Un medico pronto ad intervenire, in ogni scuola, e test rapidi in classe, come per l'aeroporto di Fiumicino: così la Regione Lazio si prepara ad affrontare il rientro tra i banchi. Con la riapertura degli istituti, infatti, si teme uno tsunami sanitario a cui dover fare necessariamente fronte: tornano in aula circa 800mila studenti, intorno a cui si muovono altrettante famiglie. Nessun caso sospetto potrà essere sottovalutato. E per il primo caso positivo, circoscritto all'istituto Marymount International, le misure di sicurezza messe in campo sembrano aver funzionato.
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LA PROCEDURA
Il modus operandi, nelle prossime settimane, sarà quello adottato nella scuola internazionale: al primo caso di positività si interviene prima con il tracciamento dei contatti anche tramite la scuola che dovrà fornire la massima collaborazione, poi con le interviste a tappeto e infine con gli isolamenti necessari. Ma senza creare allarmismi né chiudere necessariamente l'intero istituto. Da lì partiranno infatti le verifiche mediche. Per la scuola sulla via Cassia, inizialmente si parlava di 65 possibili contatti con l'unico caso positivo riscontrato, ma la platea in un primo momento tanto ampia è stata ridotta drasticamente. I medici hanno individuato solo 9 studenti da mettere in quarantena ed in sorveglianza sanitaria. Una riduzione effettuata ascoltando i ragazzi e tutti i contatti coinvolti, per capire quanti veramente fossero a rischio: devono essere valutati i tempi e le modalità di interazioni con il caso positivo. Tra i docenti non è al momento registrato nessun caso sospetto né a rischio.
I TEAM
Nelle 10 Asl della Regione sono stati individuati dei gruppi di medici dedicati alle scuole, con cui monitorare la situazione caso per caso, e a ciascun istituto verrà assegnato un referente medico. I camici bianchi devono essere allertati non appena alla scuola arriva la notifica di un caso di positività: il piano d'emergenza deve poter contare sui test rapidi già adottati negli aeroporti. L'unità di crisi del Lazio ne ha acquistati un milione dal Veneto e, secondo una prima stima, conta di poter effettuare 30mila esami al giorno. I camici bianchi dovranno intervenire con la Uscar, l'unità mobile con medici e infermieri a bordo, per effettuare i tamponi rapidi, che garantiscono una risposta entro 30 minuti.
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