presidiata dalla malavita autoctona nata all'ombra dell'alleanza stretta tra i Casalesi vicini a Mimì o' professore (mandato in soggiorno obbligato a Roma nel 2005) e i camorristi al seguito di Senese (approdato nella Capitale negli anni 90, mandato per eliminare i cutoliani e ritenuto il grande consigliere degli equilibri mafiosi che attraversano Roma).
 


Una joint-venture capace di investire cifre da capogiro nel narcotraffico importando fiumi di cocaina sulle piazze di mezza Roma e diventata così potente nei primi anni 2000 da ipotizzare persino l'eliminazione dei Casamonica per non avere più rivali in questo spicchio di città conteso. Il patto siglato con l'uccisione di Giuseppe Carlino il boss della Marranella nemico di Senese e fatto fuori con la complicità di Mimì.

GLI EQUILIBRI
Con i boss in galera, però, la pax mafiosa è diventata molto sottile, l'aria si è fatta pesante. Anche a Cinecittà. E gli spari di ieri ai tavolini del Petit Bar di via Flavio Stilicone indirizzati ai due pregiudicati non più di primo pelo, 65 anni Mauro Gizzi, 51 Maurizio Salvucci, fanno pensare a emergenti che vogliono alzare la testa. Mauro è il cugino di Franco, 65 anni, residente a Rocca Priora. Nel 2009 i loro nomi spuntarono fuori nel corso dell'operazione Nuovo Impero del Gico della Finanza. Franco, di recente arrestato per una rapina in banca al Portuense, era a capo di un gruppo criminale dedito al narcotraffico, con base logistica nel sud pontino: l'organizzazione in affari con la Camorra, secondo gli investigatori, si riforniva di stupefacenti dal Marocco e dalla Spagna, trattando direttamente con trafficanti di quei due Paesi.

Era sempre il 2009 quando i carabinieri del Ros arrestarono 40 persone nell'operazione Orchidea della Dda, e altre 30 finirono indagate. I reati? Associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio, ricettazione e violazione della legge sulle armi. L'organizzazione aveva importato hascisc e cocaina a volontà dalla Spagna e dall'Olanda, per commercializzarle a Roma e nel Napoletano. Ruolo di spicco lo avrebbe avuto Senese. Ma subito emersero i rapporti con esponenti storici della criminalità romana, come Enrico Nicoletti, la camorra napoletana, la criminalità pugliese e uomini di Cosa Nostra: Crocifisso Rinzivillo, della famiglia di Gela, Stefano Fontana, della famiglia palermitana dell'Acquasanta, Salvatore Buccafusca, collegato al clan di Santa Maria del Gesù. Arrestato nell'operazione Camorra Capitale, per Pagnozzi, a ottobre, è stata confermata la condanna a trent'anni di galera. Arrivò in soggiorno obbligato e si prese questa parte di Roma. Adesso, in ballo c'è la spartizione militare di una grossa fetta di città, non solo al Tuscolano, ma anche a San Basilio fino alle borgate del Casilino.

IL PENTITO
Un pentito, Giuseppe Pandolfo, il killer di Serafino Cordaro boss di Tor Bella Monaca, ed ex luogotenente di Stefano Crescenzi, agli uomini della Squadra Mobile romana ammise: «C'è una sorta di Padrino, Un boss capace di esprime una vera e propria potenza criminale con duecento persone se non di più al suo seguito. La droga viene presa a Napoli o comunque da una persona potente di Roma che ha importanti legami con Napoli. Non voglio parlare di questa persona perché ho paura».

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