Scuole riaperte, nel Lazio fino a giugno il 50% sempre a casa. Ed è flop tamponi

Scuole riaperte, nel Lazio fino a giugno il 50% sempre a casa. Ed è flop tamponi
di Francesco Pacifico
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Martedì 6 Aprile 2021, 06:49 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 12:20

In Dad per tutto il periodo che resta dell'anno scolastico. Oggi si torna in zona arancione e domani, con gli ormai atavici problemi nei trasporti e per le connessioni, riaprono le scuole per 520mila alunni di Roma e provincia. Il 50 per cento dei 183mila studenti di licei e istituti tecnico-professionali sarà in didattica a distanza. E il direttore dell'ufficio scolastico regionale, Rocco Pinneri, è stato chiaro con i presidi del nostro territorio: non bisogna modificare il livello di lezioni a distanza, respingendo le richieste - poche ma non pochissimi - di alcuni dirigenti che hanno utilizzato lo stop durante la zona rossa per aumentare gli spazi. E questo livello di didattica a distanza sarà mantenuto fino a giugno.
Pinneri la scorsa settimana ha inviato una circolare nella quale spiega che bisogna mantenere il livello di Dad, ufficialmente per non creare disagi alle famiglie e agli stessi alunni che hanno malgrado tutto raggiunto un loro equilibrio. In realtà, si possono intravedere altre motivazioni. Innanzitutto quelle riguardanti al sistema dei trasporti: nell'ultima cabina di regia in Prefettura con le istituzioni che attendono all'organizzazione scolastica, le parti hanno convenuto che non ci sono più strumenti e risorse per garantire mezzi pubblici adeguati per mantenere il distanziamento ed evitare il problema dei contagi. Finora gli sforzi messi in campo non sono stati pochi: la Regione ha investito circa 15 milioni di euro e con Atac e le nuove linee con autobus turistici sono state allestite 1.500 corse in più ogni giorno. Tante, ma insufficienti a evitare code sulle banchine e assembramenti soprattutto nelle tratte verso la parte Nord di Roma e quella Est.

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I RISCHI
Poi c'è la questione dei contagi: presidi, insegnanti e famiglie continuano a ripetere che non esistono evidenze scientifiche per dimostrare che a scuola ci si ammala, mentre tutte le autorità sanitarie replicano che le classi sono un pezzo importante nella catena della diffusione del virus.

Vero o falso che sia, soltanto a inizio della settimana scorsa, al ritorno in presenza per circa la metà degli studenti è seguito l'isolamento preventivo per una cinquantina di allievi e insegnanti dopo la scoperta di alcuni casi di Covid. Senza contare poi che vanno a rilento i tamponi ai drive in da parte dei ragazzi, mentre la Regione ha dovuto riporre nel cassetto il suo piano di sottoporre le scolaresche a test salivari in maniera preventiva: questi esami danno troppi falsi positivi e richiedono un surplus di lavorazione ai laboratori, quindi meglio usarli soltanto nelle scuole dove ci sono focolai con numeri più ampi.

 


Da domani le superiori - a differenza di nidi, asili, elementari e medie - torneranno almeno per la metà degli organici a seguire le lezioni in didattica a distanza. Nei giorni scorsi alcuni presidi avevano annunciato informalmente la volontà di aumentare le ore di presenza. Qualcuno di loro aveva approfittato della pausa nella seconda metà di marzo, quando il Lazio era entrato in zona rossa con il conseguente blocco dell'attività in classe, per fare dei lavori e recuperare qualche spazio per trasformarlo in un'aula. Una decisione che avrebbe fatto piacere alle famiglie, ma che secondo Pinneri rischia in qualche modo di creare più problemi. Bisogna mantenere lo status quo: stando a un monitoraggio dell'ufficio scolastico regionale il 73 per cento delle scolaresche è in presenza per il 50 per cento delle ore, il 7,4 per il 75 per cento delle ore, il restante 19,6 degli istituti è in Dad tra il 25 e il 50 per cento. In ogni caso siamo lontani dall'obiettivo - annunciato soltanto lo scorso gennaio - di riportare in aula il 75 per cento degli alunni.
Sullo sfondo, però, ci sono alcuni problemi che difficilmente si risolveranno entro la fine dell'anno. Innanzitutto quello delle connessioni a internet veloce. Per quanto le grandi compagnie come la Tim hanno garantito giga gratis a studenti e professori, oltre il 20 per cento di loro denuncia di collegarsi su linee troppo lente. Poi, non ultimo, c'è l'aspetto didattico: stando a un sondaggio di Skuola.net 6 allievi su 10 hanno confessato che, almeno una volta, hanno risposto presente all'appello disattivando poi microfono e telecamera per fare altro, come giocare alla playstation.

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